Cancellare gli "intellettuali" miopi

Avrete letto le ultime misure del governo Draghi. Abbiamo, tra le altre cose, l’introduzione dei passaporti vaccinali per salire sul tram sotto casa (neanche i complottisti più sfrenati erano arrivati a predire questi scenari).

Stupiti? Non si può esserlo.

A Marzo 2020 era già tutto chiarissimo, ricordate quelli che cercavano i virus nell'asfalto? Quelli che mascheravano i bambini alle elementari facendo i balletti con i gomiti? Quelli che inseguivano il vecchietto che comprava il pane ad un metro dal proprio comune? Quelli che accerchiavano con gli elicotteri un uomo che passeggiava da solo in spiaggia? E i banchi a rotelle? I plexiglass tra un ombrellone e l’altro? Potremmo scriverne di ogni, mostrando una umanità totalmente allo sbando in piena dissonanza cognitiva indotta dal potere. Deliri su deliri accompagnati da slogan come "nulla sarà come prima", "avanti con la nuova normalità".

Era doveroso, perlomeno da parte degli "intellettuali", comprendere immediatamente che quanto stava accadendo aveva fini non dichiarati e non era una mera questione sanitaria. Non ci sono scusanti per non aver denunciato lo scenario globale. Indi per cui, tutti quei pensatori, artisti, insegnanti, filosofi, sociologi, psicologi ed intellettuali di vario genere, e potremo farne una lista molto lunga (alcuni hanno cambiato idea solo successivamente), che non hanno capito SUBITO quanto stava accadendo, hanno perso qualsiasi credibilità.

Bisognerebbe anche liberarsi dei loro testi passati; d’altronde cosa possono insegnare costoro? Questa era la prova del nove. Hanno dimostrato di non saper leggere la realtà, di non conoscere le basi della manipolazione, della propaganda, di come agisce il potere in epoca postmoderna. Non hanno altresì analizzato seriamente i processi che hanno reso possibile tale deriva.

Di fronte ad una situazione nitida sin dal primo giorno, hanno avallato una narrazione demenziale, dimostrandosi incapaci di leggere il reale. E badiamo bene che dentro il calderone ci sono finiti tantissimi personaggi di livello, che si occupano da una vita di certi argomenti. Pensate ad esempio a Chomsky, fine linguista ed esperto di comunicazione, diventato oggi un sostenitore dei lockdown. Pensate al coreano Byung Chul Han, filosofo analista dei nostri tempi, ridotto ad essere un "covidiota" qualsiasi, o allo psicologo nostrano Recalcati ormai in preda a interpretazioni fantasiose ed ipocondriache del reale.

Ma ce ne sono tantissimi altri che ci hanno lasciato basiti per la loro miopia.

Bisognerebbe togliere definitivamente lo status di “intellettuale” a tutti coloro che non hanno saputo leggere correttamente la "pandemia" da una prospettiva ampia, critica e multidisciplinare. I loro testi passati? Evidentemente erano solo fisime, blande intuizioni ed intellettualismo fine a se stesso.

Un Foucault, un Illich o uno Junger non si sarebbero certamente accodati ad una narrazione simile, ne siamo certi.



L'utilità del green pass

No, non è vero che il green pass è un fallimento. In realtà, il lasciapassare verde funziona benissimo. È incredibilmente efficiente nel seminare odio e confusione, nel trasformare diritti in concessioni, nel porre le basi per un sistema di crediti sociali destinato a sconvolgere in maniera irreversibile la tradizione giuridica occidentale. È perfettamente idoneo a ghettizzare, pregiudicare la sopravvivenza, isolare, criminalizzare una parte considerevole di onesti cittadini che si muovono nell'alveo della legalità, rei di non essersi piegati dinnanzi ad un abominio morale e costituzionale. A costringere il popolo a continue iniezioni, pena la sua revoca. No, non è vero che il green pass è uno strumento fallace. De facto, è particolarmente rispondente ai fini per cui è stato posto in essere: minare il principio di legalità, quello dell'habeas corpus e della certezza del diritto, ristrutturare la società attraverso regole comportamentali e rimodulazioni di abitudini, edificare nuovi paradigmi economici mediante la mortificazione della piccola e media impresa, sdoganare e legittimare la pretesa punitiva dello Stato nei confronti del "dissidente", del disobbediente. No, non è vero che il lasciapassare verde non funziona. Purtroppo, ahi noi, è un meccanismo oramai oleato e sorprendentemente efficiente. Utilissimo, nostro malgrado, a chi ha deciso, fin dal primo giorno, che nulla sarebbe stato più come prima. Con buona pace di chi si ostina, imperterrito, ad analizzare lo scellerato provvedimento soltanto da un punto di vista sanitario.

Cui prodest scelus, is fecit.




L’accompagnamento verso il nuovo ordine

Lo scarso funzionamento della vaccinazione di massa, si pensi ai quattro mesi di immunità da difendere con ripetute iniezioni, alle quarantene imposte, alle mascherine, all'inevitabilità del contagio, è funzionale al processo in corso? Può essere utile, suo malgrado, a distruggere e ricostruire un intero ordine sociale?

D’altronde se la vaccinazione funzionasse, ci si dovrebbe fermare e ristabilire il 'vecchio mondo' pre-2020. Il progetto ha invece bisogno di un tempo, che non può 'spegnersi' nel giro di un anno e mezzo. Si può quindi ragionare, sulla necessità - s'intenda: necessità narrativa -, che la vaccinazione non dovesse funzionare, e capire come il vaccino dovesse essere sperimentale, proprio per non permettere un giudizio definitivo sul suo funzionamento, ovvero la sua durata, i suoi effetti, la sua protezione.

La menzogna - il ribaltamento continuo – può essere assolutamente funzionale al processo di 'instradamento', e del resto la scienza - ce lo dicono loro stessi - è dubbio, ricerca, analisi dei dati. La loro forza, è proprio nelle contraddizioni, nei cambiamenti di opinione, che 'seguono' il siero, lo studio - dinamico - dei suoi effetti. Il numero di dosi, segue quindi le tappe del processo in corso. L'immunità magari arriverà alla fine del processo, quando il nuovo ordine mondiale avrà completamente demolito il vecchio mondo e si sarà dato un proprio assetto, stabile e ben riconoscibile. Anche il distanziamento sociale, oggi 'normato' secondo la buona volontà di ciascuno, in realtà si potrà realizzare quando diventerà 'assetto', ovvero quando potrà essere imposto dalle nuove circostanze sociali, ovvero dalla tecnologia da remoto, che frammenterà in tanti 'punti' interconnessi, equidistanti, fissi nello spazio, l'umanità intera.  Le regole del nuovo ordine, potranno essere nella stessa costruzione tecnologica del mondo. Non si dovrà più, né emanarle, né rispettarle. Si dovrà semplicemente vivere la nuova normalità.

L'espediente della 'vaccinazione che non funziona', deve ritenersi quindi strategico, per condurci - attraverso un impianto narrativo costruito fin dall'inizio -, verso il nuovo ordine, attraverso un processo di 'distruzione-costruzione' che verrà scandito, temporalmente, dal numero delle dosi.

Siamo all'interno di un racconto. Nulla di quanto sta accadendo ha senso, se non per i 'loro' progetti. All'uomo viene chiesto solo di seguire la corrente, in un progetto di distruzione-ricostruzione.

La persecuzione del 'non vaccinato' dà quindi ragione al non funzionamento della vaccinazione, è figura necessaria al processo in corso, che ha bisogno, in quanto tale, di non concludersi, di durare il tempo della distruzione-costruzione, affinché gli uomini possano essere accompagnati, mano nella mano, siringa dopo siringa, verso il nuovo ordine.


Dieci anni di Weltanschauung Italia (2011-2021). Silloge di pensiero altro

Sono trascorsi dieci anni dall'inizio di quell'esperienza di pensiero chiamata Weltanschauung Italia. Un laboratorio virtuale che ogni giorno sviluppa riflessioni, indicazioni e proposte in vista dell'esercizio del pensiero critico, o di quello che noi chiamiamo diversamente pensiero altro. Percorsi che alternano meditazione e provocazione, analisi e polemica, cronaca ed ermeneutica, senza la pretesa di esaurire la complessità del reale in schemi o ideologie, ma semmai di far emergere tutta la problematicità di un interrogare genuinamente indipendente.

