Usurpatio – L’appropriazione politica della canzone italiana, Edizioni WI
Il termine usurpatio affonda le sue radici nel diritto
romano, dove indicava l'acquisizione della proprietà attraverso il possesso
prolungato nel tempo. Nell'ambito che ci interessa, questa antica parola latina
assume un significato più sottile ma non meno pregnante: l'appropriazione
graduale di un'opera artistica da parte di forze politiche che ne alterano il
senso originario per piegarla ai propri fini.
L'usurpazione politica della canzone d'autore non avviene mai in modo
brutale o dichiarato. Non si tratta di una conquista militare, ma piuttosto di
un processo di sedimentazione culturale che si sviluppa attraverso
stratificazioni successive di interpretazioni, utilizzi e
ricontestualizzazioni. Come l'acqua che, goccia dopo goccia, scava la roccia
più dura, così l'appropriazione politica trasforma impercettibilmente il
significato di una canzone fino a renderla irriconoscibile rispetto alle
intenzioni originarie dell'autore.
Da De André a Gaber, da Dalla a Battiato, da Battisti a Branduardi, da Bennato a Lindo Ferretti, da Rino Gaetano a Ruggeri a tanti altri: le loro parole vengono citate, decontestualizzate, svuotate. Trasformate in slogan. La complessità del pensiero ridotta a propaganda. La memoria postuma derubata. USURPATIO indaga questo meccanismo di appropriazione indebita. Come il potere si è appropriato negli anni del cantautorato per legittimarsi. Un'analisi necessaria per restituire dignità alle parole e a chi le ha scritte.
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