tag:blogger.com,1999:blog-65928241720427369252024-03-13T12:25:36.919+01:00Weltanschauung Italia- Si vis pacem para bellum -WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comBlogger472125tag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-45035248785390285152024-03-10T08:25:00.004+01:002024-03-10T11:28:05.210+01:00Lucio Dalla, un hobbit della musica italiana<p><i><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">“Io credo che è l'amore, è l'amore che ci salverà”.</span></i></p><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Nel film “L’hobbit” Gandalf dice a Galadriel che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“sono le piccole cose, le azioni quotidiane
della gente comune che tengono a bada l’oscurità”</i>. Il cantautore bolognese Lucio
Dalla, era come un hobbit. Un essere piccolo, innocente e puro. Un hobbit che
ha raccontato in molte delle sue canzoni le storie dell’umanità che ha
incontrato e conosciuto. Un pilastro della musica italiana, che unì la
tradizione popolare italiana con la musica leggera, le melodie e i ritmi
semplici e scanzonati con suoni appartenenti al pop, senza essere rinchiuso in
un genere particolare. Ma al di là dell’aspetto musicale, differente da quello
di altri suoi “colleghi” cantautori fossilizzati in certe strutture, erano i
testi a colpire. Un florilegio di canzoni i cui testi sembrano degli storyboard
per la costruzione di un film, una sceneggiatura perfetta per fatti di vita comune.
Come delle istantanee precise di un momento, una fotografia spietata di un
attimo. Ogni verso di un suo brano apre ricordi, immagini, situazioni di
impronta cinematografica ed offre infinti spunti di riflessione. Come la
distruzione delle illusioni di “Cara” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“per
uno come me l'ho già detto che voleva prenderti per mano e volare sopra un
tetto”</i>),<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>l’elogio della forza del
pensiero critico di “Come è profondo il mare” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“È chiaro che il pensiero dà fastidio anche se chi pensa è muto come un
pesce”</i>), la mediocrità derivante dalla meccanicità della vita quotidiana di
“Quale allegria” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Far finta che in fondo
in tutto il mondo c’è gente con gli stessi tuoi problemi per poi fondare un
circolo serale per pazzi sprasolati e un poco scemi”</i>) bilanciata dalla
forza di volontà di “Cosa sarà” che in modo a volte irrazionale spinge ad
affrancarsi dalle bassezza della vita (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Che
ti spinge a picchiare il tuo re, che ti porta a cercare il giusto, dove
giustizia non c'è”</i>)<i style="mso-bidi-font-style: normal;">.</i> E quante
volte abbiamo incontrato nelle periferie delle città storie simili a quelle di
“Anna e Marco”? La storia di sogni irrealizzabili di due sconfitti dalla vita
che vengono mitigati dal conforto, dalla solidarietà e dalla vicinanza (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva
andarsene lontano, qualcuno li ha visti tornare tenendosi per mano”</i>),<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>o il dolore di un addio di chi è andato
via davvero per realizzarli quei sogni “Balla balla ballerino” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Ferma con quelle tue mani il treno
Palermo-Francoforte, per la mia commozione c'è una ragazza al finestrino, gli
occhi verdi che sembrano di vetro, corri e ferma quel treno fallo tornare
indietro”</i>). Il tutto con la speranza nel cuore di un futuro di tacita
speranza di “Futura” (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Non girare la
testa, dove sono le tue mani, aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una
voce, aspettiamo senza avere paura”</i>). Una speranza che attraversa un tempo
difficile, un “apocalisse dei nostri tempi” che solca le varie fasi del nostro
percorso in un mood che non può non richiamare “Il settimo sigillo” di Bergman
de “L’ultima luna”. Un testo di disperata attualità che però ci ammonisce con
un chiaro messaggio. Il domani apparterrà solo a chi avrà il disincanto e il
candore di un bambino, a chi avrà capito come superare le miserie e la
disperazione dell’uomo moderno (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“L'ultima
luna la vide solo un bimbo appena nato, aveva occhi tondi e neri e fondi e non
piangeva. Con grandi ali prese la luna tra le mani, e volò via. Era l'uomo di
domani”</i>)<i style="mso-bidi-font-style: normal;">.</i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Un artista sensibile la cui arte poetica vive per
l’eternità. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">“Per
poter riderci sopra, per continuare a sperare”<o:p></o:p></span></i></p><p class="MsoNormal"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0NX7X7YyJZcaWWkisY6V8mkJ4JO16TkT8a6ZDpj29yhF3KBipkueO-gmwod2Fcwpj1qG8PCT1LnenQfdzFw6QlXnTlSb31zTFm4-NBpn_JKpC9uQ6X-qogWJm0INkaKAUNRpy2th9Y01UloBmSuJLW_5HvZuvuNKDPmdmAaEtZhjAUsT22l0t5BIELPOm/s1920/d2d1fb9055291cd62628688705022cd4169eba19-1920x1280.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0NX7X7YyJZcaWWkisY6V8mkJ4JO16TkT8a6ZDpj29yhF3KBipkueO-gmwod2Fcwpj1qG8PCT1LnenQfdzFw6QlXnTlSb31zTFm4-NBpn_JKpC9uQ6X-qogWJm0INkaKAUNRpy2th9Y01UloBmSuJLW_5HvZuvuNKDPmdmAaEtZhjAUsT22l0t5BIELPOm/s320/d2d1fb9055291cd62628688705022cd4169eba19-1920x1280.webp" width="320" /></a></i></div><span style="mso-bidi-font-style: normal;"><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; line-height: 150%;"><i style="font-size: 14pt;"> </i>OC</span></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-37501120165509429702024-03-09T17:31:00.009+01:002024-03-09T18:28:13.178+01:009 Marzo 2020, l'inizio del delirio<p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Il 9 Marzo 2020 fu l' inizio di un periodo kafkiano in cui
accaddero strani fenomeni.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">In quel tempo l'Italia venne divisa in zone colorate in base alle
quali si concedevano le libertà di movimento.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Mentre camminavi sereno, dal lato opposto della strada qualcuno ti
guardava spaventato e si tirava su una pezza di stoffa sul volto.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Strani personaggi passavano a disinfettare le sabbia sulle
spiagge.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Elicotteri in diretta tv inseguivano una persona che camminava da
sola nel deserto.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Uomini andavano in bicicletta in montagna o passeggiavano nei
boschi isolati respirando attraverso una pezza lercia appiccicata sul volto.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">A scuola i bambini non potevano andarci. Successivamente però si
ma dovevano salutarsi col gomito, mascherarsi sui banchi e se per sbaglio si
scambiavano una penna tra loro l'insegnante impazziva e chiamava il 118.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Sempre a scuola, se un bambino svolgeva un compito in classe
doveva consegnarlo alla maestra bardata e metterlo in quarantena 15 giorni.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Le persone uscivano di casa con una carta da formaggio con la
giustificazione dei loro movimenti e dal governo arrivavano indicazioni
intelligenti del tipo "se andate a trovare un amico potete farlo so se è
amico vero".<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Nei parchi giochi nastravano le altalene, nei supermercati
lasciavano aperti i reparti per gli animali e chiudevano quelli dei giocattoli.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Dentro le auto si vedevano coppie sedute una avanti e una dietro,
rigorosamente mascherati e con i finestrini aperti d'inverno per fare circolare
l'aria ed evitare possibili contagi.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Negli ospedali la gente moriva da sola, senza possibilità di
vedere i propri cari.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Al bar potevi per un periodo mascherarti in piedi ma non seduto,
un altro momento dovevi seduto ma non in piedi.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Esimi medici spiegavano come avere rapporti intimi mantenendo le
distanze di sicurezza. Altri dichiaravano "amatevi ma non troppo".<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Il Presidente del consiglio andava in diretta tv mascherato in
solitaria suggerendo di utilizzare le carte e non il contante poiché veicolo di
contagio. Poi sotto Natale dava strani bonus per fare spendere denari alle
masse che una volta rientrate dalla spesa venivano colpevolizzate in quanto
responsabili di contagio.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Ad un certo punto un banchiere ed un militare vennero messi a
governare e comunicarono cose grottesche tipo "se non ti sieri muori e fai
morire", "noi istituiamo un lasciapassare per ritrovarsi tra persone
non contagiose". Tutta la stampa era zelante e le masse si accalcavano
negli hub come polli.<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">In tv tre “stimatissimi” medici canticchiavano Jingle bells
modificandone il testo con frasi come "se tranquillo vuoi stare il siero
devi faaare".<o:p></o:p></span></p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">A lavorare non ci si poteva andare se non muniti di una sorta di
lasciapassare che certificava di essersi iniettati roba inutile e dannosa
firmando il proprio consenso.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 13.5pt;">Potremmo andare avanti a lungo ma facciamo finta che non sia
accaduto nulla di strano. Non ci fu alcun delirio collettivo, né abuso di
potere. D'altronde furono solo misure di emergenza, non si poteva conoscere a
fondo la portata del fenomeno. Fu solo prevenzione, suvvia, non siate paranoici
e rancorosi, quel che è stato è stato.<o:p></o:p></span></p><p style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-7WWr-_sX_VXDFrUuNX4GuF_U_j3Lq4-EebEgwsMfWm_KoBquvk0p-eQ_CIQxlOzA-2xNmgaqRGvIPtuW4HKMxckGVHcdvDMNyX4GZf5_ibo46yE0epzg73B26jvR0qNi7DMs77bBqNJWzJJ1_pwZKEi6mTCYlIPeAloc9_T_B_S1XOUFxqfALEk3rmcj/s799/Messina.jpg"><img border="0" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-7WWr-_sX_VXDFrUuNX4GuF_U_j3Lq4-EebEgwsMfWm_KoBquvk0p-eQ_CIQxlOzA-2xNmgaqRGvIPtuW4HKMxckGVHcdvDMNyX4GZf5_ibo46yE0epzg73B26jvR0qNi7DMs77bBqNJWzJJ1_pwZKEi6mTCYlIPeAloc9_T_B_S1XOUFxqfALEk3rmcj/s320/Messina.jpg" width="320" /></a></p><br /><span><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-74880800249735007322024-03-03T22:51:00.004+01:002024-03-09T17:33:00.582+01:00Geopolitica e gnosi<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Le potenze talassocratiche non possono propriamente
essere chiamate Occidente, in quanto la loro caratteristica determinante è
appunto la delocalizzazione, l'informità e l'instabilità fluidica e indefinita
il cui simbolo è l'elemento acqueo, e l'incarnazione archetipica elementare il
mare. Se sono chiamate Occidente, lo sono perchè la loro origine storica è a
Ovest del centro, il continente Euroasiatico, e in quanto luogo del tramonto,
"occasus" del presente ciclo storico. Qualsiasi definizione
geografica autentica ha invece come riferimento uno spazio specifico, garantito
e sicuro, caratterizzato dalla comunione di un popolo, una tradizione e una
cultura con il suolo e la terra in cui essa è radicata e legata da un'origine e
un destino. Questo è il motivo perchè la vera geopolitica come forma di
conoscenza è piu affine alla gnosi tradizionale che alla scienza moderna, in
quanto non può che nutrirsi di una dimensione metafisica e spirituale
sconosciuta alla pseudocultura profana. È anche il motivo per cui la cultura
moderna diffida della geopolitica, se non addirittura la osteggia, in quanto il
suo orizzonte è quello dell'identità e della differenza, l'esatto opposto del
modello imperialista talassocratico, che punta a risolversi nell'uniformità e
nell'indifferenza. Questo per dire che la guerra non è tra Occidente e Oriente,
ma tra le forze dell'informe e del caos, e quelle della forma che è spirito.