Abbiamo deciso di celebrare questa decade con un'antologia che raccoglie una scelta di contributi di varia natura, pubblicati negli anni su canali diversi e in occasioni disparate. L'intento è consegnare al lettore non solo una sintesi della visione che Weltanschauung Italia esprime e propone, ma anche restituire la forma in cui l'esercizio del pensiero è coltivato nel nostro laboratorio.

"Dieci anni di Weltanschauung Italia (2011-2021). Silloge di pensiero altro".

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Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato all'iniziativa e hanno dato il loro contributo alla causa comune.
Un sentito grazie a chi lo leggerà.



Dallo stato di emergenza alla nuova normalità

Tra fine dello stato d'emergenza e nuova normalità non ci sarà alcuna differenza. Si tratterà solo di rendere permanente, ovvero senza scadenze, l'emergenza. 

Sarà un trionfo: l'umanità si stringerà attorno alla comunità scientifica, perché avrà sconfitto la 'letalità' del virus, grazie alla vaccinazione. Avremo la garanzia di poter vivere, senza temere. Purché seguiamo la nuova organizzazione sociale, ovvero richiami vaccinali periodici, uso delle mascherine in determinati tempi e luoghi, impiego massiccio della tecnologia da remoto, sostenibilità, cambiamento del modo di vivere. E green pass, ovviamente, che perderà il suo carattere coercitivo - 'emergenziale' -, diventando un documento di sicurezza personale e collettiva, in realtà garantendo - sotto le mentite spoglie della 'nuova normalità' - l'obbligatorietà vaccinale. Perché va da sé, che se il green pass varrà dappertutto, e sarà soggetto a scadenza, potresti trovarti in qualsiasi momento tagliato fuori da tutto. Ma questo non accadrà mai. Proprio in considerazione della nuova normalità raggiunta, che renderà tutto 'naturale' e 'ordinario', parte necessaria dell'ordinamento sociale. D'altronde nessuno oggi rifiuterebbe il rilascio della carta d'identità o del tesserino sanitario per poter accedere ai servizi 'offerti' alla collettività. Se il green pass servirà al cittadino ad attestare lo stato vaccinale, nei luoghi di lavoro e a scuola non sarà più necessario, perché detto status sarà conosciuto e periodicamente verificato. Modifiche al testo unico della sicurezza sul lavoro, definiranno nello specifico le nuove procedure di controllo. 

Dunque che lo stato di emergenza possa cessare domani, o tra due anni, non farà alcuna differenza. Le parti conosciute finora, verranno riorganizzate in un nuovo insieme, che definirà la nuova normalità.

La cosa più divertente, è che verrà detto 'ne siamo usciti', quando invece ci saremo pienamente entrati.



La nuova normalità

Nella nuova normalità siamo tutti malati, anche se sani.

Nella nuova normalità l'interesse collettivo annichilisce il singolo e le sue libertà fondamentali, sotto il prorompente vessillo della salute pubblica, unico bene da tutelare ad ogni costo e con ogni mezzo.

Nella nuova normalità non è contemplato il dissenso, non è consentito il dibattito, non esiste più vissuto ed esperienza, non è lecito porsi domande sullo sconvolgimento circostante, sul profondo mutamento in atto.

Nella nuova normalità si vive distanziati, mascherati, sotto la costante minaccia di chiusure e restrizioni anche se tutta la popolazione fosse "immunizzata", con un quadro normativo cangiante , sempre più stringente ed in perenne evoluzione.

Nella nuova normalità la tua carne, i tuoi nervi, il tuo intelletto, il tuo libero arbitrio vengono compressi e digitalizzati, riducendosi miseramente a QR code, espressione della cessione del tuo corpo alla "scienza" ed allo Stato.

Nella nuova normalità la vita è subordinata ad un lasciapassare totalitario rilasciato attraverso l'inoculazione di farmaci.

D'altronde ce lo avevano detto nel lontano febbraio 2020 che nulla sarebbe stato più come prima. D'altronde se la sono cavata semplicemente con un "andrà tutto bene".



La tolleranza e il rinoceronte di Ionesco

" Sono l'ultimo uomo e lo resterò fino alla fine! Io non mi arrendo, non mi arrendo!" (E. Ionesco)

Tolleranza. Bella parola di cui riempirsi la bocca. Bel concetto per farcire vuoti propositi, rinfrescare vecchi ragionamenti, adornare sillogismi fatui ed oramai privi di propulsione vitale. Ammuffiti, come chi se ne fa portatore. Inconsistenti, come le fondamenta su cui poggia ogni facile cliché.

Tolleranza. In nome della quale le masse hanno manifestato in ogni piazza, facendosi difensori di qualsivoglia causa alla moda, portata in auge e volgarmente sponsorizzata dai salotti buoni dei retorici parrucconi di palazzo.

Nel 2021 invece, odiano. Predicano repressione. Disprezzano quella che non esitano a definire una sparuta ed incivile minoranza. Vogliono soffocarla, farla tacere.

Negli anni avevano falsamente difeso i lavoratori per poi, oggi, veder morire di fame il loro vicino di casa che non si adeguava ai diktat governativi.

Avevano espresso il loro pubblico sdegno sulle leggi "ad personam" di un famoso leader del centrodestra, per poi tacere dinnanzi allo stupro perpetrato ai danni dei diritti dell'uomo.

Parlavano a vanvera di libertà, ma poi hanno goduto delle repressioni nei confronti di chi legittimamente la invocava.

Avevano bramato l'abolizione dei confini, per poi finire ad avallare un lasciapassare totalitario.

Siamo veramente immersi, nostro malgrado, nel teatro dell'assurdo. Dove il predicatore di ideologie preconfezionate ed a buon mercato subisce la metamorfosi involutiva in perfetto soldato di regime, schiumando di rabbia dinnanzi a chi osa dubitare e dissentire. Dove "Il rinoceronte" di Ionesco distrugge, con la sua innata foga, il pensiero critico sostituendolo, con il conformismo e la cieca adesione alla narrazione dominante, trasformandosi in ciò di cui originariamente provava scandalo.

In un mondo di "rinoceronti", restare umani è la vera sfida, l'arduo compito che siamo chiamati ad assolvere.




La costruzione del '”novax”

In apparenza sembra si stiano esercitando due forme di violenza. Una sui non vaccinati, che consiste nella riduzione all'invisibilità sociale, all'annichilimento psicologico, alla demolizione dei diritti. Un'altra, sui vaccinati, che consiste nella somministrazione ravvicinata, asfissiante, ossessiva, coattiva, di dosi, motivata dall'idea di un'immunità a tempo, precaria e mai costante.

Al nuovo ordine, in realtà, interessa solo la seconda. Solo apparentemente, persegue e demonizza i non vaccinati, ma lo fa unicamente per poter perseguitare i vaccinati. Additando il "novax", tiene in trappola il “provax”. Più esclude il primo, più sottomette il secondo, e lo costringe alle dosi plurime. Al nuovo ordine interessano solo i vaccinati, e usa i non vaccinati per poter accanirsi coi primi. Per costringerli a dosi continue, danneggiarli, ed aprirli alla tecnomedicina.

La costruzione dei "novax" è tanto fittizia quanto essenziale al nuovo ordine, che ha di mira unicamente il vaccinato, ovvero 'colui che deve essere sottoposto a siringaggio permanente'. Il nuovo ordine le sue riserve di odio, non le indirizza, se non mediaticamente, verso i non vaccinati, ma soltanto, e unicamente, verso i siringati, coi costanti richiami negli hub vaccinali, le quarantene, gli effetti avversi, le mascherine, la sorveglianza sanitaria speciale di pubblica sicurezza. Ogni decreto che comprime le libertà dei non vaccinati, è in realtà un decreto che sancisce le nuove misure cautelari dei vaccinati, e le restrizioni dei primi, diventano gli obblighi dei secondi.

Per il nuovo ordine, i non vaccinati sono solo una 'funzione', non esistono se non 'per' dare contenuto all'unico vero obiettivo che sono i corpi dei siringati. L'obbligo delle mascherine, è solo per loro, e non è un caso che ad indossarle all'aperto, siano soltanto loro. Non è un caso che, col 90% di vaccinati, siano ancora obbligatorie in tutti i luoghi chiusi. Al nuovo ordine, dei "novax", non interessa assolutamente nulla. Li usa soltanto per i suoi scopi.

