Angelo Duro e il ritorno della comicità senza filtri

In un periodo in cui ormai la comicità italiana è imbrigliata nei lacci del politically correct, Angelo Duro ha fatto l'impossibile: riportare sul grande schermo parte di quella libertà espressiva che sembrava ormai perduta. Il suo ultimo film, che non è certo un capolavoro, rappresenta un ritorno a quella comicità senza compromessi che ha fatto la storia del nostro cinema, oggi quasi impensabile. Sappiamo quanto sia diventato difficile fare certi tipi di film e battute che negli anni '90 erano la norma. Il clima culturale degli ultimi decenni è cambiato radicalmente, con una costante pressione da parte di gruppi pronti a indignarsi per ogni battuta fuori dalle righe. La genialità di Duro sta nell'aver trovato la chiave giusta: costruendo il personaggio del cinico che odia tutto e tutti, ha creato uno spazio di libertà dove può dire quello che altri non osano più pronunciare. Il suo essere 'politicamente scorretto' non è una posa, ma diventa parte integrante di un personaggio che, proprio per la sua coerenza, risulta paradossalmente inattaccabile. È riuscito dove altri hanno fallito: far ridere senza autocensure in un'epoca dove sembra che ogni battuta debba passare al vaglio di mille sensibilità diverse. Il suo successo dimostra quanto il pubblico sentisse la mancanza di una comicità più diretta e meno annacquata, ricordando che far ridere significa anche poter oltrepassare qualche confine. La sua formula ha aperto una strada: essere così spudoratamente sopra le righe da rendere impossibile qualsiasi accusa. Perché quando il tuo personaggio è dichiaratamente contro tutto e tutti, nessuno può accusarti di prendertela con qualcuno in particolare. Un successo che racconta molto del nostro tempo: da una parte l'eccesso di politically correct che ha limitato la libertà creativa, dall'altra la voglia del pubblico di liberarsi da questi vincoli attraverso una risata liberatoria.




Élite", Netflix e propaganda

Negli ultimi anni la serie tv "Élite" su Netflix è stata molto in voga tra gli adolescenti. Tanti genitori snobbano questi prodotti, ritenendoli spazzatura. Il problema però è sempre il solito, come per la musica trap, è intelligente da parte degli adulti non conoscere ciò che viene propinato ai propri figli? Questa serie tv spagnola racconta storie drammatiche di adolescenti. Essi vivono in una società dove non esistono più coppie normali e dove l’unica famiglia felice è quella formata da “due mamme”; dove il ragazzo più sensibile è un tormentato omosessuale innamorato di un musulmano represso dai genitori bigotti e dove le ragazze sono traditrici seriali. Uno dei messaggi di fondo è che un "eterosessuale" è solo un individuo che ha paura di esplorare, è tale solo per convenzione. Le scene erotiche tra persone dello stesso sesso sono spinte e durante lo svolgersi della serie, divengono di gran lunga i rapporti predominanti. Nella trama vengono pian piano inseriti soggetti sempre più multiformi, tra transgender e padri di famiglia repressi che vanno con i ragazzi. C'è da stupirsi o da scandalizzarsi? Ovviamente no, altrimenti significa vivere fuori dal mondo, dalla realtà, dalla cultura diffusa. Più che altro ribadiamo un concetto, come è potuto avvenire questo cambiamento nel giro di un decennio? Semplice. La cultura imperante ha fatto scuola. Serie TV appunto, ma anche libri, film, musica, influencer hanno creato un immaginario credibile e quell'immaginario ha plasmato la realtà. Perché la cultura plasma la realtà, a qualcuno non entra in testa questo concetto, specialmente quelli che vengono a scriverci "ma voi che fate di concreto?". 

Chi non vuole capire che il problema è culturale e non morale, può continuare a sostenere che quella progressista non è cultura ma questi vanno avanti e lo fanno anche perché coloro che dovevano opporsi non sono stati mai in grado di proporre alternative culturali. Il moralismo non plasma la realtà. Non è cultura dire no al gender e creare canalini sul web per sbraitare ripetendo che la famiglia è una. È cultura creare, immaginare, narrare, formare, elevare, educare l'intelletto. Chi ha lavorato in tal senso negli ultimi decenni? Pochissimi. La gran parte si è limitata a snobbare, a ridacchiare, lasciando tutto in mano ai "progressisti" che invece hanno fatto un gran lavoro in questo senso e cambiato la testa delle nuove generazioni. Sempre più spesso produzioni televisive con queste caratteristiche emergono e vengono spinte, chi dice no a prescindere, chi non vuole conoscere, non è poi credibile agli occhi di questa generazione, attratta dai narratori di tali nuove realtà e non da chi, con aria di superiorità, si limita a borbottare dei tempi che furono.