Questo è il motivo per cui esiste un Occidente autentico e un Occidente ombra e
doppio che ne è come la nemesi. Eurasia è il luogo in cui l'Occidente autentico
può riposare e ristorarsi nella propria identità nel riferimento a un centro
immutabile. Multipolarità è il nome della forma in cui tale centro articola e
custodisce la differenza delle sue espressioni, in un'armonia corale di pace e
libertà. Utopia escatologica quaternaria.<o:p></o:p></span></p><p></p><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwekI0kRCtn7Q52BrMRCtndgTZDRxYRVqPP0NS_oa7jLQXWnx2actT_COlvdVhyphenhyphenOWn3-F3YqzFWAiKP-e7WzYGWxmlpk1vLTNnZQv07dhBwAFLKci9i-xwGODlxywE1qfhQ5WiUmPg9Gp8jeVOZcdVttiMbv0aqZkWcMLG3sFAxJ4uWE8ZSFNlFCvL5AhA/s344/images.jpg"><img border="0" height="137" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwekI0kRCtn7Q52BrMRCtndgTZDRxYRVqPP0NS_oa7jLQXWnx2actT_COlvdVhyphenhyphenOWn3-F3YqzFWAiKP-e7WzYGWxmlpk1vLTNnZQv07dhBwAFLKci9i-xwGODlxywE1qfhQ5WiUmPg9Gp8jeVOZcdVttiMbv0aqZkWcMLG3sFAxJ4uWE8ZSFNlFCvL5AhA/s320/images.jpg" width="320" /></a></div><br /><span><br /></span><p></p><br /><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-23543599440903831452024-03-01T23:47:00.005+01:002024-03-03T22:53:25.663+01:00Esteriorità e autostima nella donna dell'era dei social network<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Ragazzine che non superano i 40kg per “essere in
forma”, donne di tutte le età che vanno in ansia se hanno un qualsiasi difetto
fisico, che sia una smagliatura, un briciolo di cellulite o qualsiasi
cos’altro. Questa è una vera e propria piaga sociale aggravata dell'era dei
social media e della cultura dell'apparenza.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Qualcuno spieghi a queste donne che un ad uomo che
può essere definito tale non interessano minimamente tali dettagli, egli ama la
donna in quanto essere unico e irripetibile e quelli che sono considerati
“difetti” non sono per lui nulla in una completa ottica relazionale
corpo-mente. Sono solamente fisime indotte da una società malsana che continua
a perpetuare ideali di bellezza inaccessibili e artificiali attraverso la
pubblicità, i media e l'industria della moda.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Esistono dei movimenti che spingono all’
accettazione di sé e all’ amore per il proprio corpo, basandosi sull'idea che
tutti i corpi, indipendentemente dalle loro dimensioni o forme, meritino
rispetto. Tuttavia c’è da diffidare da molti di loro, poiché un conto è
liberarsi dagli standard di bellezza irrealistici imposti dalla società e
rispettare l'unicità dei corpi umani, promuovendo autostima e autoaccettazione,
un altro è esaltare situazioni fisiche dannose per la salute.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Peraltro l’eccessiva magrezza nella donna, tanto in
voga oggi, è cosa innaturale, ella deve avere, come biologia comanda, forme
morbide, ma ciò non significa, ovviamente, sfociare nell’esaltazione del grasso
eccessivo che può causare scompensi alla salute. Il modello androgino della
donna palestrata, tutta nervi e senza curve probabilmente fa comodo a qualcuno
ma è tutto fuorché naturale.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">La salute mentale di molte donne è danneggiata da
tali fissazioni, molte, anche se non lo ammettono, vivono sotto pressione per
conformarsi a tali fasulli standard di bellezza che causano effetti nocivi
sulla salute emotiva come depressione, ansia e disturbi alimentari.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Certamente è importante piacersi, ma una donna non
può percepirsi come un burattino, ci sono miliardi di altri aspetti che
contribuiscono alla sua bellezza, dalle movenze, ai modi, allo sguardo, al suo
modo di ragionare, all’essenza che emana. Come si può anche solo lontanamente
pensare di essere valutate in base a degli aspetti marginali di un corpo?
Vivere il proprio aspetto esteriore come unica misura di autostima la dice
molto lunga sui valori delle società occidentali.<o:p></o:p></span></p><p><span><br /></span></p><p></p><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaMY7lEg16lhf4kOcuDsCWbMzaSqabpSLUX1750yKSI3V-EZtUp5BkV_mdox9UXBrqPpHcjWUV4rPRzSMEULGF_Q5bxx1qkWtPMF9zLuaP1bQvzKqUhyphenhyphenrZJ5orTHbjTpdX-wMYgkY05zGEd8IP7O7lmfTuqrHFcKHo3bfaWx8MRH0_MIwCZVBEQNmvVoVI/s500/Body-Shaming.webp"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaMY7lEg16lhf4kOcuDsCWbMzaSqabpSLUX1750yKSI3V-EZtUp5BkV_mdox9UXBrqPpHcjWUV4rPRzSMEULGF_Q5bxx1qkWtPMF9zLuaP1bQvzKqUhyphenhyphenrZJ5orTHbjTpdX-wMYgkY05zGEd8IP7O7lmfTuqrHFcKHo3bfaWx8MRH0_MIwCZVBEQNmvVoVI/s320/Body-Shaming.webp" width="320" /></a></div><br /><span><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-84986189790410055972024-03-01T22:45:00.002+01:002024-03-01T22:45:38.524+01:00Lavoro e tempo libero - G. Thibon<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Il proletario moderno ha l'odio del lavoro. Anche
quando questo è ben retribuito, la sua insoddisfazione non si placa. Soffre
meno di essere un operaio sfruttato che di essere un operaio senz'altro: le sue
infinite rivendicazioni materiali non sono altro che manifestazioni
superficiali e ingannatrici di un tale malessere fondamentale. Il proletario
soffre in questo modo perché il suo lavoro è inorganico, inumano. I socialisti
propongono, come rimedio alla crisi operaia, una più giusta ripartizione dei
redditi, salari più alti, come se il problema operaio si limitasse a questo! Si
tratta piuttosto di un rifacimento totale delle condizioni prime del lavoro
industriale, si tratta di sopprimere il lavoro inumano, il lavoro senza forma e
senza anima: la « grande officina », il lavoro « alla catena », la
specializzazione portata all'eccesso, ecc., tutte cose che lo statalismo
socialista può solamente portare alla loro suprema e mortale espressione. Il
problema dei salari è molto secondario. L'artigiano di paese che costruisce
oggetti completi e tratta con una clientela viva è infinitamente più felice e
soddisfatto dell’operaio d'officina, pur con uno standard di vita ben inferiore
a quello di quest'ultimo. Se le condizioni di lavoro dell'operaio
dell'industria e del commercio non cambiano, l'elevazione del livello dei
salari potrà soltanto nuocergli. L'uomo votato al lavoro malsano è votato
altresì allo svago malsano. Il tempo libero (con tutte le « distrazioni » che
implica) non è più per lui il prolungamento ritmico del lavoro, ma una maniera
di evadere, di vendicarsi del lavoro: invece di rendere più facile la ripresa
del lavoro, la rende più amara. Non si rimedia ai mali scaturiti da un lavoro
inumano con l'aumentare il benessere economico del lavoratore: si rischia anzi
così di aggravare il suo fastidio e il suo decadimento. Il marchio di certe
forme moderne dell'attività sociale consiste infatti in questo: il lavoro e lo
svago, normalmente complementari, vi diventano antagonisti. Semplice caso
particolare di quella legge generale che dice: le cose che, sane, si
completano, malsane si divorano a vicenda. Il cattivo amore dei sessi si
capovolge in odio dei sessi, un cattivo sonno invade la veglia e l'avvelena. Lo
stesso accade per un lavoro senza anima: I'abbrutente mescolanza di tensione e
di monotonia che lo caratterizza, si riflette sul tempo libero, lo predispone
alla dissolutezza, cioè a piaceri inumani e artificiali quanto lui. Le gioie
che popolano il riposo dei lavoratori diventano così qualcosa di teso e di
artificiale una sorta di lavoro straordinario che, lungi dal distendere anima e
corpo, aumenta la loro fatica e la loro intossicazione. Baudelaire, cantore
supremo della decadenza, non per caso ha usato la parola « lavoro » per
designare la voluttà: Oui des Dieux osera, Lesbos, être ton juge Et
condamner ton front pâli per les travaux?... Les débauchés rentraient, brisés
par leurs tra vaux...<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Infatti colui che non trova più gioia nel suo
lavoro, troverà lavoro nella sua gioia. Il lavoro forzato ha come corollario il
piacere forzato. È amaramente istruttivo vedere la classe operaia e le sue
guide rivendicare in primo luogo, e quasi esclusivamente, un aumento dei salari
e del tempo libero. Pretese tanto superficiali rivelano una strana dimenticanza
dell'intima solidarietà e della continuità qualitativa che esistono tra il
lavoro e il riposo. Lavoro e svago sono le due fasi di uno stesso ritmo: la
perturbazione di una di queste fasi porta fatalmente con sé una corrispondente
perturbazione nell'altra. Chi dorme male non può vegliare normalmente; allo
stesso modo un uomo costretto ad un lavoro contro natura rischia gravemente di
non occupare molto umanamente il suo tempo libero. Si avrà un bell'aumentare
quest'ultimo in quantità: non per questo la sua qualità diverrà meno inferiore
e falsa. Non si tratta di tentare di far da contrappeso ad un lavoro inumano
per mezzo dell'accrescimento del « benessere » dei proletari: finchè il lavoro
resterà inumano, un tale benessere non potrà essere sano. Si tratta prima di
tutto di umanizzare il lavoro. Fatto ciò si potrà lecitamente pensare al
miglioramento della situazione materiale delle masse: le riforme operate in
questo senso avranno allora maggiori possibilità che non oggi di non
esasperare, nell'anima dei lavoratori, l'odio per il lavoro e lo spirito di
rivolta e di anarchia.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Quando parlo di umanizzare il lavoro, non voglio
dire di renderlo necessariamente più facile e meglio remunerato, ma voglio
soprattutto dire di renderlo più sano. Esiste una vita dura e difficile che è
umana: quella del contadino, del pastore, del soldato, del vecchio artigiano di
paese, esiste anche una vita molle e facile che è inumana e che genera la
corruzione, la tristezza e l'eterna ribellione dell'essere che non svolge alcun
ruolo vivente nella Città: quella per esempio dell'operaio standard in periodo
di alti salari, del burocrate amorfo e ben pagato, ecc. Ed è proprio
quest'ultimo genere di esistenza che il socialismo reclama per tutti! Per parte
nostra, noi che amiamo il popolo d'un amore umano (cioè d'un amore spietato
verso qualsiasi atmosfera inumana che lo minacci, per comoda e desiderabile che
possa essere in apparenza), chiediamo per lui molto di più, chiediamo
dell'altro. I democratici moderni hanno troppo frettolosamente confuso vita
dura e vita inumana. E con ciò si sono condannati quasi unicamente a corrompere
sotto il pretesto di umanizzare.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Gustave Thibon, <i>Diagnosi</i>
1940 (Iduna edizioni)<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEzHi6mMa0ZN70HL7K5c13uk6bE6zQmjJcuEDtLVf6yXsKymLDdmvYXVqcvxi7YgjtBIEHaqQQnESxhy7IdQnkUFTNLC69Wcop-5e0jD9HKMoBUX_2IggOuinXeyHOhFmQJQmSgJ8pxmM4PznSl22mhYAGrwwi92olxA316Pbx-d9lWcZFHT2GjOlS2muW/s300/download.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEzHi6mMa0ZN70HL7K5c13uk6bE6zQmjJcuEDtLVf6yXsKymLDdmvYXVqcvxi7YgjtBIEHaqQQnESxhy7IdQnkUFTNLC69Wcop-5e0jD9HKMoBUX_2IggOuinXeyHOhFmQJQmSgJ8pxmM4PznSl22mhYAGrwwi92olxA316Pbx-d9lWcZFHT2GjOlS2muW/s1600/download.jpg" width="300" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-36317269614839144052024-02-25T21:57:00.005+01:002024-02-25T21:58:08.607+01:00L'abbandono dello sguardo - H.Hesse<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">L' occhio della volontà è torbido e deformante. Solo
quando è assente il desiderio, solo quando la nostra mira diviene osservazione
pura si schiude l'anima della realtà, la bellezza. Se contemplo un bosco che
intendo acquistare, affittare o ipotecare, in cui voglio far legna o andare a
caccia, io non vedo il bosco, ma solo le sue relazioni col mio volere, con i
miei piani, con le mie preoccupazioni e il mio portafoglio. Allora il bosco è
fatto di legno, è giovane o vecchio, è intatto o degradato. Ma se non me ne
aspetto l alcunché, se mi limito a guardare spensieratamente nella sua verde
profondità, ecco che esso è il bosco, è natura, è creazione vegetale, è bello.