Il corpo intonso, non siringato, non esiste, finché non sarà siringato. Per questo, i "novax" non esistono, non sono più persone, non hanno più diritti. Non già perché qualcun altro li abbia, ma perché non si mettono sotto il giogo del green pass, che serve a punturare all'infinito. Se il non vaccinato è 'cosa', il vaccinato è 'corpo bucato'. Al primo vengono tolti i diritti, al secondo vengono ridati ma soltanto come premio, in cambio della fustigazione fisica, dell'obbedienza alla siringa, del corpo marchiato a QR Code. Come pura ricompensa, al pari dell'animale da circo che compie il numero richiesto prima di tornare in gabbia.

La dichiarazione di morte al non vaccinato, è dichiarazione di morte al suo corpo intatto ed inviolato. Ma tale dichiarazione 'agisce', cioè coglie il suo fine - la 'morte' - solo nei confronti dei vaccinati, perché l'annientamento 'sociale' dei primi, è meramente funzionale alla persecuzione fisica dei secondi.

Non c'è discriminazione, ingiustizia, privazione di diritti. C'è soltanto fame tecnologica e cannibalismo sanitario, siamo al di fuori dei tradizionali schemi giuridici persona-libertà-coscienza. Per stringere nella morsa i corpi, per far procedere tutti, nella stessa direzione, bisogna volgere lo sguardo sugli altri, far finta che l' odio vada verso di loro, che è da loro che bisogna proteggersi e salvarsi.




La privazione della dignità

Dignità: "Condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso".

Privazione dell'amor proprio, mortificazione dell'essere umano, totale annientamento della volontà e dell'autodeterminazione: questi sono oggi i sintomi più gravi, più diffusi.

Il fenomeno a cui ci troviamo ad assistere è proprio questo. Una “malattia” che travalica i confini medico sanitari e divora tutto. Un'emergenza che investe ogni aspetto dell'esistenza umana, uccidendo senza pietà lavoro, affetti, rapporti umani. Padri senza possibilità di sfamare i propri figli, giovani a cui è negata la gioventù, bambini dall'infanzia mutilata intrappolati nella "sicurezza" imposta dal sistema.

Il potere oggi vuole azzerare di fatto la "dignità", creando una massa informe e senza volto livellata inevitabilmente verso il basso, rannicchiata, priva di fiducia in sé stessa, passiva dinanzi all'impetuoso scorrere dell'esistenza. Sta qui il vero contagio, il nemico invisibile da combattere.

La vera lotta oggi è quella per riconquistare il rispetto perduto, per noi stessi, per i nostri figli, per amor di verità e di vita. Un uomo privato della sua dignità non è più un uomo.




Italia 2055: un racconto

Italia, 2055. Un timido sole fa capolino tra le nubi sparse di una mattina d'inverno, penetrando debolmente tra le tende e le tapparelle semichiuse delle finestre, illuminando a malapena il freddo monolocale statale che ti è stato assegnato. Sono le 7. Il calore delle coperte, il silenzio, la città ancora in dormiveglia, consentono alle tue membra stanche di riposare ancora un po'. Apri a malapena gli occhi, ancora intorpiditi dal sonno. Sembri uscito da un lungo letargo, eppure sono passate appena sei ore da quando ti sei coricato. Di solito non sogni, eppure stavolta è accaduto. Ricordi ogni dettaglio: la spiaggia sulla quale correvi a piedi nudi, una ragazza che ti invitava ad andare con lei, verso il mare, l'acqua cristallina, il cielo terso, la brezza che sfiorava il tuo viso, finalmente libero di respirare aria pura e rigenerante, scevro da ogni mascherina. Ti scuoti. Il suono della sveglia frantuma l'idillio. Il contatto dei tuoi piedi col pavimento gelato ti riconnette alla realtà. Ti lavi. L'acqua è ancora fredda, per quella calda dovrai aspettare il turno serale. Ti vesti velocemente, anche se oggi non devi lavorare. Dovrai sostenere il colloquio per riacquisire il credito necessario per varcare i confini regionali. Non vedi tua madre da un mese. Non puoi fallire, ti manca terribilmente. La leggerezza del monopattino ti è costata cara. Decidi di prendere la metro. La fila di individui col volto coperto è interminabile. I controllori scansionano tutti i chip sottocutanei dei passeggeri. Per salire a bordo devi aver completato il ciclo di vaccinazioni imposto dal ministero della salute. È il tuo turno. Il tizio si avvicina e ti scansiona. È tutto ok, l'abbonamento è stato riconosciuto, sei in regola. La tua temperatura corporea è di 36.8, poco al di sotto la soglia consentita per viaggiare. Tiri un sospiro di sollievo. Puoi salire. La marea mascherata è ammassata. Sguardi bassi, occhi puntati sullo smartphone. Lo spazio vitale è limitatissimo. Ti manca il respiro, vorresti urlare. Fortunatamente, manca poco alla tua fermata. Scendi di fretta senza fiato, sgomitando tra la folla. Sali col cuore in gola le scale che conducono verso l'uscita. L'ufficio per la "riabilitazione sociale e recupero crediti pass" è situato la terzo piano di un mega edificio di periferia, proprio accanto alla struttura adibita alla vaccinazione semestrale di massa. Dai un'occhiata veloce alla coda per l'iniezione. Il rumore meccanico del braccio robotico adibito all'inoculazione ancora sibila, dall'ultima volta, nelle tue orecchie. Dopo i controlli, entri in una piccola stanza adibita all'esame. Attendi il tuo turno, siete in tre. Tu, fortunatamente, sei il primo. L'esaminatore è un uomo di mezza età, dagli occhi piccoli, minuto, vestito di nero, dallo sguardo tagliente ed il naso aquilino mal celato dalla mascherina. Avvicini il polso allo scanner. La tua situazione completa, finanziaria, giudiziaria, lavorativa appare sullo schermo del burocrate. Ti sembra quasi di scorgere numeri e codici riflessi tra le sue pupille, che si muovono veloci e scattose, illuminate dalla luce squarciante del terminale. " Tasse: ok. Nessuna contravvenzione. Nessun ritardo nei pagamenti. Affitto: ok. Ciclo vaccinale: completo. Nessuna denuncia per opinioni avverse al governo. Fedina penale pulita. Nessuna multa nell'ultimo mese. Nessun ritardo al lavoro. Lei è riabilitato, può essere riammesso in società. Il suo lasciapassare è di nuovo funzionante al 100%. Può andare." Sei sollevato, non vedi l'ora di avvisare tua madre. Dopo un mese, anche se con le limitazioni imposte dalle ferree norme anticontagio, potrai rivederla. Le vostre mani si stamperanno sul vetro divisorio, le vostre anime si toccheranno, anche se i vostri corpi non si sfioreranno. Esci ansioso dall'edificio, estraendo con gioia il tuo dispositivo telefonico dalla tasca della giacca. La chiami.

" Mamma, domenica potrò venire a trovarti finalmente! Sono riabilitato, è tutto risolto" Una lacrima le scende sul volto, incanalandosi veloce tra le rughe delle guance segnate dall'età e dal tempo. Le riaffiorano i ricordi di gioventù....l'ultimo Natale libero, il maledetto virus, suo padre che si opponeva, manifestando con vigore, al regime del terrore che si stava instaurando. Pensa a te, che hai conosciuto solo questo sistema, questo mondo, questa vita. Al fatto che la situazione attuale è solo il frutto della miopia e dell'inerzia del passato. A quest'universo di paura e distanze che la circonda. " Mamma ci sei?" " Si ci sono". La sua voce è rotta dal pianto, che a stento riesce a trattenere. Le sue mani, tremanti, a malapena riescono a tenere lo smartphone che quasi oscilla tra le sue dita magre. " Non vedo l'ora di rivederti amore mio...domenica sarà una splendida giornata."



Nichilismo generazionale

Se si pensa ai modelli di gioventù militante che negli ultimi anni il mainstream ci ha proposto - a base di dreadlocks e impermeabili gialli, con variazioni nostrane sott'olio – ci si rende conto della grande parodia che essi rappresentano. Esibiti come ribelli e romantici paladini dell'anti-sistema, altro non erano (e non sono) che una tautologia del lecito, una banale ripetizione del discorso condiviso  con piglio irriverente. In pratica, null'altro che la fiera ammissione della piena adesione agli imperativi dell'epoca, siano essi l'immigrazionismo spinto o l'inclusività ad ogni costo, l'ecologismo green o il globalismo oltranzista. Ribellarsi alla ribellione pare essere, in sintesi, l'unico adagio di queste generazioni adagiate.

