La società gassosa

Bauman coniò il termine "società liquida" definendo la società moderna appunto "liquida" , paragonando la struttura delle relazioni sociali ed economiche alla struttura biologica della liquidità: senza forma propria, costretta a prender la forma da attori esterni ad essa, in un susseguirsi fluido e volatile di scomposizione e ricomposizione, in continuo mutamento vacillante e incerto. Siamo nel 2021, fino ad oggi, l'analisi di Bauman aveva centrato in pieno l'essenza della società, di certo non aveva fatto i conti (come poteva) di una NUOVA organizzazione della società post-moderna. La società a distanziamento sociale. Non più società liquida (che comunque manteneva ancora un briciolo di umanità) ma una società gassosa/aeriforme, ove gli individui disumanizzati vivono come atomi distanziati e diffidenti, addestrati all'individualismo e al narcisismo estremo, paranoici, uniti solamente e soltanto in situazioni regolamentate dalle autorità, per profitto e utilitarismo.

La società gassosa o distanziata, venne predetta da un giornalista-scrittore che ci aveva visto lungo, il suo nome è George Orwell, la quale rimandiamo a una lettura doverosa sia di "1984" che de "La fattoria degli animali". La pandemia è stato il grimaldello che ha consentito l'edificazione del regime terapeutico in tempi brevi, che è l'espressione maxima della visione Orwelliana, sintetizzabile su 2 punti:

-      Controllo totale del corpo-mente umano attraverso dispositivi tecnologici-digitali coercitivi, dalla sessualità al tempo libero tutto è volutamente sotto il Grande Occhio del Grande Fratello;

-      Una popolazione indotta al cosiddetto 'bipensiero', controllo del pensiero di massa creando dissonanze cognitive attraverso i mezzi d'informazione.

Leggere Orwell oggi, sembra più un libretto d'istruzione che un romanzo per quanti riferimenti attuali sono presenti... anzi, forse il regime terapeutico è anche peggio, come si dice: 'la realtà supera sempre la fantasia'.



Geopolitica pandemica

Uno degli aspetti su cui vale la pena porre l'attenzione in relazione alla situazione odierna, è come certi quadri di riferimento geopolitico, per molti dati per assodati, siano stati messi in discussione dall'emergenza pandemica.

Lo stato di emergenza planetaria, infatti, ha suscitato una risposta corale e coordinata a cui solo pochissime voci si sono sottratte, dimostrando come la narrazione vigente sia stata condivisa oltre il blocco occidentale. Il fatto che potenze non allineate od ostili al blocco atlantico esprimessero la medesima preoccupazione, e che mettessero in campo misure di profilassi e contenimento analoghe, per molti è stata la prova della realtà del fenomeno nelle proporzioni in cui esso veniva presentato in occidente: una sorta di prova del nove oltre le evidenze delle manipolazioni mediatiche planetarie su cui ormai è difficile nutrire dubbi.

Ciò si basa a parer nostro su una singolare mancanza di immaginazione. Chiediamo: è possibile immaginare scenari alternativi che spieghino l'apparente unanimità planetaria della risposta alla pandemia? Se sì, come si può avere certezza che unanimità di risposta corrisponda a unanimità di interpretazione? E se vi fosse unanimità di interpretazione, siamo certi che realmente queste potenze godano a tutti i livelli di quell'indipendenza che si attribuisce loro? Non potremmo, ad esempio, trovarci di fronte alla possibile prova di un deep state globale?

Giusto per fare qualche esempio, non è mai pensabile a nessuna condizione che una nazione possa sacrificare una bella fetta del pil in vista di un vantaggio politico che ritiene superiore? O che una nazione già circondata da ostilità e pregiudizio operi certe scelte preventive in vista dal rendersi inattaccabile a critiche che inevitabilmente le pioverebbero contro dalla comunità internazionale? Oppure che, non avendo chiaro le intenzioni per cui sarebbe stata costruito lo stato di emergenza pandemico, abbia deciso di prendere tempo adeguandosi al modello internazionale in attesa di avere un quadro preciso di finalità e sviluppi?