Altrettanto accade con gli esseri umani e con le loro sembianze. L'uomo che
guardo con paura, con speranza, con brama, con intenzioni e pretese non è un
uomo, ma solo il torbido specchio del mio volere. Consapevole o no, io lo
guardo con impliciti quesiti che possono solo immeschinirlo, falsificarlo: è
affabile o superbo? Mi dimostra considerazione? Si potrà spillargli del denaro?
Capirà qualcosa di arte? Noi guardiamo la maggior parte delle persone con cui
entriamo in contatto con innumerevoli interrogativi del genere, e passiamo per
antropologi e psicologi quando dalla loro apparenza, dal loro aspetto fisico ci
riesce di interpretare quanto asseconda o contrasta le nostre intenzioni. Ma è
un aggiustamento meschino, e in questo genere di psicologia il contadino, il
venditore ambulante è superiore alla maggior parte dei politici e degli
eruditi. Nel momento in cui la volontà si placa e subentra l'osservazione, il
puro vedere, il puro abbandono, tutto cambia. L'uomo cessa di essere utile o
pericoloso, interessante o noioso, gentile o ruvido, forte o debole. Egli
diviene natura, diviene bello, singolare, come tutto ciò che è oggetto di
osservazione pura. Poiché l'osservazione non è ricerca né critica, bensì nient’
altro che amore. La più alta e la più desiderabile condizione della nostra
anima: amore senza desiderio. Raggiunta questa condizione, sia pure per alcuni
minuti, ore o giorni (attenervisi per sempre sarebbe la perfetta felicità) gli
uomini appaiono diversi dal consueto. Non più specchi o caricature del nostro
volere, essi tornano a essere natura. Bello e brutto, vecchio e giovane, buono e
cattivo, aperto e chiuso, duro e tenero non sono più opposti, non sono più
stereotipi. Tutti sono belli, tutti degni d'attenzione, nessuno può essere più
disprezzato, odiato, frainteso.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; line-height: 150%;"><span style="font-size: x-small;">Tratto da "Il mio credo" di H.Hesse (ed.Bur)</span></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha3fe7rs_OUpX3IIhDiAiGm6clqlpcDjBADfOsNUmFnxI8hJkP0Z14TF3SHUMdnr8Mfl60qLZjs8nSwzjpxbCnL_7AsOCa5QSoquYea89epNguVmmZ-4X5CZ3GDfqs5kovnykq9p7RiqyEo5jRN4dErleaN1rW-gndhHskTjc9NIwAyCfOr-5a9LBp7RZy/s300/images.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha3fe7rs_OUpX3IIhDiAiGm6clqlpcDjBADfOsNUmFnxI8hJkP0Z14TF3SHUMdnr8Mfl60qLZjs8nSwzjpxbCnL_7AsOCa5QSoquYea89epNguVmmZ-4X5CZ3GDfqs5kovnykq9p7RiqyEo5jRN4dErleaN1rW-gndhHskTjc9NIwAyCfOr-5a9LBp7RZy/s1600/images.jpg" width="300" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"><br /></span><p></p><br /><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-67600696237773012292024-02-21T07:32:00.000+01:002024-02-21T07:31:34.269+01:00Il vuoto della cultura trap<div><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Riguardo alla trap, che oggi appare essere il genere
musicale più popolare tra le generazioni più giovani, i pareri si dividono tra
chi ne condanna la pochezza artistica e i contenuti banali se non pericolosi, e
chi invece vi vede un fenomeno generazionale di rottura paragonabile a quelli
beat, rock e punk del passato.</span><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Va fatto notare, innanzitutto, che se anche il
genere ha posseduto in origine una qualche carica eversiva o di rottura - cosa
che non dubitiamo visto che le culture underground nascono proprio come critica
allo status quo del mainstream - di certo, divenuta prodotto di massa, la
musica trap ha perso qualsiasi potenziale critico divenendo anzi funzionale,
con il suo messaggio e i suoi codici, al modello sociale che l'industria
culturale ha l'obbiettivo di promuovere. L'abbiamo già visto accadere con altre
culture marginali e potenzialmente dirompenti che, predate e digerite dalla
fabbrica delle idee di regime, sono state poi disinnescate e replicate in forme
innocue ad uso e consumo del largo pubblico. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">La domanda che bisogna porsi è, dunque, per quale
motivo il braccio armato culturale del potere favorisca la versione
edulcoracata e inoffensiva della cultura trap per fini di controllo sociale.
Perchè la nostra società apparentemente condanna il modello
denaro/sesso/droga/violenza per poi darlo in pasto alle generazioni più
giovani, fingendo di scandalizzarsene?</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">In realtà, il meccanismo è piuttosto semplice. Si
offre, nella finzione artistica, l'illusione di qualcosa che non si può avere o
realizzare proprio perchè nella vita reale l'insoddisfazione del non potersi
approssimare a quel modello venga anestetizzata e non divenga pulsione al
cambiamento. Se sono virtualmente ricco e potente, il fatto di non esserlo
nella realtà non diventerà carica eversiva, ma semplicemente si appagherà nella
finzione artistica in assenza di uno sbocco reale. Poco importa che pochi
soggetti statisticamente irrilevanti finiscano per credere a quel modello e
diventino criminali, stupratori o assassini: la maggioranza dei giovani che
ascoltano trap (come coloro che la fanno, dopo una breve stagione di successo)
è destinata a una vita di miseria e subordinazione, che la società tenterà di
tener buona con i prodotti dell'industria dell'intrattenimento e poche altre gratificazioni
di ripiego.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Tra queste forme di anestetici sociali, il consumo
meccanico e puramente orizzontale di droga e sesso è tra i più efficaci, così
come quel culto dell'individualità sfociante nel narcisismo patologico che
serve a camuffare il vuoto di personalità tipico della società dei consumi,
dove si è ciò che si ha, e ciò che si ha è ciò che si mostra. Notare come tutti
questi siano temi e codici tipici della cultura trap di massa, che a ben vedere
non genera (se non in rari casi gestibili come comune criminalità) dei mostri
sociali, bensì dei futuri cittadini perfettamente omogenei al tessuto
economico, privi di qualsiasi reale pulsione eversiva, convinti di aver già
rotto con la società indossando catene d'oro e pippando cocaina.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">La cultura "pericolosa" non passa in tv,
alla radio o sui giornali nazionali. La cultura "pericolosa" rimane
nel cono d'ombra dei circuiti che il gusto educato o il sentire comune
rifiutano, siano essi l'underground musicale più estremo o l'opera temeraria di
qualche ermeneuta solitario che capovolge i luoghi comuni del pensiero
condiviso. Un fascista insomma.<o:p></o:p></span></p></div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEigMbOKuRghQiCJ9oly502YUr2YvMX9fuG-6zYyW_WvU7FIJ1bEtKCkq2v8geNqxpCm4uWmjWf2Bwiq_BsWZr4wJTgv2PwOeDtsC-Y6PZbFK9s9NUqNvTls-6i2i5YYsNTR6PqGgKhrBwGnIudJcQwlgdlaDPofgm_OMygBs4wwjkvHGRgm5qJuDmZHLH4c" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEigMbOKuRghQiCJ9oly502YUr2YvMX9fuG-6zYyW_WvU7FIJ1bEtKCkq2v8geNqxpCm4uWmjWf2Bwiq_BsWZr4wJTgv2PwOeDtsC-Y6PZbFK9s9NUqNvTls-6i2i5YYsNTR6PqGgKhrBwGnIudJcQwlgdlaDPofgm_OMygBs4wwjkvHGRgm5qJuDmZHLH4c" width="400" />
</a>
</div><br /></div>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-5287937734054413152024-02-18T09:43:00.002+01:002024-02-18T09:44:46.477+01:00L'abisso de "Il silenzio degli innocenti"<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">“Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme non
è solo un thriller classico dai risvolti orrorifici ma anche un percorso
disturbante attraverso le zone infernali della mente umana, è un film sul
"fascino del male". <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Poche volte è capitato ai cinefili di immedesimarsi e
provare una certa attrazione morbosa per il male come quella che si ha nei
confronti di uno dei “cattivi” per eccellenza della storia del cinema: Hannibal
Lecter.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">La storia del film, basata sulla caccia al serial
killer Buffalo Bill, è una lunga seduta psicoanalitica. Troviamo l'agente
Starling (una grande Jodie Foster) alle prese, in un confronto costante, con il
conturbante dottor Lecter (un magistrale Anthony Hopkins).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Il ruolo predominante spetta allo psichiatra maniaco
Hannibal Lecter usato come "consulente" poichè capace di interpretare
il modus operandi del ricercato. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Ma Lecter è attratto "intellettualmente"
dalla giovane recluta e ciò fa sì che si instauri una particolare alleanza
mentale tra Clarice (poliziotta dalle umili origini che cerca un riscatto
personale) e Hannibal (uomo erudito e dai modi gentili che ascolta musica
classica, sogna di visitare Firenze ma che si cibava di carne umana
accompagnandola con un buon Chianti).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">In questa costante oscillazione tra inferno e
paradiso i due, in una parte della pellicola superba, sono separati solo da una
sottile e trasparente lastra di vetro.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Una separazione che come un diaframma divide due
mondi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Quello della paura dell'ignoto e l'ignoto stesso.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Anzi, le tenebra.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">L'abisso, per usare un termine caro a Nietzsche. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">L'indagine su Buffalo Bill è solo una impalcatura
esterna perché la vera struttura della storia è la "ricerca" dei
protagonisti. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Da parte di Lecter una possibilità di soddisfare le
sue morbose indagini di archeologo dell'animo umano. Di chi si compiace di
ammirare la sofferenza dell'altro. Nonché cercare una via di fuga materiale
dalla prigione. Perché quella mentale già è avvenuta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Il dipinto del panorama di Firenze è un qualcosa che
è lì a dimostrarlo. Uno sguardo che va oltre il muro del sotterraneo dove è
rinchiuso.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">La ricerca da parte di Clarice è solo quella di
redimere il suo senso di colpa latente. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Anche lei usa la vista, la vista interiore, per
cercare di riuscire a vedere dentro se stessa. Usando esclusivamente i suoi
ricordi e la sua forza d'animo. Per superare traumi e superarsi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Clarice è un giovane agente coraggiosa ma altamente
sensibile che subisce ma accetta il conflitto tra paura e fascinazione nei
confronti di Lecter che riesce a farle sviscerare i suoi pensieri più profondi
e il rimorso di un’infanzia complicata.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Un confronto tra la parte semplice ed innocente
dell'animo umano ed il suo doppio speculare, quell'orrore assoluto incarnato da
chi è il divoratore perfetto che si nutre degli incubi di tutti gli uomini: i
traumi psicologici. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Il giudizio su "Il silenzio degli innocenti” dopo
molti anni resta inalterato. Un capolavoro brutale di raffinata precisione
sulle dinamiche psicologiche che s’instaurano tra morale, giustizia e
attrazione verso l’impensabile e l’indicibile.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslfvl6AbTtc8EpkqIZgHneZEZC0H_hKy2s0DGeECWOrg5Aff3_xaLq8BlQtGw5-pDKxFWIv5djNwQCGY4ceuYznLHImroChXhYn_Sfmu8IIsXaE2FAogTl0jkk4XD8WrE-BUVzLgeSYMoQctupZOCVKiG7YCeM66MzpFM8XpNrwPqvtAl_LKOqF5I68IQ/s1500/jodi-foster-513ad6e61fe8410596eeaffe0c5556b9.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1500" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjslfvl6AbTtc8EpkqIZgHneZEZC0H_hKy2s0DGeECWOrg5Aff3_xaLq8BlQtGw5-pDKxFWIv5djNwQCGY4ceuYznLHImroChXhYn_Sfmu8IIsXaE2FAogTl0jkk4XD8WrE-BUVzLgeSYMoQctupZOCVKiG7YCeM66MzpFM8XpNrwPqvtAl_LKOqF5I68IQ/s320/jodi-foster-513ad6e61fe8410596eeaffe0c5556b9.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"> </span><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; line-height: 150%;">OC<br /></span><p></p><br /><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-31458527006139532162024-02-12T07:02:00.005+01:002024-02-12T09:46:39.437+01:00La cinofilia moderna, specchio dei tempi<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">“Uomo sbranato da rottweiler mentre faceva jogging”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">L’ennesima notizia identica.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Che cosa si può ancora dire di fronte a tali