Eppure, nel nostro immaginario permane l'idea che la giovinezza sia l'età di un'irrequietezza indomita, di un'insaziabile sete di vita, di una generosa disponibilità a possibilità estreme. L'epoca in cui si suole osare come in nessun'altra, per incoscienza forse, o ingenuità, o perché non ancora condizionati dalla mediocrità dilagante. Un'età di assoluti, e pertanto di ideali; un'epoca di sogni e utopie. Un'età che, la storia insegna, può essere capitalizzata in vista del cambiamento, della rivoluzione, della svolta - mai del conservatorismo, semmai della reazione - perché la stella del nuovo, qualsiasi nuovo, la guida e la informa. Dov'è finita questa gioventù? In quale autorappresentazione si è spenta?

Se, come scrive Nietzsche, il nichilismo è lo svalutarsi di tutti i valori, crediamo non sia azzardato affermare di trovarci di fronte a una forma di nichilismo generazionale che non ha precedenti. A differenza di alcuni movimenti giovanili del secolo scorso, descritti come nichilisti, ma che in realtà affermavano il nulla per rivendicare l'essere, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso. Un nichilismo senza rancore, senza pathos, a carattere non episodico ma diffuso, inconsapevole e non meditato, che non chiede redenzione o riscatto, ma solo un divano su cui consumarsi. Se il sale perde il suo sapore, anche le lacrime non sono che acqua.



Prima vennero...ma io...

Prima vennero... ma io...

Prima vennero a cercare chi dubitava sulla veridicità delle narrative delle guerre mondiali, ma io non dissi niente perché credevo alla versione dei "liberatori".

Poi vennero a cercare chi criticava Israele e le sue politiche, ma io non dissi niente perché non era un problema mio e magari ero pure moderatamente sionista.

Poi vennero a cercare chi era "neofascista", ma io non dissi niente perché ero "comunista" o liberale o "demo-cristiano".

Poi vennero a cercare chi era "comunista", ma io non dissi niente perché ero "fascista" o liberale o "demo-cristiano".

Poi vennero a cercare chi dubitava di ogni versione ufficiale degli eventi, ma io non dissi niente perché credevo alla versione mediatica.

Poi vennero a cercare chi criticava le politiche economiche dell’ Unione Europea, ma io non dissi niente perché ero un convinto europeista ed ero indifferente alle sorti di chi cadeva sotto la scure dell' "austerity".

Poi vennero a cercare chi criticava il liberismo economico e il liberalismo culturale, ma io non dissi niente perché ero convinto che la nostra fosse la migliore delle società esistenti, pur con i suoi difetti. Io credevo nell'evoluzione, soprattutto quella sociale, e credevo che rispetto al Medioevo, ma anche al '900, fossimo nettamente migliori e migliorati; io confondevo l'evoluzione tecnologica con l'evoluzione umana.

Poi vennero a cercare chi criticava le politiche anti-russe o anti-iraniane, ma io non dissi niente perché non mi interesso di politica estera e tanto meno delle guerre americane/occidentali e comunque noi siamo i buoni perché abbiamo la democrazia liberale.

Poi vennero a cercare chi criticava la guerra di liberazione del '45 e la conseguente occupazione del territorio italiano con la NATO e le numerose basi americane sul territorio nazionale, ma io non dissi niente perché credevo alla protezione americana e comunque di politica mi interesso poco.

Poi vennero a cercare sia chi criticava la reale esistenza del pericolo di un terrorismo islamico, sia chi sosteneva che fosse un fenomeno artificiale per scopi politici di alcuni centri di potere , che il problema fosse molto più complesso e che andava ricercato nella politica imperialista, mondialista e globalista di alcuni governi o centri di potere occidentali, ma io non dissi niente perché alla fine se tutti mettevano un "pray for" su facebook mica volevo sentirmi fuori dal coro e se tutti lo facevano, la ragione sta lì: è una questioni di numeri, mi han sempre insegnato che la maggioranza in democrazia ha ragione.

Poi vennero a cercare chi criticava il controllo e lo spiare digitale sui cittadini o la raccolta dei dati dei cittadini da parte delle multinazionali, ma io non dissi niente perché lo reputavo un sacrificio accettabile per avere la tecnologia e tutto sommato pensavo che fosse da retrogradi opporsi all'invadenza della tecnologia.

Poi vennero a cercare chi non voleva una immigrazione selvaggia e chi sosteneva che non fosse un fenomeno spontaneo, chi affermava che il problema fosse molto più complesso e che andava ricercato nella politica imperialista, mondialista e globalista di alcuni governi o centri di potere occidentali, ma io non dissi niente perché sono per i "porti aperti" e odio i limiti culturali di ogni tipo, pensavo fossimo tutti uguali e interscambiabili.

Poi vennero a cercare chi si opponeva al vittimismo neo-femminista, all' "ideologia gender" nelle scuole e chi si opponeva alla narrativa che il sesso fisico non esiste perché è un "costrutto sociale", ma io non dissi niente perché davvero pensavo che fosse giusto riscrivere tutti i parametri della società, a partire dal concetto di famiglia.

Poi vennero a cercare chi criticava l'obbligo vaccinale, ma io non dissi niente perché credevo ai dati e alle imposizioni delle istituzioni.

Poi vennero a cercare chi criticava i dati e la veridicità delle "pandemie" che si sono succedute nel corso degli ultimi anni e soprattutto le modalità di contrasto, ma io non dissi niente perché mi fidavo della "scienza" e del circo mediatico.

Alla fine vennero a rinchiudermi in casa senza nessun diritto, ma ormai non era rimasto nessuno a difendermi e a dar sfogo alla mia frustrazione, disappunto, sorpresa e stupore.

Ma tutto sommato ancora non credo che ci sia un problema, spero che "tutto andrà bene", mi han lavato così tanto il cervello che non riesco a credere a niente se non che alla mia piccola insignificante vita personale e a volte neanche a quella, la posso sacrificare se "il sistema" mi dice che c'è un'emergenza nazionale. Io mi fido!

Alla fine, e non senza qualche ragione, se anche fosse rimasto qualcuno, forse mi farebbe una bella pernacchia. Lui alla "solitudine" e all' "isolamento", se non altro intellettuale e mentale, ci era abituato da tempo. Per voi invece sarà un tracollo psichico, emotivo, materiale ed emozionale. Il vostro mondo di convinzioni cadrà come un castello di carta, ma chi fino ad oggi aveva abituato il cervello, la psiche e la mente a non farsi ingannare dalla stampa, dai governi sedicenti democratici, dalle istituzioni sovranazionali e dalla narrativa ufficiale, non si stupirà degli avvenimenti. Chi negli anni si era premunito di coltivare la spirito non si farà trovare impreparato. Arrabbiato sì, ma non impreparato.

Nel corso degli ultimi decenni si è sviluppata, come se ci fosse una regia ben coordinata, una progressiva divisione di popoli e di comunità creando finte contrapposizioni o esasperando le divisioni naturali esistenti: han messo destra contro sinistra, fascisti contro antifascisti e/o comunisti, uomini contro donne, omosessuali contro eterosessuali, hanno spaccato le famiglie in ogni modo, han messo una generazione contro l'altra, genitori contro figli, scuola contro famiglia, alunni contro professori, han messo vegani contro carnivori, poveri contro ricchi e ricchi contro classe media, operai contro datori di lavoro, governi contro i datori di lavoro e operai, han messo l'idraulico o il piccolo artigiano evasore come responsabile di ogni male economico, han messo una religione contro l'altra, esasperando l'integrazione e l'immigrazione forzata han messo una razza contro l'altra, con l'UE hanno messo un popolo europeo contro l'altro, han messo animalisti contro cacciatori, ecologisti contro tutto e tutti, ma meno che contro i responsabili veri e propri. 

Ma io ovviamente non volevo vedere questa regia coordinata, davo del complottista (e a volte del razzista o dell'omofobo o del nazista o del maschilista) a chi provava a dirmi che non andava tutto bene, a chi provava a dirmi che dei piani di "complotto" esistono e son sempre esistiti, a chi provava a dirmi che sono i piccoli gruppi elitari ben organizzati che scrivono la lavagna delle masse, a chi provava a dirmi che i governi occidentali degli ultimi 70 anni han sempre fatto politiche di ogni tipo contro i propri popoli e che quando dicono che fanno qualcosa per te vuol dire che c'è dietro un inganno, a chi provava a dirmi che la democrazia moderna è uno specchio per allodole; ma io credevo alla casualità degli eventi, non ero in grado di correlare le cose in un quadro organico, per me era tutto disgiunto e separato, disgiunto così come alla fine mi voleva il sistema e così come il sistema voleva le società e le comunità; per me ogni cambio sociale e culturale imposto dal sistema o ogni "problema nuovo" sottoposto al paese era davvero spontaneo e volto a un miglioramento. Per me davvero si viveva in democrazia.