Gerarchie e "complotti"

" Ma è possibile che tutti siano d'accordo?", " Tutti i medici non dicono la verità?", " Tutto il mondo è coinvolto, se fosse una farsa come coinvolgere l'intero pianeta?", " A chi conviene questa situazione, chi ne trae vantaggio?".

Quante volte sentiamo queste domande. Quante volte i più accaniti sostenitori del casualismo ci dicono ciò. Non si comprende però una realtà di fatto. Si fa parte di un meccanismo a più livelli: c'è chi progetta, chi si è immedesimato organicamente, chi ne trae vantaggio economico, chi in termini di potere e prestigio, chi perché da un nuovo scopo alla sua esistenza, chi per inerzia, chi per ricatto, chi per lavoro, chi perché non gli cambia nulla, chi è moderato e vuole la sicurezza, chi per paura. Così funziona, così un meccanismo regge, non solo con gli architetti del piano. Una catena di montaggio funziona con tutti i suoi componenti, nei diversi ruoli che ricoprono. E così va avanti da sola. 

Possiamo produrre un esempio banale.

In una azienda vi è chi è ai vertici della catena di comando, detenendo il quadro d'insieme e stabilendo gli obbiettivi da raggiungere. Vi è chi è subordinato a chi comanda e non detiene la visione d'insieme, ma solo obbiettivi parziali da raggiungere e da esibire alla direzione generale. Vi è poi chi è chiamato non a decidere ma ad eseguire gli ordini da una posizione di prestigio, il quale è interessato a mantenere i propri privilegi ed è pertanto obbligato a condividere obbiettivi e visioni che assecondano la mission della propria organizzazione. Vi è poi chi esegue e non chiede, interessato esclusivamente a non essere espulso dall'organizzazione per continuare a preservare i vantaggi che derivano dal farne parte. Vi è anche chi crede ciecamente nella propria azienda pensando che chi gli dà sostentamento e sicurezza non possa ingannarlo, allo stesso modo di chi sa di essere ingannato, ma per preservare sostentamento e sicurezza finge di credere che i fini e i valori dell'azienda per cui lavora siano esattamente quelli che gli vengono propinati.

Come si vede, è possibile immaginare vari gradi e forme di adesione più o meno consapevoli e più o meno condivisi a un disegno d'insieme il cui significato è detenuto in realtà da gruppi esigui, che sfruttano a seconda delle contingenze e in modo differenziato interessi individuali, propensioni ideologiche e servilismi di sorta. Ciò che viene chiamato "complotto", in realtà, è immaginabile come qualcosa di molto complesso e stratificato, le cui logiche e dinamiche, però, sono in fondo estremamente banali e quotidiane, e pertanto perfettamente pensabili.

 



Pornografia e atomizzazione sociale

La pornografia è un prodotto mediatico di massa che si è prestato, soprattutto nell'ultimo ventennio, a veicolare un immaginario sessuale fortemente stereotipato, nonchè modelli di costume favorevoli a una certa visione moderna della società, informata al disimpegno e all'edonismo coltivati per se stessi e consumati nel puro istante del piacere.
Siamo lontani dall'epoca in cui il porno era un fenomeno di trasgressione e rottura, coltivato spesso come una forma di rivendicazione sociale: oggi l'industria del porno è sostenuta dal capitale e dai poteri forti, e non sorprende si unisca coralmente nel presente momento alla narrazione vigente, coltivando un immaginario fatto di mascherine chirurgiche e guanti in lattice, di quarantene pruriginose e improbabili e fantasiosi rapporti strappati alla segregazione.
Non fatevi ingannare: il luogo principale in cui si consuma materiale pornografico è appunto la solitudine; quella medesima solitudine a cui ci vorrebbero condannare per sempre. 

Pornografia e atomizzazione sociale sono solidali in un mondo in cui l'eros autentico scompare, e dilaga una desolante e igienica virtualità autoerotica.