scenari?<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Il dramma (perché di dramma si tratta) passa presto
in cavalleria, e tutti tornano allegramente a gestire i loro cani come se nulla
fosse. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">“Gestire” è già una parola grossa, perché la stragrande maggioranza dei
proprietari di cani – va detto – è completamente impazzita ai nostri giorni, al
punto dal non saper più reggere un confronto civile e pacato con chi espone un
qualche punto di vista critico al riguardo. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Quasi tutti i cinofili, appena
esprimi un qualche “problema” riguardante i cani, s’inalberano, s’innervosiscono
e, come accade ogniqualvolta che la sentimentalità prende la scena, ti puntano
il dito contro come “immorale” e “insensibile”. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Il cane – si ama ripetere – è
“il migliore amico dell’uomo”. Ciò andrebbe chiesto intanto a chi è stato
azzannato e mandato all’altro mondo addirittura in tenerissima età. E,
secondariamente, bisognerebbe ricordare ai cinofili fanatici che tale nobile
qualifica non equipara affatto i cani ad un essere umano. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Tradizionalmente –
dal fedele Argo al Veltro ghibellino – il cane esprime un simbolismo assai
profondo. E tutti siamo disposti a riconoscere a questi “amici a quattro zampe”
indubbi meriti, sia dal punto strettamente utilitaristico (guardia, caccia,
salvataggio, terapia ecc.) sia da quello del “calore” che sanno esprimere con
la loro compagnia, per grandi e piccini. Ma nel mondo moderno, da che il cane
ha sempre svolto un ruolo significativo per l’uomo, esso è diventato una
proiezione di un essere umano sempre meno centrato e solo con se stesso. Solo a
tal punto che capita a molti di amare più i cani delle persone. Di più: di
detestare fondamentalmente gli altri esseri umani per dare sfoggio di un amore
sperticato per i cani e gli animali in genere. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Questi zoofili, di cui i
cinofili sono una nutrita ed agguerrita rappresentanza, sono persone fondamentalmente
malate. Malate nell’anima, se reputano preferibile la compagnia di un cane a
quella di un altro simile. E così accade che ci sono coppie che – fatte salve
quelle che proprio non riescono ad avere figli – non vogliono assolutamente
saperne dei bambini, mentre si dimostrano tanto amorevoli verso cani (e gatti,
criceti, canarini ecc.). E che per essi fanno dei sacrifici che non si
sognerebbero mai di fare per un bambino. Sorvoliamo qui su tutta la follia che
ruota attorno al mondo del cane, tra tolettature e negozi che propongono capi
di vestiario firmati. Bastino però poche osservazioni per giudicare come la
cinofilia esasperata sia lo specchio di un essere umano internamente
disordinato. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Tutti avranno fatto esperienza di trovarsi di fronte, sul
marciapiede, tipi dall’aspetto non proprio rassicurante ed aggressivo,
esattamente come i loro cani, che si permettono di non tenere al guinzaglio
anche quando ti trovi ad incrociare il passo con tanto di bambini piccoli al
seguito. Macché, sono loro che ti guardano male – se ti azzardi anche solo a
mostrarti preoccupato – perché il loro cane “è tanto bravo”. Della museruola,
di cui ogni volta che ci scappa il morto si straparla con tanto d’interviste ad
“esperti” ed “autorità”, non v’è la minima traccia in giro. Devono essere
rimaste tutte invendute, anche se vi sarebbe, per determinate specie, l’obbligo
di farla indossare quando ci si trova in un luogo pubblico. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Li vedi là fuori, al gelo
d’inverno, al buio in mezzo alla nebbia, la sera tardi o all’alba, tutti felici
di fare da scendiletto al loro giocattolo preferito, che rispetto agli altri
esseri umani ha il non trascurabile pregio di obbedire ciecamente al
padrone. Mica la mamma o la nonnetta con la sclerosi senile, o il pupo che
fa le bizze. Per quelli ci si lagna e basta, maledicendo la rogna che c’è
capitata, ma per il cane si batte i tacchi perché “è tanto bravo”. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Si danno ai
cani nomi da persone (e alle persone nomi da cani). A tanto è giunta la
commistione, prima di tutto concettuale, tra uomo e animale, che ovviamente
trova diritto di cittadinanza in certi paesi europei “progrediti” anche
l’“orientamento sessuale” di chi s’innamora, oltre i consueti limiti, del
proprio animale da compagnia. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Non si pensi che stia esagerando, e presto – dopo
la prima serie di delizie targate “diritti civili” – si potrà constatare
amaramente che dovremo “rispettare” anche gli zoofili secondo tale estrema
accezione del termine. Tutto ciò non ha nulla a che fare col rispetto degli
animali. Ne ha – e molto – con il disorientamento dell’essere umano, che
anziché concepire se stesso come la “corona della creazione” – di una creazione
che contempla anche gli animali (e le piante e i minerali e quant’altro non è
direttamente percepibile per l’uomo) – degrada se stesso al livello delle
bestie, ponendole persino in un rango più elevato a quello che gli è stato
destinato.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Sintesi tratta da <a href="http://www.ildiscrimine.com/la-zoofilia-dei-moderni-e-specchio-di-un-disordine-interiore/">articolo</a> su “Il
discrimine”<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaBhiWrHgmPryeEGiebeMx1gAlhBuyLP5b2MF7xvBvAX4a-OcmBaiwNWx_EBluWftwh4w_4pN_D8q5mE_s8-17oTOSqjr8DdlpQ9x9EyhbtVLTtnGakdXickYqPIgw53YvoeR-0lzQtDnrlscGPvHdqacJjrsytivnMILyT-vOHwSaVNVlSC2YcMcKoNFJ/s1200/Rottweiler-pericoloso-o-no.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaBhiWrHgmPryeEGiebeMx1gAlhBuyLP5b2MF7xvBvAX4a-OcmBaiwNWx_EBluWftwh4w_4pN_D8q5mE_s8-17oTOSqjr8DdlpQ9x9EyhbtVLTtnGakdXickYqPIgw53YvoeR-0lzQtDnrlscGPvHdqacJjrsytivnMILyT-vOHwSaVNVlSC2YcMcKoNFJ/s320/Rottweiler-pericoloso-o-no.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-27545666684207346442024-02-11T00:22:00.003+01:002024-02-11T00:23:54.752+01:00Taxi Driver e l'alienazione metropolitana<p> <i><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">"Vengono fuori gli animali più strani, la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l'altro verrà un altro diluvio universale e ripulirà le strade una volta per sempre"</span></i></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Debuttò in America giorno 8 febbraio del 1976 un
film che definire di culto è riduttivo, interpretato magistralmente da Robert
De Niro.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">"Taxi Driver" è cronaca desolante del
degrado della modernità, </span><em><span style="background: white; color: black; font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; font-style: normal; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold; mso-themecolor: text1;">È</span></em><em><span style="background: white; color: #5f6368; font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; font-style: normal; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;"> </span></em><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">la
cronaca dell'uomo nudo, fragile, non più centrato e consumato dai e nei dedali
di metropoli senza identità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Una specie di girone dantesco dove si accavallano
sagome più che individui attraverso lo sguardo penetrante della disintegrazione
psicologica del protagonista.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Travis Bickle è un reduce della guerra nel Vietnam e
la New York degli anni '70 (che è uguale a quella di oggi) è lo scenario dove è
ambientato il capolavoro di Scorsese.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Questa cornice storica fornisce il terreno fertile
per esplorare il disorientamento e l'alienazione sociale attraverso la lente di
un reietto, un personaggio problematico ed emblematico, come il protagonista.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Attraverso un'atmosfera inquieta, "Taxi
Driver" critica la rappresentazione eroica dei veterani di guerra. Scorsese
non cerca difatti di ritrarre un eroe, bensì di esporre la sua
disumanizzazione, l'alienazione sociale e la rigenerazione nella vendetta
attraverso un tortuoso percorso introspettivo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Il film è uno sguardo in profondità sulla psiche
umana che diventa una potente metafora della perdita dell'innocenza del
protagonista ma anche uno spaccato di una società alienante.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Alienazione, è questo il tema principale di "Taxi
Driver".<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Travis è come Caronte che attraversa uno Stige fosco
e vaga per una metropoli che "non dorme mai".<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Sempre insieme alla compagna fedele di tutti: la
solitudine.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">"La
solitudine mi ha seguito ovunque, nei bar nelle macchine, nelle strade. Non
c'e' scampo"</span></i><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"> è quello che afferma Travis mentre è a
bordo del taxi che gli fa da scudo verso il mondo esterno.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Travis, insonne, si adegua suo malgrado allo stato
delle cose e cerca di diventare “normale” trovando però solo corruzione,
ipocrisia e violenza.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">In linea con riflessioni esistenzialiste tipiche di
Sartre, si descrive quindi la “nausea” di un uomo invisibile di fronte ad una
realtà estranea in cui Travis imbocca (a modo suo) una via di redenzione
cercando di salvare una prostituta di cui si è invaghito (una giovanissima
Jodie Foster). Una via di auto sacrificio che non lo affranca ma che ne
certifica il fallimento suo e dell’intera società.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9EZjVP0dgHM7WjYimD-0B-NoqaUUr0BEr1BlhvbcfuH2lw5d7MyVgW-WjbCg95XZ5RCoW_WdW1_Db3os6zq8ZX-Gv8UXjGqHgTwSCcvIz5hPcyABYwKIaGWcU1Bns_ygVlADzHXXUJdFggzJY9eUi1ON7z7_xdYFw6lGa2EyEV7ui1Tbd5m38YQKfFqBu/s1280/coverlg_home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9EZjVP0dgHM7WjYimD-0B-NoqaUUr0BEr1BlhvbcfuH2lw5d7MyVgW-WjbCg95XZ5RCoW_WdW1_Db3os6zq8ZX-Gv8UXjGqHgTwSCcvIz5hPcyABYwKIaGWcU1Bns_ygVlADzHXXUJdFggzJY9eUi1ON7z7_xdYFw6lGa2EyEV7ui1Tbd5m38YQKfFqBu/s320/coverlg_home.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"> </span><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; line-height: 150%;"><span style="font-size: x-small;">OC</span></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-91657633762935333672024-02-06T18:48:00.009+01:002024-02-09T11:09:17.214+01:00Alchimia, forma primitiva della chimica moderna?<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">È dall'illuminismo in poi che si tende più o
meno generalmente a considerare l'alchimia come una delle forme primitive della
chimica moderna. In questo senso, la maggior parte degli studiosi che si sono
interessati alla sua letteratura non vi ha voluto vedere che le primissime
tappe delle scoperte chimiche successive. Questa letteratura, è vero, non manca
di trasmettere un certo numero di esperienze artigianali che attengono alla
preparazione dei metalli, dei colori o del vetro e che la tecnologia moderna ci
permette a volte di ricostruire; tuttavia, l'alchimia propriamente detta (“la
Grande Opera” descritta dagli autori ermetici) si muove su tutt'altro terreno:
nonostante le espressioni metallurgiche di cui questi autori si servono spesso,
la natura delle operazioni in questione non può in alcun caso essere definita
chimicamente. Dal punto di vista della scienza moderna, tali operazioni o
procedimenti rappresentano un assurdo prima ancora che un'aberrazione. La
conclusione che se n'è voluta trarre è che un insaziabile desiderio di ricavare
l'oro abbia finito con l'affossare gli stessi alchimisti, un tempo mastri