Appunti sul grande reset

Una questione politica

La situazione pandemica iniziata nel 2020 non è una mera questione economica, è più generalmente una questione politica, nel senso che tutto quel che riguarda la collettività è politica, che sia una scelta artistica, una scelta economica, una scelta sanitaria o una scelta educativa/scolastica.

Dietro al grande reset e alle agende c’è una vera e propria filosofia. L'ideologia/filosofia (ossia visione del mondo) che sta dietro i cambiamenti è una ideologia transumanista e maltusiana (capendo il pensiero di Malthus si capisce come si innesta il discorso Green). E come ogni ideologia che si rispetti, necessita di creare anche un uomo nuovo, che sia funzionale alla loro visione filosofica (ad esempio, la rivoluzione francese ha tagliato le teste dell'uomo non borghese, che non poteva rientrare nella nuova idea di umanità, il comunismo ha mandato nei gulag gli uomini che non potevano o volevano integrarsi nel nuovo sistema ecc). Una visione ipercapitalista con multinazionali che assumono anche ruoli politici, monopoli totali di poche ipercorporazioni. Abbiamo poi la digitalizzazione transumana. Un essere umano "socialmente distanziato", senza più possesso del proprio corpo, controllato al 100%.

L'ideologia LGBT ed il Great Reset

L'ideologia LGBT non ha nulla a che fare con una giusta difesa delle minoranze o del bullismo su un omosessuale. La tattica è sempre la stessa, si prendono problematiche vere, le si ingigantiscono e ci si costruisce sopra una ideologia. Nello specifico l' ideologia LGBT sfrutta i temi del mondo gay per portare avanti un cambio antropologico, un cambio a cui vogliono arrivare le elitè finanziarie e neo-capitaliste mondiali in obbedienza alla loro filosofia/ideologia. In che modo? Puntando innanzitutto sulle scuole. Con la scusa di insegnare il rispetto, la tolleranza, la lotta alle discriminazioni, insegnano ai bambini (se prendi i bambini hai preso il futuro e costruisci l'uomo del domani) che il sesso biologico non corrisponde al sesso con cui ti identifichi, che uomo e donna son costrutti sociali, che oggi puoi essere uomo e domani donna e viceversa. Se abbatti l'identità sessuale (o la rendi "fluida"), che è la forma di identificazione più forte e basilare, hai definitivamente abbattuto l'uomo.

Un cambio antropologico radicale.

In altre parole lo scopo è creare una umanità labile, fiacca, debole, senza identità/radici solide e sicure (che siano religiose o sessuali o culturali, nella nuova antropologia devono essere "fluide") e di conseguenza facile da controllare. Una umanità che non contesterà mai; in nome e per cosa contesterebbe un uomo che non sa neppure di essere uomo o donna, a cui hanno distrutto qualsiasi punto di riferimento?

Stanno massacrando la psiche dei bambini per avere un domani uomini impossibilitati a una qualsiasi opposizione o reazione. Schiavi perfetti, ma senza catene, senza sapere di esserlo, perché se allo schiavo metti una catena prima o poi si vorrà liberare, ma se non le ha, mai avrà neanche l'idea di essere schiavo.

Divide et impera

Dividere e comandare: hanno messo uomini contro donne, gay contro etero (sempre grazie all'ideologia LGBT), vegani contro carnivori, masse autoctone contro immigrati (le immigrazioni di massa sono un altro fenomeno totalmente artificiale e gestito dall'alto per creare pressioni politiche e destabilizzazioni sociali, per spaccare le società di partenza e di arrivo ). Si sono inoltre inventati i "vax" e i "no vax", i "no qualcosa" e i "sì qualcosa", si inventano mille categorie (o ingigantiscono quelle già esistenti) per tenere i popoli divisi all'interno, per sfiancarli, per tenerli distratti in litigi secondari, mentre in alto si mangiano il welfare, distruggono lo stato sociale, il lavoro, la scuola, la sanità.




Credere nella scienza, diffidare dello "scienziato"

 Lo stato emergenziale da anni si regge su un "état d'esprit" opportunamente coltivato da una serie di agitatori culturali a cui attribuire indipendenza e buona fede è sempre più problematico.

Da una parte titoli e credibilità delle voci avverse sono costantemente discussi e ridimensionati, dall'altra si esaltano competenze e qualifiche di figure utili alla propaganda al fine di rinforzare e rendere stabile la narrazione vigente.

Ad esempio, si è prestato alla causa il premio Nobel Parisi, sempre citato con il titolo da biglietto da visita (nel suo caso il premio Nobel è un attestato di credibilità da esibire, a differenza di quello di Montagnier, che è invece ininfluente e frainteso).

Il fisico, che si esprime su qualsiasi questione avvolto dal suo mantello di autorevolezza, è evidentemente anche virologo, politologo, climatologo, epistemologo, sociologo, esperto di politiche energetiche, sanitarie, economiche ed ambientali, e chi più ne ha più ne metta. Un caso pressoché unico di Nobel assoluto. Cavaliere della scienza contro l'antiscienza, bolla come antiscientifica qualsiasi posizione non sia quella dell'agenda mondialista, che in pratica esprimere il senso e la verità unica della società. Peccato che quando esce dal suo territorio specialistico, i toni da propaganda che usa, le stereotipizzazioni e le generalizzazioni tranciate con l'accetta, siano francamente imbarazzanti e spesso addirittura di livello più basso di quelle della stampa generalista. Ad esempio, la sua caricatura del "novazz" è assolutamente irraggiungibile pure dai più beceri salotti televisivi.

Credi nella scienza (quella vera, aggiungiamo noi) ma diffida dello scienziato, diceva un lungimirante intellettuale che aveva compreso che il sapere è puro, ma l'uomo raramente ne è all'altezza.



Convincere e sanzionare

La retorica del "convincere" e del "sanzionare" è dilagata ovunque in epoca pandemica. Merita soffermarvisi.

Chi, ad esempio, sceglie di non vaccinarsi non va "convinto". Non è, in genere, uno che non ha chiara la situazione, o non si è informato, o è obnubilato dal terrore. È una persona che ha scelto come e dove informarsi, ha formulato una propria valutazione, ha esercitato un diritto. Esattamente come (si presuppone) chi ha deciso di vaccinarsi. Ecco che allora l'espressione "convincere", associata a misure che si dichiara esplicitamente essere adottate a scopo persuasivo, diviene particolarmente sinistra. Cosi come la sempre più sfacciata retorica della "sanzione". Le misure restrittive applicate ai non vaccinati sarebbero "sanzioni" adeguate allo scarso senso civico. Peccato che l'esercizio di un diritto non si sanzioni, o non è tale. O si modifica l'idea di diritto, mettendo in discussione alle radici l'ordinamento giuridico in cui viviamo, oppure l'idea di sanzionare libertà definite è aberrante e criminale.

Entrambe le espressioni, "convincere" e "sanzionare", denotano una mentalità autoritaria e un assoluto disprezzo dello stato di diritto, pericolosi perché introiettati nel linguaggio e pertanto non consapevoli. Tali fattori, nella popolazione indicano un senso civico pressoché assente e una sostanziale ignoranza dello stato e delle istituzioni. Perlomeno una gravissima distorsione ideologica a cui bisogna rimediare con una intensa opera di "sensibilizzazione".

Presso politici, giuristi e costituzionalisti, tale distorsione è imperdonabile, con tutto ciò che comporta in termini di fiducia, credibilità e responsabilità morale e civile.



Italia 2020: un racconto

Italia, 2020. " Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude...."  La voce di tuo figlio riecheggia chiara e vigorosa dalla stanza accanto, riempiendoti d'orgoglio e soddisfazione. Sta preparando l'interrogazione di italiano che avrà l'indomani. Fa solo la terza media, ma intravedi in lui l'uomo che sarà. Deciso, fiero, che non si abbatte alle prime difficoltà. Gli hai trasmesso la passione per i classici, per la letteratura e la filosofia. È curioso, vuole indagare, non si ferma alle apparenze, allena il suo spirito critico. Apri leggermente la porta che divide il soggiorno dalla sua camera. Sbirci senza farti vedere, non vuoi rovinare il momento. Sorridi teneramente. "Ho fatto un buon lavoro" pensi tra te e te. " È stato faticoso, ma ne è valsa la pena..."Fuori la pioggia è incessante. I tuoni minacciosi, il bagliore dei fulmini, il ritmico scroscio dell'acqua nelle strade deserte, sulle tapparelle e sui vetri delle finestre, fanno da contraltare al calore domestico, rendendo ancor più piacevole la serata. Decidi di rilassarti. Prepari un vecchio vinile. La luce soffusa del tuo studio rende l'atmosfera quasi magica. I libri, il vecchio giradischi, un buon calice di vino. Tutto sembra perfetto. In lontananza, rumori di cucina. Tua moglie sta preparando la cena. Un brusio in lontananza frantuma l'idillio. È la TV. Una voce roca si fa strada nelle tue meningi. Riesci malapena a percepirne il suono. Dalle prime sillabe pronunciate, sembra che a parlare sia il premier. "Vuoi vedere che è per la questione di quel virus cinese?" Il tuo volto si contrae, ti si gela il sangue. Tua moglie ti chiama. " Amore, corri, senti cosa sta dicendo il presidente del consiglio!!!". Lasci il tuo studio lentamente, quasi trascinandoti. Già lo sai cosa sta per accadere. Entri in salone. Tuo figlio è già lì. La TV illumina la stanza, catalizzando il tuo sguardo, sempre più preoccupato, sempre più torvo. L'"avvocato" conferma le tue intuizioni. La zona rossa è estesa a tutta la penisola. Non solo a Codogno, non solo in Lombardia: il morbo è ovunque. Hai il cuore in gola. Non ti capaciti, non ti sembra vero. " Ma non avevano detto che il virus in Italia non sarebbe mai arrivato? " La tua famiglia ti guarda spaesato. Cerca in te risposte, forza, protezione. " Ma non avevano chiuso i voli dalla Cina? Non avevano detto che non c'era nulla di cui aver paura? Abbraccia un cinese! Mangia un involtino primavera! Ed ora? Ci chiudono in casa? Qui qualcosa non torna....non mi convince nulla di questa gestione dell'emergenza! Mi sbaglierò, ma sento puzza di bruciato....non era mai successo che bloccassero il paese, segregando le persone tra quattro mura!!!" Tua moglie ti osserva, è interdetta. Anche a lei non convince la situazione, ma tenta di essere "razionale". Ti stringe a sé, tenta di calmarti. " Ma vedrai, tutto si risolverà in poco tempo. Non hai sentito il presidente? Ha detto che andrà tutto bene, che entro poche settimane sarà tutto finito." Incroci lo sguardo di tuo figlio. Avete le stesse sensazioni, lo stesso terribile presentimento: nulla sarebbe stato più come prima. I tuoi pensieri sono un vortice irrefrenabile. Terribili scenari si rincorrono nel tuo cervello, quasi sopraffatto dal terrore. E se fosse il pretesto per una svolta autoritaria? E se il patogeno fosse un mito fondativo su cui costruire un nuovo ordine sociale? Respiri profondamente. Recuperi le energie. "Amore spero di avere torto..." dici sommessamente" ma dubito che tra quindici giorni ci riabbracceremo più forte di prima...."



La morte della filosofia, dell'etica e delle scienze umane

Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che la figura dell'intellettuale appartiene al passato, e che essa è stata sostituita da un nuovo modello di uomo di sapere, solidale all'ordine della religione scientista e suo strumento di propaganda militante. Non che l'intellettuale di professione, figura tipicamente borghese e post-moderna, incarnasse chissà quale valore etico o fosse investito di una qualche missione sociale. Egli era tuttavia il residuo di un mondo in cui esistevano istanze che non potevano essere risolte ricorrendo esclusivamente a comitati tecnico scientifici o a modelli previsionali, ma che si riconosceva utile problematizzare anche alla luce della memoria storica, delle scienze umane e della coscienza critica. Dobbiamo riconoscere che quell'epoca, assieme all'ordine borghese, è ormai agonizzante, e che presto qualsiasi attività di pensiero che non sia esclusivamente la celebrazione o l'apologia dell'esistente, sarà relegata all'ambito dell'intrattenimento e tollerata in quanto innocuo diversivo al pensiero unico.

Se ciò è possibile, è essenzialmente perché i principali centri di produzione e diffusione della conoscenza sono stati infeudati a quelli del potere, grazie alla progressiva introduzione di logiche di mercato laddove per definizione l'indipendenza dall'interesse doveva essere garanzia di autonomia, oggettività e merito. Non addentriamoci ora nella penosa storia della graduale compromissione degli istituti scolastici, universitari e di ricerca; accontentiamoci di prendere atto del fatto che le strutture a cui un tempo veniva demandata la formazione di cittadini, politici e uomini di sapere, sono oggi i principali centri di irradiamento di legittimazione e consenso incondizionati.

La recente levata di scudi, in larga misura accademica, contro Cacciari e Agamben è la dimostrazione del fatto che l'intellettuale e ciò che rappresenta gode di riconoscimento, autorità e considerazione finché rimane nell'ambito ininfluente dell'editoria e non tange minimamente la realtà. Quando pretende, invece, di incidere sul reale, facendo valere la sua voce come pungolo critico, va riportato d'autorità nel proprio recinto dai pastori del discorso, che poi altro non sono che esponenti compiacenti di quei luoghi di asservimento da cui il ribelle ha preteso di emanciparsi.

Nel mondo che si va configurando non esisteranno più le condizioni per l'esercizio della filosofia, con buona pace di tutti gli Agamben e i Cacciari che ancora esistono. Non in quanto i filosofi saranno zittiti o censurati, ma perché la necessità di una domanda radicale sul senso e sul fondamento non sarà più avvertita. Così come non sarà più avvertita l'urgenza di una reale e disinteressata interrogazione storica, come ci informa la cancel culture, quale fenomeno di superficie di una carsica e violenta insofferenza verso lo “storicamente altro”. Allo stesso modo, etica e scienze umane, in quanto antropocentriche, dovranno essere subordinate a orizzonti che si considerano più inclusivi, come appunto quello scientista, laddove l'umano è omogeneo all'inumano, e la misura della sua salvezza è la medesima di qualsiasi altra entità biologica.

Siamo prossimi a una svolta cruciale: in un mondo in cui tutto è merce o mercato, il professionista della conoscenza, sia essa informazione, scienza o pensiero, avrà unicamente l'alternativa di essere o la cassa di risonanza dello status quo, o null'altro che un eccentrico ed innocuo produttore di divertissment. Se rifiuterà queste maschere sociali e rivendicherà fieramente la forza e l'efficacia del proprio pensiero, potrà scegliere, a seconda della sua caratura, se essere un folle emarginato o semplicemente un criminale. Tertium non datur. 