orefici, vetrai o tintori perfettamente “razionali”, in una ricerca del tutto
chimerica e in cui le fantasticherie s'intrecciavano indissolubilmente a un
empirismo fin troppo primitivo.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Se così fosse, l'opera alchemica dovrebbe
necessariamente denunciare a ogni passo i segni dell'arbitrio e non procedere
che per improvvisazioni. Ma così non è: il magistero degli alchimisti comporta
evidentemente un notevole principio di unità e, lungi dal presentarsi come una
volubile avventura, mostra di possedere tutte le caratteristiche di una vera e
propria “arte”, cioè di una dottrina e di un metodo che si tramandano da
maestro a discepolo e i cui tratti più generali (stando, almeno, al giudizio
che se ne può trarre dalle corrispondenti descrizioni simboliche) si uniformano
sensibilmente, diffondendosi dai tempi antichi a quelli moderni, dall'occidente
all'Estremo Oriente. Un'arte sostanzialmente incongrua sarebbe dunque stata in
grado di superare infiniti scacchi e infinite disillusioni per conservarsi
nella continuità e nella fedeltà a se stessa in contesti di civiltà peraltro
così diversi: un fatto così evidentemente improbabile non sembra tuttavia aver
colpito qualcuno. Dovremmo quindi ammettere o che gli alchimisti, nel loro
desiderio di autoingannarsi, si siano ostinati a coltivare un mito mille volte
smentito dalla natura, o che la loro esperienza effettiva si situi su un piano
di realtà che non ha nulla a che fare con quello di cui si occupa la scienza
empirica moderna. Le due alternative si escludono a vicenda.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Ma non è questo il parere della moderna psicologia
del profondo, che si propone di trovare nel simbolismo alchemico una conferma
alla propria tesi dell'inconscio collettivo.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Secondo la tesi in questione l'alchimista proietta,
nella sua ricerca che è simile a un sogno, determinati contenuti della sua
anima fino a quel momento sconosciuti a lui stesso e in quel modo, pur senza
averne l'intenzione cosciente, opera una sorta di riconciliazione fra la
propria coscienza quotidiana o superficiale e la potenza latente dell'inconscio
collettivo. Una siffatta riconciliazione fra conscio e inconscio darebbe
origine a una esperienza interiore soggettivamente omologabile al magistero cui
l'alchimista aspirava. Anche questo punto di vista, come già il precedente, si
fonda sull'ipotesi che l'intento originario dell'alchimista fosse quello di
fabbricare l'oro.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">In tal modo l'alchimista viene considerato o come il
prigioniero di una sorta di delirio o come la vittima della sua stessa
“proiezione” immaginativa: quindi come un essere pensante e agente in stato di
sogno. Spiegazione che non manca di essere seducente in quanto si approssima in
qualche modo alla verità – ma per allontanarsene poi subito e
irrimediabilmente! Se è vero che la realtà spirituale che l'opera alchemica si
propone di rilevare è per lo più cosa di cui il non iniziato è relativamente
inconsapevole (è una realtà che si cela nel più profondo dell'anima), conviene
tuttavia non confondere tale “segreta profondità” con il caos del cosiddetto
inconscio collettivo - anche ammettendo che un concetto a dir poco così
elastico possa avere una validità oggettiva. La “fonte dell'eterna giovinezza”
degli alchimisti non scaturisce affatto da un'oscura profondità psichica, ma
sgorga dal<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Luogo stesso da cui ha origine ogni verità
extra-temporale: e se essa si nasconde all'alchimista per tutta la prima fase
della sua “opera” è solo perché si situa non al di sotto dei fenomeni attinenti
alla sua coscienza più quotidiana, ma al di sopra - a un livello superiore.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">L'ipotesi psicologistica perde qualsiasi validità
non appena ci si rende conto che i veri alchimisti non furono mai prigionieri
dell'avidità o del sogno di ricavare l'oro, e che non perseguirono mai il loro
fine agendo da sonnambuli o assecondando il gioco delle "proiezioni"
passive dei contenuti inconsci della loro anima.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">I veri alchimisti seguivano, al contrario, un metodo
perfettamente elaborato e la cui espressione simbolica in termini di
metallurgia - arte che consiste nella trasmutazione dei metalli vili in argento
o in oro - sembra aver messo fuori strada un così gran numero di ricercatori
non iniziati: il che non toglie che questa espressione sia in se stessa assolutamente
logica e, se vogliamo, realmente profonda.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; line-height: 107%;"><span style="font-size: x-small;">Fonte: tratto da “Alchimia” di T.Burckardt (Archè -
Edizioni Pizeta)</span><span style="font-size: 14pt;"><o:p></o:p></span></span></p><p></p><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkngaFDkcA4IX9zTrzWwVXIVfLTqWmHchhYJV3tlucujXqvBj4IMP9TIrfys1MUe9RfcPZLg8GfX0ThV-7bu4r_M4nCFh8hVXfhyS6uxi1LqezCAGgm7DHXPmZ9-iQuR_jskZE1gTNpHMow8CJNGjCgcJZNF5k5csiyyWX701pU2HzFm0g9hZbHfBn1fJ5/s300/download.jpg"><img border="0" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkngaFDkcA4IX9zTrzWwVXIVfLTqWmHchhYJV3tlucujXqvBj4IMP9TIrfys1MUe9RfcPZLg8GfX0ThV-7bu4r_M4nCFh8hVXfhyS6uxi1LqezCAGgm7DHXPmZ9-iQuR_jskZE1gTNpHMow8CJNGjCgcJZNF5k5csiyyWX701pU2HzFm0g9hZbHfBn1fJ5/s1600/download.jpg" width="300" /></a></div><br /><span><br /></span><p></p>
<p><br /></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-79409903650105286782024-02-04T10:07:00.001+01:002024-02-04T10:07:15.746+01:00Esiste ancora la borghesia?<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Forse sarebbe il caso di comprendere che la
borghesia come classe sociale non esiste più, e che certi modelli
interpretativi della società tipici del secolo scorso non sono più adeguati a
elaborare sintesi teoriche e strategie politiche efficaci. La forbice sociale
si è fatta talmente ampia che, da un lato, vi si trova tutta la massa
proletaria de-proletizzata, allargatasi fino a inglobare il ceto medio e i
piccoli-medio proprietari, in una collettività caratterizzata dal condividere
tutta la medesima cultura, stile di vita e aspirazioni, e che si differenzia al
suo interno solo da diversi gradi di disponibilità economica individuale.
Dall'altro lato, invece, vi sono le élite economiche e (quindi) politiche, che
detengono potere e ricchezza reali, e che, nonostante siano un'esigua
minoranza, determinano le linee guida e i destini del mondo, condividendo piena
consapevolezza dei propri privilegi e del proprio status, in una forma di
solidarietà radicale che rappresenta la versione del XXI secolo della coscienza
di classe. In questo schema non trova più posto la borghesia come classe
sociale e visione del mondo, improntata ai valori di un moderato
conservatorismo, primato della morale e del benessere economico, stabilità
sociale e senso comune. La borghesia sta alla modernità come il precariato sta
al post-moderno, con il suo bagaglio di inquietudini, insoddisfazioni,
irrequietezze e disagi, a malapena anestetizzati dai surrogati di benessere che
il mondo dei consumi offre come briciole che cadono dalla tavola dei padroni.
Brandelli e sopravvivenze di ideologia borghese si osservano solo in certi
ambienti culturali di regime, che tuttavia sono agonizzanti e ormai
ininfluenti, come quegli stessi ambienti che ne sono ossessionati fino alla
patologia. Entrambi sono pensiero morto, anacronistico e miope. La condanna,
l'irrisione, l'agitare lo spauracchio della borghesia sono un vilipendio di
cadavere.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDE0u-rLu2sKJh2P47B-Nn4bhVdyBlbScnCcDtAXtOTJCtV_nwt44O_sqeKQs4SO9WIvr-rmfhw7qTLi7kDD4vOMC8lwSOnjnX6OpAeMSSAVqlnFxrl84qeDG7W3iAmuTmZDbJdtLcwggYPDdDEEKnO_zARq8oJhwsyrKA6ZEGLOl0pKblsvCBZ04j-IEX/s770/galateo_borghese_buone_maniere_crespi_dadda-770x470.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="470" data-original-width="770" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDE0u-rLu2sKJh2P47B-Nn4bhVdyBlbScnCcDtAXtOTJCtV_nwt44O_sqeKQs4SO9WIvr-rmfhw7qTLi7kDD4vOMC8lwSOnjnX6OpAeMSSAVqlnFxrl84qeDG7W3iAmuTmZDbJdtLcwggYPDdDEEKnO_zARq8oJhwsyrKA6ZEGLOl0pKblsvCBZ04j-IEX/s320/galateo_borghese_buone_maniere_crespi_dadda-770x470.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;"><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-84016196295112333632024-01-28T23:34:00.005+01:002024-01-29T07:02:20.047+01:00"Il deserto dei tartari" di Dino Buzzati<p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">"Il deserto dei tartari" è l’opera più rappresentativa di Dino Buzzati.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Trattasi di un romanzo che non ha bisogno di presentazioni, è la storia dell'eterna attesa e della snervante speranza.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Ai confini del mondo, in una frontiera lontana, in una guarnigione di un impero imprecisato che presidia una fortezza dimenticata dal tempo.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Dove nessuno fa niente, nessuno agisce, tutto procede con la lentezza della contingenza militare, tutti attendono il nemico e si illudono che arrivi. A volte hanno delle folli allucinazioni, preparano piani d'attacco e strategie militari, per abbattere un presunto nemico.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Questa eterna immobilità, questa attesa, questa ripetitività, svuota sogni e speranze e induce Drogo (il protagonista della storia), non ancora trentenne, ad un'esistenza vuota in cui il tempo scorre imperturbabile, le ambizioni vengono atrofizzate e i sogni resteranno sempre nel cassetto.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Una narrazione in un terra immaginaria, ai confini del mondo, con uno scorrere del tempo sospeso in un’attesa lacerante ed oppressiva.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Un capolavoro senza tempo.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">"Proprio
in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi
bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente
suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre,
gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo
provoca la solitudine della vita"<o:p></o:p></span></i></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; font-style: italic; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmYqZgJq3iGYcKBt-QZcH0ZUAjsB04HaE8WbTzwpUzZRz9rLBAKLOUGNxK0cBSGp4fiz21bEBJ3wfuZ5mZzrYJhOezTuJxqtfAe3ZGegqNOfKxAa2lzuYob4Wg1-yHWFwcWWH5EbqIxKX2-eQWFOOAWiZiGJrnkUBKmrcJ8yV6psKnQNs2zgG6qoX_Ikj8/s480/1_Valerio-Zurlini-Il-deserto-dei-Tartari-1976-480x372.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="372" data-original-width="480" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmYqZgJq3iGYcKBt-QZcH0ZUAjsB04HaE8WbTzwpUzZRz9rLBAKLOUGNxK0cBSGp4fiz21bEBJ3wfuZ5mZzrYJhOezTuJxqtfAe3ZGegqNOfKxAa2lzuYob4Wg1-yHWFwcWWH5EbqIxKX2-eQWFOOAWiZiGJrnkUBKmrcJ8yV6psKnQNs2zgG6qoX_Ikj8/s320/1_Valerio-Zurlini-Il-deserto-dei-Tartari-1976-480x372.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="background: white; color: #050505; font-family: "Bookman Old Style", serif; line-height: 150%;"><i style="font-size: 14pt;"> </i><span style="font-size: x-small;">OC</span></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-48522792127553092522024-01-23T21:47:00.002+01:002024-01-24T09:13:07.667+01:00La filosofia si può insegnare? - G. Papini<p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">La filosofia non è, come una qualsiasi scienza empirica, una cosa che si può insegnare. Una scienza è composta di fatti certi, di esperienze compiute, e di generalizzazioni provvisorie e chiunque possegga un'intelligenza media e una discreta memoria può impararla. Se dopo non manderà innanzi la scienza e non inventerà nulla di nuovo per lo meno potrà dire di sapere quella scienza e, al bisogno, potrà anche trasmettere ad altri le sue conoscenze. Per la filosofia il caso è diverso. La filosofia non è raccolta di fatti, non è registrazione di cifre, non è semplice insieme di generalizzazioni empiriche. Essa è la forma più alta dell'attività teorica dell'uomo è sforzo personale, è intuizione, creazione. Essa corrisponde, nella direzione intellettuale, a quel ch'è la poesia nella direzione immaginosa e sentimentale. Vale a dire che filosofi si nasce, non si diventa; che soltanto gli uomini di genio che filosofano si possono veramente chiamare filosofi e che c'è, dunque, un estro filosofico come c'è un'ispirazione poetica e un'estasi religiosa</span>.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">(…)<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Chi s'è mai sognato d'insegnare agli altri a diventar poeti? Se pur ce ne sono stati erano di certo degli sciocchi, che non son riusciti a nulla. Si può insegnar la retorica e la metrica, ma non si può mai dare, a chi non ce l'ha, l'anima poetica. Ora lo stesso si può dire della filosofia, la quale non si può insegnare se non a quelli che son già filosofi nell'anima, che son trasportati da un impulso fortissimo antico alla ricerca concettuale del vero, e costoro, in generale, non hanno gran bisogno di maestri di carne, parlanti da una cattedra, ma vivono in compagnia dei grandi spiriti morti, leggendone e meditandone le opere. E così come è scomparsa, nelle scuole, l'abitudine d'insegnare a far versi latini, così si deve proibire che si pretenda insegnare la filosofia, la quale, per sua natura, vien concessa a quei pochissimi, i quali insegnano a tutto il genere umano per mezzo dei loro libri.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">E non si dica che non si tratta d'insegnare a creare filosofie nuove ma conoscere e comprendere quelle passate, sì antiche che recenti. Giacché la filosofia, non essendo una meccanica congerie di conoscenze positive, non può essere, nonché creata, neppur compresa da quelli che non son nati per essa, e anche se costoro imparassero a memoria tutte le formule del maestro, e questo fosse pur un grandissimo filosofo, non diventerebbero spiriti filosofici.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9t-PJ0cAcmdAXHQ5enev5AP45sAaz4ip_Jk4LjhNW8bGyf3Q4iVcBg6J2WdOOZ2ULoJC_QBN1Wf4LLnZwfwT_AYOKTaUor9YyZdT3f-TOincuMhE8qhrCUiVGJA4KtBx85FJhBfx_1Lof79iE_nd8dNseGATNI10Aux7MWULUmohN-WC0mwvzsuTt38u/s800/nascita-filosofia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="458" data-original-width="800" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9t-PJ0cAcmdAXHQ5enev5AP45sAaz4ip_Jk4LjhNW8bGyf3Q4iVcBg6J2WdOOZ2ULoJC_QBN1Wf4LLnZwfwT_AYOKTaUor9YyZdT3f-TOincuMhE8qhrCUiVGJA4KtBx85FJhBfx_1Lof79iE_nd8dNseGATNI10Aux7MWULUmohN-WC0mwvzsuTt38u/s320/nascita-filosofia.jpg" width="320"></a></div><br><p class="MsoNormal"><br></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-33580416944311824162024-01-22T07:28:00.000+01:002024-01-22T07:28:00.149+01:00Svendita Italia<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Mentre all'ormai tradizionale summit prostitutivo
politico economico di Davos discutono di una "nuova fiducia", nello
stivale italico proseguono la svendita (d'altronde siamo in periodo di saldi) e
lo smantellamento delle eccellenze nostrane. In questi mesi abbiamo assistito,
con un governo autodefinito “sovranista”, al proseguimento di quelle politiche
iniziate nei primi anni novanta. C’è stata una innegabile accelerazione in
questa direzione, mancano pochi anni al compimento delle agende globali e
quindi il treno, partito tanto tempo fa, prosegue la sua corsa per arrivare alla
stazione 2030.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Ma entriamo nel dettaglio degli ultimi tempi: il settore
industriale è ormai in mano ai colossi della delocalizzazione, il settore delle
telecomunicazioni è stato svenduto a fondi di investimento (KKR), il settore
energetico ceduto in percentuale (moderno piano Mattei per sanare il debito
pubblico con la vendita del 4% di Eni), il settore agricolo subisce incentivi
alla non coltivazione e/o vendita dei terreni (addirittura con eventuale
esproprio) per il foto/agrovoltaico, oltre allo stop alle monoculture per tutto
il 2024 e abbiamo anche il settore nazionale delle poste sulla stessa via dei
già citati. Che dire inoltre del settore ittico? Sono anni che lo si vede in
difficoltà con le strambe politiche dei cravattari di Bruxelles. Dopo aver
lasciato proliferare il granchio blu che dalla Puglia è risalito in tutto
l'adriatico facendo tabula rasa di gran parte dei molluschi (e non solo) che
tutto il mondo ci invidia senza fare assolutamente nulla, il ministro del
settore competente ha messo altra carne al fuoco:<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">1) l'inserimento del granchio blu nelle specie
ittiche commercializzabili in Italia per aiutare gli operatori di settore a
fronteggiare l'invasione di questa specie, tutto sotto il nome di sostenibilità
economica per i pescatori (della serie: non abbiamo intenzione di risolvere il
problema, cambiate prodotto se volete lavorare). <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">2) dopo che per anni la Ue ha imposto limitazioni di
ogni sorta (vedi le giornate di pesca decise fuori confine), gli esecutori stanziano
74 milioni di soldi pubblici per la demolizione dei pescherecci datati sotto il
nome "protezione ambientale". <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Per un paese bagnato per quasi 8000 km di coste, con
relative flotte di pescherecci, compiere una manovra del genere è davvero indicativo.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Detto questo, i problemi in Italia rimangono il
ritorno al fascismo, l'omotransfobia, l'antisemitismo, il razzismo, la poca
vaccinazione, il patriarcato e il pandoro della Ferragni, ce lo dice l'Europa!<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpBx6UQSw4zc1CFtfV48VgEzBNLF3Uanjr1WJ-eQBD1oeUx-YhoHMxtZUzuMHLvEvkHTxNonxaUcxJ5F4XdKq1dDla2k0DGhms6mW8-jq-IJDxCivWBF8K7sQwrGV2vAeVQcZnlj1f1GTHMwWzKqfb2O0Ljm1-PqAihT18H_7G73V9FH1lpvc2qq79Al9u/s239/downloaditalia_in_svendita.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="211" data-original-width="239" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpBx6UQSw4zc1CFtfV48VgEzBNLF3Uanjr1WJ-eQBD1oeUx-YhoHMxtZUzuMHLvEvkHTxNonxaUcxJ5F4XdKq1dDla2k0DGhms6mW8-jq-IJDxCivWBF8K7sQwrGV2vAeVQcZnlj1f1GTHMwWzKqfb2O0Ljm1-PqAihT18H_7G73V9FH1lpvc2qq79Al9u/s1600/downloaditalia_in_svendita.jpg" width="239" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;"><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-69062921925515139252024-01-21T08:21:00.015+01:002024-01-21T09:01:48.110+01:00Fabrizio De André, l'ultimo poeta<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Fabrizio De André, un altro artista su cui negli
ultimi vent'anni si è fiondata la "cultura sinistra" (quando parliamo
di "sinistra" non intendiamo la mera categoria politica ma proprio
l'aggettivo sinonimo di infausto, avverso, che ben si addice a certi ambienti). </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Così come successo con Gaber e Battiato, se ne sono appropriati gli Scanzi di turno. Non bisogna, come accade in tali contesti, idealizzarli o
ergerli a guru del pensiero, ma ricordarli con sincerità per quello che
realmente hanno dato.</span></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">"Io
non ho nessuna verità assoluta in cui credere, non ho nessuna certezza in tasca
e quindi non la posso neanche regalare a nessuno. Va già molto bene se riesco a
regalarvi qualche emozione.”</span></i></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Chi era davvero Fabrizio De André? Uno
chansonnier? Un poeta genovese? Un cantastorie cosmopolita e contemporaneo?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Non è semplice racchiudere la personalità di De
André in qualche riga. Saggio, dalla voce profonda, poeta conoscitore di vizi e
virtù umane, è stato forse uno degli artisti più presenti nella memoria e nella
storia collettiva della Repubblica. Questo è tanto più vero quanto strano
poiché non si tratta di musica esattamente nazionalpopolare, né dalle tematiche
leggere, eppure il mito De André si è diffuso largamente. Tutto questo perché
egli ha saputo portare in superficie, dare un volto ed una collocazione alle
emozioni, così che ognuno vi si potesse ritrovare e scoprire una parte di sé.
Il suo segreto è stato il saper parlare con tutti, dall’intellettuale alla
persona più umile. Tutti affascinati da quel modo di cantare, ipnotico,
cullante e rassicurante.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">De André si assunse l’arduo compito di raccontare la
vita e con essa i sentimenti scomodi, le posizioni “sbagliate”. L’amore e la
paura, l’odio ed il coraggio, in una girandola di parole, note e strumenti,
utilizzando il mezzo più popolare per eccellenza: la musica.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">È entrato a far parte delle nostre vite e di
quelle delle generazioni future, per far riflettere sul senso della vita,
della morte, della libertà, della guerra. Con occhi attenti alle sopraffazioni,
agli abusi di potere, alle miserie umane, dalla parte degli umili, dei vinti,
senza mai nascondere la tragicità degli eventi.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Ha sempre parlato dei suoi “amici fragili” con
delicata poesia, senza abbandonarli mai. Ha donato a storie di terribile
degrado, tratte spesso da fatti realmente accaduti, straordinaria dolcezza, ed
una sorta di ultima ribellione.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">In De André c’è la vita, la politica, la polemica,
l’incubo, il sogno, il ragazzo di strada, l’aristocratico, la donna che fa la
vita, il drogato, lo spirituale, l’emarginato, il lavoratore onesto, il
credente, il senza Dio, l’uomo straziato dalla perdita del suo amore ed in
generale tutto un ampio spettro di personalità ordinarie, mediocri, bizzarre,
straordinarie, descritte con stile pungente ma confidenziale.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Era l’11 gennaio 1999 quando Fabrizio De André morì
e ai funerali Fernanda Pivano disse una semplice verità: “se ne va l’ultimo
poeta”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj30ZW4J1cGMlaQANfR2G3JtKs7-C5k43l2o1zrXawCmKJ_UwxK6RACUU0StyRn7PDGPBG3UWmCLMIvs-WjNSKUb9VL00OlYXK9EwpAOrU1NHJ0pTGRSg0d_Qq1iP1kbKeUkCzgd0rD1crt8_6Z-dqafaeAxV2AR8lVZsMAlBcNDy6yAM6EpDXrYS0541Rg/s220/220px-De_Andr%C3%A9_1998.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="165" data-original-width="220" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj30ZW4J1cGMlaQANfR2G3JtKs7-C5k43l2o1zrXawCmKJ_UwxK6RACUU0StyRn7PDGPBG3UWmCLMIvs-WjNSKUb9VL00OlYXK9EwpAOrU1NHJ0pTGRSg0d_Qq1iP1kbKeUkCzgd0rD1crt8_6Z-dqafaeAxV2AR8lVZsMAlBcNDy6yAM6EpDXrYS0541Rg/s1600/220px-De_Andr%C3%A9_1998.jpg" width="220" /></a></div><br /><span style="font-family: "Book Antiqua",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"> </span><span style="font-family: "Book Antiqua",serif; line-height: 150%;"><span style="font-size: x-small;">OC</span><br /></span><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Book Antiqua",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"><br /></span></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-86780315552422437372024-01-19T19:26:00.003+01:002024-01-19T19:26:44.533+01:00Edgar Allan Poe, pioniere del Decadentismo<p> <span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">Il 19 gennaio 1809 nasceva a Boston Edgar Allan Poe.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe il maledetto, il cantore delle tenebre umane, del macabro, della poesia notturna, degli incubi.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che ebbe grazie all’opera divulgativa di Baudelaire la giusta eco anche in Europa.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore incontrato in età adolescenziale.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che recava in sé la tenebra poiché alla fine era lui stesso le tenebre.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe il cesellatore di un nero che dominava il cuore e l’anima.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe che avrebbe potuto lasciarsi invadere passivamente da questo nero: ma con un coraggio che non abbandonò mai seppe osservarla questa tenebra, la rappresentò e la descrisse.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che con i suoi sensi morbosamente sottili e acuti sentì gli strepiti dell'Inferno, il battito di un cuore morto, i nervi sovreccitati, dilatati, isterici.