Italia 2010: un racconto

Italia, 2010. Il tuo turno di lavoro è appena terminato. Sono giorni stressanti. I clienti, la famiglia, i conti che sembrano non tornare mai. Prendi il motorino. La brezza, che addolcisce ancor di più il tramonto d'una sera di mezza estate, ti accarezza il viso, ti rischiara l'animo, rinfresca le tue membra provate dalla fatica. Passi davanti ad un parco. Le urla dei ragazzi che giocano a pallone ti riempiono il cuore di gioia. I salti, le risate dei bambini che sudati e sporchi d'erba s'inseguono tra gli alberi, evocano in te dolci ricordi d'infanzia, strappandoti un sorriso. Rimembri quando da ragazzo, dopo tese partitelle in strada, rientravi a casa con le ginocchia sbucciate ed i pantaloni bucati. Un brivido ti attraversa la schiena. Ti sembra di sentire, quasi di toccare la felicità e la spensieratezza che provavi allora. Non è ancora buio. Chiami l'amico di sempre. C'è ancora spazio per una birra, per fare due chiacchiere prima di rientrare a casa. "Ci sei al solito posto?" La risposta è, come sempre, affermativa. Vi sedete sugli scalini di una piccola piazza. Siete legati da una vita, siete cresciuti nello stesso quartiere, tifate la stessa squadra di calcio. Conosci le sue espressioni, la sua mimica, le sue gestualità. Capisci subito che qualcosa lo turba, lo inquieta, lo lascia interdetto.  Stappi le birre. Accendi una sigaretta. "Ti vedo strano...." " Non è che sono strano" risponde serio "è che ho fatto un sogno bizzarro, ieri notte...." Ho sognato che eravamo nel 2020 ed un misterioso virus proveniente dalla Cina si stava diffondendo in Italia. Dapprima le autorità sottovalutarono il problema, ma poi dal nord il male si propagò in tutta la penisola. Per questo ci rinchiusero, fecero fallire attività, si paralizzò la medicina di base. Gli ospedali scoppiavano. Il governo varo' provvedimenti d' emergenza, limitò il diritto alla libera circolazione, compresse in diritti fondamentali costituzionalmente garantiti. Il bombardamento mediatico era incessante. Dopo una tregua estiva, il male riapparve. Il governo cambiò. Arrivò un banchiere come presidente del consiglio. Arrivò un vaccino sperimentale. Furono obbligati per i sanitari a farlo, pena la sospensione e la radiazione..Le misure si fecero più repressive. Ancora chiusure, ancora contagi. Il clima divenne pesante. D'estate, stavolta, non vi fu tregua. Fu istituito un pass, rilasciato tramite l'inoculazione del siero o un tampone che rilevasse la negatività al virus. Dapprima per accedere a bar e ristoranti, poi nelle università, per il corpo docente nelle scuole, poi per tutti i lavoratori. Il clima si fece incandescente. Molti non tolleravano il lasciapassare di stato. I media ed i politici fomentavano l'odio nei confronti dei "no vax". Furono vietate manifestazioni, veniva criminalizzato il dissenso....." Lo interrompi. Ti sembra agitato " Riprendi fiato...e calmati! Era solo un incubo! Bevici su!" Il suo viso è paonazzo, la salivazione azzerata. " Si ma era spaventoso, te lo assicuro..." Sorseggi la tua birra, aspirando, subito dopo profondamente la sigaretta. Sei stordito. In lontananza, un vociare di ragazzi seduti ai tavolini di un bar, ti riconnette alla realtà, destandoti dal torpore indotto dal racconto. Sei quasi stordito. Lo guardi negli occhi.  "Amico mio, stai tranquillo... vedi troppi film di fantascienza. Qui siamo nel bel Paese, la culla della democrazia, la patria del diritto!! Quello che mi hai descritto sembra più la trama di un romanzo distopico ambientato in Corea del Nord!!" "Hai ragione...." risponde rasserenato" qui da noi certi scenari non potranno mai concretizzarsi. Per fortuna viviamo in Italia".



Italia 2050: un racconto

Italia, 2050. La nebbia è fitta. Dalla finestra non si scorge nulla. Il cielo, plumbeo e carico di nubi minacciose, non promette niente di buono. Ti vesti velocemente per andare al lavoro. L'appartamento "statale" di 30 mq situato al quinto piano di un edificio ad "alveare", è gelido. L'emergenza climatica impone un rigido protocollo per l'utilizzo di qualsiasi fonte d'energia. Oggi è il turno dei riscaldamenti, domani della luce. Scendi di corsa le scale. Sei in ritardo. Se non arrivi entro mezz'ora in ufficio sei fottuto. Il tuo QR code non ti consentirà di entrare e perderai la paga del giorno. Prendi il primo monopattino libero. Oggi non puoi usare l'auto elettrica a noleggio, non è il tuo turno. Fa freddo. Ti tiri su il bavero della giacca, indossi il casco ed i guanti. Ti metti in marcia. La città brulica di individui in maschera. Si parla di un nuovo virus proveniente dal sud America. Il tuo smartphone vibra. In centro ci sono due zone rosse: una per ragioni sanitarie, dove due contagiati asintomatici di covid sono stati prelevati dall'autorità competente, l'altra per ragioni politiche, dove sono stati individuati due dissidenti rei di aver espresso opinioni contrarie all'austerità economica imposta dal partito. Anch'essi sono stati prelevati e portati dinnanzi al giudice ad hoc per essere incriminati ufficialmente. Devi cambiare strada. I minuti scorrono. Manca sempre meno alla scadenza dell'orario d'entrata. comporterà una decurtazione di due punti sul lasciapassare. Un altro punto in meno e non potrai uscire dalla tua regione. Passi davanti ad un campo di calcio. Ricordi quando tuo nonno ti raccontava che si poteva giocare tra amici e fare dei campionati amatoriali senza aver completato nessun ciclo vaccinale. Hai sempre pensato fosse una favoletta della buona notte. Quando lo raccontava, però, i suoi occhi si gonfiavano di lacrime, la sua voce tremava oltremodo. A quel punto lo abbracciavi. Ti faceva tenerezza....".Povero vecchio nostalgico", pensavi, "giocare tra ragazzi senza iniezione..." Arrivi in ufficio, manca poco alla chiusura delle porte. La bandiera degli "Stati Uniti d'Europa", posta sulla porta d'ingresso, volteggia nel cielo cinereo, fluttuando nella foschia del mattino. Scendi velocemente dal monopattino elettrico, quasi lanciandolo sulla statua del banchiere che capeggia attigua all'entrata. Il suo sguardo, paternalistico e minaccioso, ogni volta uncina il tuo animo, quasi a spiarti i pensieri, quasi a penetrarti nelle meningi. È con lui al governo che tutto ebbe inizio, quasi trent'anni fa. Prima presidente del consiglio, poi della Repubblica, infine la svolta del presidenzialismo de facto. Finalmente giungi dinnanzi alla porta automatica. Appoggi il polso sullo scanner. La lettura del chip e della temperatura corporea sono in corso. Sei ancora in tempo, sembra tutto apposto. Hai trentasei e mezzo, sei in orario, eppure qualcosa non va. Ti è negato l'accesso. Sei nervoso. La guardia si avvicina all'uscio. " Cosa c'è? chiedi urlando "Perché non apre?? Sta per scadere il tempo!!!!" . Il tizio ha lo sguardo di ghiaccio. Senza emozioni, senza pietà. " Il display mi dice che le sono stati appena decurtati tre punti per aver abbandonato in un luogo non consentito il mezzo di trasporto a lei affidato e questo non le consente di varcare l'uscio. Si vergogni, proprio nel giorno in cui si celebrano i trent'anni dall'inizio della campagna vaccinale"!!. Sconsolato, torni indietro. Intorno a te solo un insensato andirivieni di uomini senza volto. Nessun sorriso. Nessuna umanità. Devi tornare a casa a piedi. Il tuo QR code non ti consente di riprendere il due ruote che hai prima parcheggiato impropriamente. Domenica non potrai andare a trovare tua madre. La casa di riposo in cui alloggia è fuori città, oltre i confini regionali. Non ne hai le credenziali, il tuo credito sociale non lo consente. Decidi,col cuore in gola, di chiamarla. " Mamma sono io....Senti questo fine settimana non potrò...." Lei ti interrompe, ha già capito. " Tranquillo amore mio, non ti preoccupare. Lo so che non è colpa tua. Sarà per il mese prossimo. Ti voglio bene".



Che cos’è la libertà?

Il grande tema di quest'anno è stato la libertà. Nell'attuale situazione di spiccata polarizzazione ideologica, ciascun fronte ha invocato la legittimazione a partire da una particolare – e spesso paradossale - rivendicazione libertaria. Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che tale concetto è, nel suo utilizzo politico e non retorico, estremamente problematico. La libertà, pensata nella sua essenza, non è infatti affare da uomini. Il pensiero occidentale, ogni volta che si è spinto radicalmente a interrogarsi sul problema, si è trovato ai limiti delle proprie possibilità. L'ultimo Schelling ci insegna come l'autentica libertà, colta nel suo fondamento abissale, sia appannaggio esclusivo del Principio, realizzantesi in quella oscillazione inattingibile al logos che prelude al darsi dell'Essere, in cui ancora incombe il rischio del Nulla e nessuna possibilità è preclusa. Solo a quest'atto supremo di autodeterminazione converrebbe propriamente la definizione di libero, perché qualsiasi scelta, per essere autenticamente incondizionata, deve contenere in sé anche la possibilità impossibile della sua stessa negazione.

Risalendo da eventi immemoriali di tale portata, appare chiaro come nel dominio della finitezza, la libertà esista solo come un distante riflesso – sempre negoziato e compromesso – di una scelta originaria già consumata e non più attuale. Riferendosi alle tradizioni orientali, i termini che definiscono la realizzazione spirituale sono comunemente tradotti con liberazione, denotando come ciò che si definisce propriamente libertà sia attingibile solo con il superamento di tutti i condizionamenti costitutivi dello stato umano. In che modo, invece, l'uomo comune può dirsi sensatamente libero, sia individualmente che nella società? Come può egli divenire immagine, nella finitezza, della libertà originaria del Principio?