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che buttò uno sguardo prolungato all'infinito e fece in modo di dilatare queste sensazioni nei suoi scritti. Strappando la forza dai sogni della notte, dai sogni a occhi aperti, dagli incubi della follia e dell'alcool, dal delirio della morfina.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che sapeva che la via dei sensi e dei nervi, accortamente sfruttata, ci conduce verso ogni altrove, verso ogni mistero, enigma o nodo metafisico.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che possedeva un'intelligenza prodigiosa: insieme esatta e inafferrabile, architettonica e paradossale.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che analizzava nei suoi racconti la presenza delle figure dell'inconscio, che vengono imperfettamente alla luce, ancora bagnate dall'oscurità dalla quale escono, e che non trascurava la complessità che questi impulsi assumono.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore pervaso da una volontà di indagine portata avanti usando gli archetipi della mente: come quelli del vortice, del pozzo, del doppio, del mortale pendolo del tempo, della cantina o della bara chiusa, dalla quale, forse, non potremo mai più uscire.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che si pose in modo disincantato ed arrendevole verso il senso del mistero, dell’insondabile e del non conosciuto.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">Poe lo scrittore che viene riconosciuto in modo inequivocabile, con il suo romanticismo esasperato, un pioniere del Decadentismo e, con la sua lirica delirante ed accesa, fu l'iniziatore del malessere che si sarebbe diffuso molto più tardi nella civiltà europea.</span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinMcPdqLz08R99l5zHlWrFWrltzBk0UQWUK0tbHDTks64SXOPf8eYha6pDngY9foZmhnWwQCBeXvP-jmb2oQxVNfeawRZy4feVjymHBR3WE0AJs1EASJpPVCRbI5Wm9nggIHUEkHOkVwakvExH7RXoDbbgToKVYZ4vIhJuO79huseFyAGJI5JbFjXvsTpG/s1920/edgar-allan-poe-101181.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinMcPdqLz08R99l5zHlWrFWrltzBk0UQWUK0tbHDTks64SXOPf8eYha6pDngY9foZmhnWwQCBeXvP-jmb2oQxVNfeawRZy4feVjymHBR3WE0AJs1EASJpPVCRbI5Wm9nggIHUEkHOkVwakvExH7RXoDbbgToKVYZ4vIhJuO79huseFyAGJI5JbFjXvsTpG/s320/edgar-allan-poe-101181.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;"><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-1590474035944330462024-01-15T10:47:00.008+01:002024-01-15T11:09:40.057+01:00Tolkien, liberi di “riveder le stelle”<p><i><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 19.9733px;">"Mi chiedo (se sopravviveremo a questa guerra) se resterà una piccola nicchia, anche scomoda, per gli antiquati reazionari come me.</span></i></p><i><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 19.9733px;">I grandi assorbono i piccoli e tutto il mondo diventa più piatto e noioso. Tutto diventerà una piccola, maledetta periferia provinciale.<br>Quando avranno introdotto il sistema sanitario americano, la morale, il femminismo e la produzione di massa all'est, nel Medio Oriente, nel lontano Oriente, nell'Urss, nella pampa, nel Gran Chaco, nel bacino danubiano, nell'Africa equatoriale, nelle terre più lontane dove ancora esistono gli stregoni, nel Gondhwanaland, a Lhasa e nei villaggi del profondo Berkshire, come saremo tutti felici.<br>Ad ogni modo, questa dovrebbe essere la fine dei grandi viaggi. Non ci saranno più posti dove andare. E così la gente (penso) andrà più veloce. Il colonnello Knox dice che un ottavo della popolazione mondiale parla inglese e che l'inglese è la lingua più diffusa.<br>Se è vero, che vergogna, dico io. Che la maledizione di Babele possa colpire le loro lingue in maniera che possano solo dire "baa baa". Tanto è lo stesso.<br>Penso che mi rifiuterò di parlare se non in antico merciano ma scherzi a parte: trovo questo cosmopolitismo americano davvero terrificante"</span></i><div><span style="font-family: Bookman Old Style, serif;"><span style="font-size: 18.6667px;"><i><br></i></span></span><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">
Tolkien è sempre stato ritenuto un autore “minore” dai “sinistri”, quelli occupati
solamente a discutere di immigrazione, scontri di piazza e lotte salariali. Fu pesantemente
osteggiato dagli anni settanta fino a
quasi tutti gli anni novanta del secolo scorso, dalla famosa intellighenzia di
sinistra, quel potere culturale che creava (e crea) un conformismo critico
fomentando pregiudizi ideologici.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">D’altronde era un autore che si occupava di fantasy,
un genere minore per costoro, rivolto prevalentemente a soggetti che preferiscono
rifugiarsi in castelli di fantasia dal momento che sono incapaci di affrontare
il mondo e la vita.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Poi improvvisamente ecco la riabilitazione, ma <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>solo come bravo autore di
"storielle".<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">La realtà è che Tolkien è stato una mente ALTA, che aveva
capito molto bene la direzione in cui stava andando il mondo, ovvero verso un
ammasso di popoli senza identità. Masse informi sarebbero avanzate come una
specie di blob senz'anima e storia. Popoli sradicati sarebbero stati sacrificati
sull'altare del consumismo capitalistico e sulla pira della voglia apolide e
promiscua del comunismo internazionalista.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><br>
Tolkien ha dato rappresentazione di quel mondo della Tradizione descritto da
Guenon, Evola, Coomaraswamy, Eliade e Schuon.<br>
Un mondo dove la Natura, il Mito, i Valori, il Coraggio, la Fedeltà, l’Amore,
il Sacrificio si sostituivano alla storia e all’ideologia del tempo presente. Egli
introdusse la dimensione magica e arcana nello scorrere profano del nostro
quotidiano.<br>
Una dimensione che non era un mero bisogno di esotismo o di rivoluzioni
improbabili, ma la riscoperta di un "altrove" che era fuori non solo
dal tempo occidentale capitalistico ma anche da quello apparentemente
antitetico della sinistra materialista.<br style="mso-special-character: line-break;">
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br style="mso-special-character: line-break;">
<!--[endif]--><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Tolkien ha ridato linfa ai racconti del passato collocandosi
in un tempo altro, in una dimensione parallela, ripescando e riproponendo
vecchie epopee presenti nel nostro substrato come il ciclo del Graal, re Artù,
il Kalevala finnico e persino pescando nel cammino iniziatico della Divina
Commedia.<br>
Il sacro si incontrava col santo, il mito con la storia.<br>
<br>
E se a distanza di tempo, l’opera tolkeniana, al contrario dei miti della
sinistra o dei miti in genere moderni, che si sono estinti o morti di auto
combustione, continua a fare proseliti, ad affascinare e a conquistare, il
motivo è molto semplice.<br>
Continua perché il senso del Mito abita in ognuno di noi, nelle nostre anime.<br>
Alcuni possono sopprimerlo ma non possono cancellarlo.<br>
Perché alcuni, e non solo alcuni, si sono resi conto che “abitare” in una sola
“dimensione” non è una condizione naturale.<br>
Si sente il bisogno, o magari solo la percezione, di altro. Di un mondo reale e
non artificioso, Un mondo non dominato dalla tecnica, dall’utile e
dall’economia. Un mondo dove innalzare la trascendenza da opporre ad un
presente sconfortante. Una ricerca della metafisica dove regna la fisica e lo
scientismo. Un bisogno forse elementare ma vitale.<br>
Per confrontarci con l’insondabile, con l’immaginazione ed il sogno. Per essere
liberi di “riveder le stelle”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsjabYbcPC2D8fyjZFAhbUhwzIHcICyF9MxXMIstnTGfuK7wG8t0-ky6-TPd42wU27dsAL3KztAOrwVsJtsC3Qtf7OxAXWUOFPWZ6FUIPz9Zo9GDoU2FjxDwTSF43KHa4Do_YOguhqlEtWxWFAZGbk_yVpS1aFh_ll0rFNt2RkIGOHraLgWTQly9hbRVL3/s784/itcgynfg7png67ikxfiqy7tmdb2cbv8u.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="441" data-original-width="784" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsjabYbcPC2D8fyjZFAhbUhwzIHcICyF9MxXMIstnTGfuK7wG8t0-ky6-TPd42wU27dsAL3KztAOrwVsJtsC3Qtf7OxAXWUOFPWZ6FUIPz9Zo9GDoU2FjxDwTSF43KHa4Do_YOguhqlEtWxWFAZGbk_yVpS1aFh_ll0rFNt2RkIGOHraLgWTQly9hbRVL3/s320/itcgynfg7png67ikxfiqy7tmdb2cbv8u.jpg" width="320"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br><span style="font-size: x-small;">OC</span><br><br></td></tr></tbody></table><br><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><br></span><p></p></div>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-27227627811340847642024-01-13T20:52:00.002+01:002024-01-13T21:26:26.653+01:00Rino Gaetano, rivoluzionario dimenticato<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Irriverente, dissacrante, fuori dagli schemi,
rivoluzionario, profondo, disincantato: tutto questo, e molto altro, era Rino
Gaetano, vera e propria mosca bianca nel panorama, sovente piatto ed omologato,
del cantautorato italiano. Troppo spesso colpevolmente dimenticato da pubblico
e critica, l'autore crotonese, ma romano d'adozione, ci offre tra la metà degli
anni '70 sino alla sua tragica e controversa morte avvenuta nel 1981, una
discografia variopinta, poliedrica, ossimorica, alternando, con straordinaria
disinvoltura, leggerezza ed impegno civile, tradizione ed innovazione,
toccando, con il suo particolare stile, le tematiche più scottanti
caratterizzanti quegli anni tumultuosi, donandoci testi mai banali, pungenti,
sagaci, che puntano diretti alle papille gustative esistenziali di chi si
approccia all' ascolto dei suoi brani. Sempre schierato dalla parte degli
ultimi e pronto a denunciare attraverso la sua musica malcostumi e vizi
dell'epoca, mettendo nel mirino giornalisti, politicanti, falsi perbenisti e
personaggi pubblici, Rino Gaetano è sicuramente un "figlio unico" del
suo tempo. Un autore completo, uno straordinario paroliere, da riscoprire e
rivalutare necessariamente, sfruttando con consapevolezza la sua eredità
artistica, incarnante un'utilissima chiave di lettura per un'analisi critica e
disillusa del nostro presente.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI0ogzJD5yfFxjLSfRtJzG7eAS4LG7hB_JFn5wZThR3V3_WQ9-bqe1rgybeWS-nFy-WlLddxW6HifrUQJjgVpR5T-56kGPV9W2iUGmsovcuK6nnhXDDbhK43GZKXWiHdmWBhuLIM0RzTQtCFypcIbdOukSCmk5nC2edxqAPMK85KNn4lTDmCEkDwoeld86/s945/come-morto-rino-gaetano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="945" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI0ogzJD5yfFxjLSfRtJzG7eAS4LG7hB_JFn5wZThR3V3_WQ9-bqe1rgybeWS-nFy-WlLddxW6HifrUQJjgVpR5T-56kGPV9W2iUGmsovcuK6nnhXDDbhK43GZKXWiHdmWBhuLIM0RzTQtCFypcIbdOukSCmk5nC2edxqAPMK85KNn4lTDmCEkDwoeld86/s320/come-morto-rino-gaetano.jpg" width="320"></a></div><br><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;"><br></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-89760152838120511882024-01-02T10:24:00.001+01:002024-01-02T13:47:44.988+01:00Domande al Presidente Mattarella dopo il discorso di fine 2023<p><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">A seguito della consueta emorragia retorica di fine anno, vorremmo chiedere al nostro beneamato Presidente:</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">1. Come si coniuga, ad esempio, l'elogio e l'appello alla pace con l'invio di armi a nazioni belligeranti, l'assenza di sanzioni a nazioni che fanno stragi di civili, l'astensione dal voto per risoluzioni ONU in vista del cessate il fuoco? In pratica con il finanziamento e l'incoraggiamento alla guerra?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">2. Come si sposano le denunce delle condizioni disastrose della sanità e della mancanza di lavoro dignitoso e sicuro, con decenni di scelte politiche volte allo smantellamento dello stato sociale e improntate alla promozione del più cinico liberismo economico?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">3. Gli appelli all'unità e alla solidarietà sociali sono compatibili con la discriminazione sanitaria degli ultimi anni, con la recente promozione del conflitto tra sessi e la stigmatizzazione del maschile, nonchè la censura e la condanna di qualsiasi autentica diversità ideologica? L'elogio dei diritti umani e costituzionali (che il Presidente è chiamato a tutelare) è compatibile con le politiche dei governi italiani degli ultimi anni?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">4. Il ritiro giovanile da politica e impegno sociale, nonchè la disillusione, l'apatia, la vacuità delle nuove generazioni, possono considerarsi correttamente avversati delle scelte fatte in materia di educazione pubblica, deresponsabilizzazione del ruolo delle famiglie nell'educazione dei giovani, promozione da parte dello Stato di modelli sociali e tipi umani improponibili e deleteri?<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;">5. Infine, la distruzione della millenaria tradizione cattolica attraverso il veleno del modernismo può essere definita come opera di "instancabile magistero"?</span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiioIPKcOXTOdjIrqzZwTOWd1or8wrLADJOmroLs_R0fpl55s1R8jxOk-Qd-LNKcWYtO5Eo7b_qRvRE_x9seiL1vqWjNf4if5hzX9vKRYi0MzrmhfXNC3wDMu__0zZX1exJyxujRD1_4LVP0DgojQVi4G1OiMbGWoDYQvLOo4QsU7yL5oMk_vUQ6Ry7Mm8K/s800/205115740-787322c0-224b-4a87-9ff9-3d7db697fbde.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiioIPKcOXTOdjIrqzZwTOWd1or8wrLADJOmroLs_R0fpl55s1R8jxOk-Qd-LNKcWYtO5Eo7b_qRvRE_x9seiL1vqWjNf4if5hzX9vKRYi0MzrmhfXNC3wDMu__0zZX1exJyxujRD1_4LVP0DgojQVi4G1OiMbGWoDYQvLOo4QsU7yL5oMk_vUQ6Ry7Mm8K/s320/205115740-787322c0-224b-4a87-9ff9-3d7db697fbde.jpg" width="320"></a></div><br><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt; line-height: 28px;"><br></span><p></p><p class="MsoNormal"><br></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-10473465401080420372023-12-31T11:45:00.001+01:002023-12-31T11:45:17.097+01:002023, l'anno della caduta delle maschere<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">Vogliamo ricordare il 2023 come l'anno