Quest'ultima non può essere realizzata attraverso la sottrazione di singoli condizionamenti. La rimozione di questi sono ciò che chiamiamo le libertà o la libertà da. Ogni individuo e ogni società mediano alla propria finitezza attraverso un realistico compromesso su ciò che è possibile e ciò che non lo è. E' evidente che l'utilizzo del termine libertà, in questo caso, è eufemistico; ogni singola libertà è infatti modulata all'interno di un ordine di limitazioni di cui diviene espressione. Essere liberi da significa non esserlo da altro, e denota che a monte vi è appunto un regime vincolante di cui ogni singola libertà è un'eccezione.

L'essere umano, come individuo e come membro di una società, diviene realmente specchio della libertà originaria solo quando ripete in sé, conscio della propria finitezza, la scelta originaria del Principio per l'Essere. Ossia quando assume responsabilmente la propria fatticità – null'altro che la propria porzione di esistenza – in vista di una vocazione che diviene missione. In altre parole, quando è libero per e non libero da. Essere liberi è allora scegliere di farsi carico della responsabilità di realizzare nel mondo l'immagine dell'uomo e della società che si desiderano, conformemente alla visione del bene e della giustizia che si riconosce di incarnare. Non si è liberi se non nell'assunzione di sé e nell'affermazione nel mondo di ciò che essa comporta. L'uomo libero è dunque l'uomo politico, nel senso più alto che tale aggettivo possiede. Ricordiamolo ogni volta che siamo tentati di abdicare all'impegno.




Un sottile filo rosso

E' giusto che una teoria scientifica decida della vita delle persone?

Nessuno ha un riscontro empirico, esistenziale, che un non vaccinato produca danni alle altre persone. Questa credenza, di fatto, la genera il green pass. Esso non ci dice soltanto che si può morire di cov19, ma che tutti col nostro respirare (ovvero, vivere), ne siamo responsabili, perché gli trasmettiamo la morte. Quindi, il green pass è uno sviluppo logico del lockdown, nella sua fase post-vaccinale. 
   
C'è un filo rosso in tutti gli avvenimenti, fin dall'inizio, ed è la contagiosità dei sani (altrimenti detti, 'asintomatici'). Non vi stanno certo proibendo di lavorare o entrare in una biblioteca perché avete la febbre o fate fatica a respirare, ma semplicemente perché siete voi, senza vaccino. Quindi un pericolo per gli altri. Questo è il cuore della teoria 'malattia cov19', perché senza tale punto, nessun provvedimento politico avrebbe avuto senso. Fin dal lockdown. Questa guerra contro i sani - contro la totalità della popolazione umana, ovvero contro il loro stesso vivere -, è stata fatta in nome di una teoria scientifica. Nessuno può negarlo. Anzi, viene detto costantemente, a provarne la sua bontà. Ma nessuno può anche negare che di questa teoria scientifica, nessuno possa averne concretamente riscontro. Addirittura, a rigore, potrebbe averne solo smentita. Di qui tutti i provvedimenti finora emanati: a negare la possibilità della falsificabilità della teoria scientifica. Ovvero, a 'realizzarne' la verità, nella vita delle persone, al modo di incastonarsi come struttura dell'immaginario. Imponendo infatti mascherine e gel, dando l'illusione - immaginaria - del distanziamento (che nessuno può e riesce a rispettare), le persone vivono 'come se' il loro relazionarsi fosse pericoloso. Senza poter avere percezione diretta, del 'poter essere altrimenti'. Qualcuno se n'è accorto. Chi prima, chi dopo. Che non accade nulla. Ma - lo sappiamo - la scienza ci dice, che tu non puoi sapere. Che il tuo droplet, da Milano, magari è viaggiato fino a Sondrio, e ha ucciso quell'anziano nella casa di riposo, che si è infettato della variante che tu hai trasmesso al conducente dell'autobus che il giorno dopo è andato a Sondrio a trovare un parente. Dobbiamo crederci. Ce lo dice la scienza. Se, solo due anni fa, avessero chiesto agli intellettuali, se questo sarebbe stato possibile - decidere dei diritti fondamentali della persona, sulla base di una 'teoria' -, la stragrande maggioranza, avrebbe risposto: no. Anzi, avrebbero subito ricordato, che questo, era accaduto, un secolo fa. E che non sarebbe mai più dovuto riaccadere. Da due anni, qualcosa è successo. Gli intellettuali si sono trasformati. Le persone si sono trasformate. Qualcosa, di molto forte, ha indotto a questa trasformazione. Nel modo di pensare, di ragionare, di sentire, di vivere le relazioni umane. Si potrebbe dire: è stato il c19. La pandemia ci ha regalato una nuova sensibilità. Ci ha cambiato in meglio. Abbiamo capito l'importanza della scienza. Per le nostre vite. Anzi, per la vita di tutti. Non facciamo una guerra alle persone: è il virus che circola. E la scienza è più forte del virus. Non ce l'abbiamo su con il ragazzo a cui proibiamo l'accesso in piscina: il nemico è il virus. Epperò, a stare fuori dalla piscina, non è il virus, ma il ragazzo. Quindi, questa trasformazione, è fatta di convinzioni e idee mentali. Frutto di una verità scientifica. 
Quindi, è inevitabile tornare alla domanda iniziale: è giusto che una teoria, solo perché 'scientifica' - il che vuol dire poco, perché di teorie la scienza ne ha cambiate parecchie nel tempo, e ha fatto anche morti e compiuti errori -, debba decidere della vita delle persone, fino ad usare la polizia per poter imporre la propria costruzione teorica (fatta di asintomatici contagiosi)? È giusto manganellare, chi non crede a quella teoria? Cos' avrebbero detto gli intellettuali, solo due anni fa? 




La sterilità degli intellettuali in epoca pandemica

L'idea di un uomo pericoloso per sé e per gli altri, se non medicalizzato, è non solo la chiave di tutta la narrazione pandemica, ma anche l'inizio di una nuova era dell'umanità, che vuole passare necessariamente sotto sorveglianza sanitaria, per poter vivere.

Il fatto che gli uomini, così come sono, 'muoiono e fanno morire', è è il dato scientifico per eccellenza, è la 'malattia'.

Il problema degli intellettuali è che non riescono a scalfire questo 'principio', perché non possono porsi contro la scienza. La loro affermazione della libertà e dei diritti 'inalienabili', la critica alla discriminazione, ha come unico esito il naufragio, perché se un uomo uccide respirando chi ha intorno, o chi verrà toccato a distanza dalla sua infezione che intanto si sarà propagata, parlare di 'libertà' e di 'diritti', per come sono stati tradizionalmente intesi, non ha più senso, perché si riferivano all'uomo, così com'era. Non solo all'uomo 'storicamente' inteso, ma all'uomo in quanto uomo. L'uomo medicalizzato, o l'uomo 'paziente', non può più rivendicare un proprio diritto a respirare e vivere, in autonomia. Per questo la Costituzione non ha più senso, perché si riferiva ad un essere umano portatore di diritti e garanzie, 'innocente', la cui presenza doveva essere 'difesa e tutelata'. Anche lo stesso concetto di dignità è da abbandonare, perché legato ad un uomo che aveva dei bisogni fondamentali, da potergli garantire (rispetto, sicurezza, etc...), così come, da abbandonare definitivamente, è la concezione kantiana di un uomo come fine per un altro, perché presuppone un'idea di valore assoluto dell'essere umano, in se stesso. Ma l'uomo che nasce, ed è un pericolo per gli altri, l'uomo-che-uccide, non può conservare, né diritti né dignità.

La sterilità degli intellettuali, nel non saper individuare il principio cardine del nuovo ordine mondiale, e quindi nel non saperlo smascherare in termini di 'costruzione politica' lasciandolo alla 'questione sanitaria', è l'impossibilità del loro incidere sugli attuali avvenimenti. L'impossibilità di affermare, con chiara decisione, che il 'contagioso asintomatico' è una costruzione politica, non un'affermazione scientifica di carattere sanitario.

E' lo stare ai bordi, nello spazio della discussione infinita, inutile, puramente mediatica, ammessa perché rivelatrice di un passaggio storico dell'umanità, su cui in realtà sono tutti d'accordo. Perché nell'era delle pandemie, libertà, scelta e individuo non ci sono più. E questo nessuno lo sta negando. Gli intellettuali, di fatto, con le loro critiche, non prendono di mira il governo o le scelte mondiali. Criticano 'il virus'. Proprio quello che devono 'presupporre', perché non possono essere antiscientifici né militanti negazionisti..

Se, dunque , si accetta che l'uomo 'muore e fa morire', non si può più parlare di libertà e diritti. Lo impone il virus.