della caduta delle maschere.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">La prima, la più clamorosa, è quella che
si è staccata dal volto delle democrazie occidentali allorché hanno accordato
pieno appoggio alla strage di civili palestinesi ad opera di Israele. Il
cinismo di Israele è il cinismo dell'Occidente stesso, che per i propri scopi
non arretra neppure di fronte al genocidio e alla pulizia etnica, dimostrando
la malafede di chi per decenni si è riempito la bocca di condanne rivolte al
male assoluto, salvo poi macchiarsi di crimini altrettanto raccapriccianti
senza un attimo di indecisione. Come nel caso dell'Ucraina, l'Occidente si
servirà del fanatismo nazionalista israeliano fintanto che questo sarà utile al
suo progetto di riequilibrio degli assetti globali, salvo poi scaricare il
partner senza troppi scrupoli quando questi avrà esaurito il proprio ruolo
sulla scacchiera geopolitica, probabilmente dopo il disastro o il collasso.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">È il caso dell'Ucraina, nazione che dopo
essere stata sedotta dall'Occidente e inviata al massacro carica di armi e
promesse, è ormai un rottame che manda al fronte bambini e disabili e che si
sostiene esclusivamente grazie ad aiuti Occidentali, che oggi sono sempre più
dubbi e discussi. Lo scopo primario della guerra in Ucraina, ossia il proposito
di Stati Uniti di minare ogni presupposto di solidarietà tra Russia ed Europa,
può essere considerato in gran parte raggiunto, con un processo di
deindustrializzazione dell'area EU in costante crescita e un'economia sempre
più precaria. Oggi che l'impossibilità di vincere la Russia viene dichiarata anche
dagli organi di informazione generalisti, gli scopi e i frutti di questa guerra
sono palesi a chiunque. Può dunque cadere anche quest'altra maschera: non tanto
quella della sconfitta ucraina, che era palese a chiunque non fosse annebbiato
dall'ideologia, ma quella della menzogna di chi ha promesso vittoria ad
oltranza e ora si accontenta di ipotesi di negoziato e di contenimento dei
danni.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">Cade quindi la maschera dal volto della
stampa, che oggi dubita delle certezze di ieri, e delle personalità in maglia
verde che pochi mesi fa incensava e che oggi si scoprono non troppo limpide e
non troppo democratiche. Cade pure la maschera dal volto del governo, sorpreso
a dichiarare la propria stanchezza nei confronti di un conflitto che si sa di
non poter vincere, ma da cui non ci si può sottrarre. A proposito, tra quanto
cadrà pure la maschera dell'ostilità al MES, visto che il più sovranista dei
governi italiani si è rivelato essere il più prono ai dettami europei e alle
sue grottesche icone? Ricordiamo en passant la commedia della critica di Meloni
a Draghi, e l'epilogo comico di chiarimenti e smentite.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">Cade la maschera dal volto della Chiesa,
che con l'ultima apertura alle benedizioni delle unioni omosessuali dichiara
esplicitamente (e non più equivocamente) la propria vocazione antitradizionale,
modernista e – in definitiva – anticattolica. Di fronte a questa presa di
posizione appare esplicita la volontà non tanto di adeguarsi allo spirito dei
tempi, ma di farsi promotrice dello spirito medesimo, di esserne un centro di
propagazione. Ognuno, di fronte a questo punto di non ritorno, faccia le
proprie valutazioni: quel che è certo che non se ne possono più ignorare la
portata e le conseguenze. Del resto, che la furia del progressismo più
virulento spiri da tutti i fronti, è apparso in maniera palese dalla vomitevole
strumentalizzazione ideologica di recenti fatti di sangue di cui molto si è
parlato. Su tali episodi sarebbe opportuno soprassedere se tuttavia non fossero
un indicatore sociale particolarmente significativo in merito a come le masse
siano facilmente suggestionabili e manipolabili a partire da particolari stati
emotivi collettivi, che possono essere opportunamente indotti a partire da
efficaci campagne di comunicazione pianificate e coordinate. In questo caso
penoso, cade la maschera di dolore dal volto della collettività, per mostrare
la nuova incarnazione dell'odio di classe, della discriminazione sociale,
dell'interesse di chi vuole una società divisa e avversaria nella sua radice
più intima ed essenziale: quella della famiglia, degli affetti, della relazione
tra i sessi.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; font-size: 14pt;">Cade infine la maschera dal volto deluso
del fronte del dissenso. Il 2023 è stato un altro anno di faide, di conflitti,
di defezioni, di calunnie, tutti interni all'ambiente di chi vorrebbe
rappresentare verità e giustizia, e spesso non incarna altro che se stesso, il
proprio interesse e la propria egocentricità. Inutile rilevare la lunga teoria
di contraddizioni, miserie e assurdità che caratterizza questo ambiente e che
non smetteremo di denunciare, proprio perché, essendone parte, fanno da
specchio a ciò che non vogliamo essere e a ciò che consideriamo i più grandi
pericoli per chi persegue un ideale di verità e giustizia.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjALapbAWw5k4IfdKRxuYqs9PuCShTo4F1GdR9Rl4DyAoL-IKEfrSluk8AUaBlx_iLMWcBHW6-4BYADxVTeGfzKZk3raaKqVOJEJ9QDRscDiGkeJoUFDa2FJVXe8jX0A17G7qFDfK9qbtSEVrwD2cMkpPrv7cUHmpUJDCVWU3mCLiWvieUnyQedGUIB_71l/s225/download.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="224" data-original-width="225" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjALapbAWw5k4IfdKRxuYqs9PuCShTo4F1GdR9Rl4DyAoL-IKEfrSluk8AUaBlx_iLMWcBHW6-4BYADxVTeGfzKZk3raaKqVOJEJ9QDRscDiGkeJoUFDa2FJVXe8jX0A17G7qFDfK9qbtSEVrwD2cMkpPrv7cUHmpUJDCVWU3mCLiWvieUnyQedGUIB_71l/s1600/download.jpg" width="225" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;"><br /></span><p></p><p class="MsoNormal"><br /></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-70569462376764234702023-12-28T20:00:00.005+01:002023-12-29T06:59:16.978+01:00L' accoglienza indifferente<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Oltremodo paradossale, al giorno d'oggi, è il
concetto di "accoglienza". Sciorinato sguaiatamente, senza soluzione
di continuità, dai maggiori organi d'informazione nostrani e sventolato, come
falso vessillo di solidarietà, da pseudo intellettuali da salotto, buonisti e
sinistri vari, tale cortocircuito alberga indisturbato tra gli argomenti
prediletti di quella branca di popolazione che si vuole sentire a tutti i costi
dalla parte dei giusti, dei civili, degli equi, dei moderati. Paradigmatico, in
tal senso, è il periodo natalizio. Mentre, infatti, i più si affannano alla
ricerca del regalo ideale da mettere sotto l'albero ed organizzano cene e
pranzi familiari, nell' indifferenza generale, soggetti sradicati e smarriti
errano raminghi nei centri storici e nelle periferie delle grandi città,
manifestando disagio, colonizzando abusivamente intere aree urbane,
arrangiandosi alla meglio per sopravvivere, totalmente avulsi dal contesto
circostante, con nessuna voglia di integrarsi con una cultura ed una società totalmente
distante dal loro modo di vivere e pensare. È questa, forse, la tanto
sbandierata accoglienza? Qui risiede la tanto decantata integrazione? Così,
mentre chi ha spento da tempo il cervello si accontenta, da un lato, della
melassa appiccicosa propinata dalla propaganda globalista e dall'altro di finte
beghe e proclami sovranisti, la "disintegrazione" dei popoli va
avanti indisturbata, sotto le mentite spoglie della "solidarietà" e
dell’ "uguaglianza", senza che nessuno alzi realmente la voce, per paura
d'esser appellato come fascista o tacciato di "razzismo".<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">"
Ma noi siamo talmente toccati<br />
Da chi sta soffrendo<br />
Ci fa orrore la fame, la guerra<br />
Le ingiustizie del mondo<br />
Come è bello occuparsi dei dolori<br />
Di tanta, tanta gente<br />
Dal momento che in fondo<br />
Non ce ne frega niente" ( G. Gaber)<o:p></o:p></span></i></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfY-SH3iUYc978AmOkMxxuSaeQgmsbYU7EJDKx3uATcjzRl1ys-MjmS9FT8CyDhjh5i2aAGmosZpRdDZNSa8JB1a0wXmzp_wRt2iAY-ikYqnxx-Kuh1PZcksTeWTNCdTlyHNSM2rX2DyAKEG7mc4RiKDGIo0GRwkPgNnqM1g8FYawHp5MbgwosLBlps2fR/s2000/accordo-europeo-migranti.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1125" data-original-width="2000" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfY-SH3iUYc978AmOkMxxuSaeQgmsbYU7EJDKx3uATcjzRl1ys-MjmS9FT8CyDhjh5i2aAGmosZpRdDZNSa8JB1a0wXmzp_wRt2iAY-ikYqnxx-Kuh1PZcksTeWTNCdTlyHNSM2rX2DyAKEG7mc4RiKDGIo0GRwkPgNnqM1g8FYawHp5MbgwosLBlps2fR/s320/accordo-europeo-migranti.webp" width="320" /></a></div><br /><span style="background: white; color: black; font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: "Segoe UI";"><br /></span><p></p><br /><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-77631400129952806672023-12-28T01:42:00.005+01:002023-12-28T08:29:16.769+01:00Georg Trakl, tra tormenti e intuizioni<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Georg Trakl è stato un Poeta austriaco che solo da
pochi lustri ha avuto visibilità in Italia.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;"><i>“Il singolo, nella società moderna si isola perché
preferisce essere dissoluto anziché inautentico. Io anticipo le catastrofi
mondiali, non prendo partito, non sono un rivoluzionario. Sono il partito della
mia epoca e non ho altra scelta se non il dolore”</i>.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Bastano queste poche frasi per presentare Georg
Trakl, forse uno dei più grandi poeti di lingua tedesca del Novecento, autore
apocalittico che visse durante l’angosciosa vigilia della Grande Guerra,
apparentemente lontano dalla nostra epoca ma terribilmente attuale.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Agli occhi dei pochi che in Italia si sono accostati
alle sue poesie, è parso di scorgere le stesse linee dei poeti maledetti
francesi ma è l’epilogo della sua vita che ha fatto assumere alla sua poetica
un contorno più tragico e più viscerale.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">La sua fu un’esistenza tormentata e breve, consumata
da una misantropia estrema, spesa nell’esaltazione di una natura misteriosa e
sconosciuta.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Come un personaggio di Dostoevskij, Trakl si sentiva
perseguitato da una colpa innominabile, sofferente in una società che reputava
inadeguata, consumato dal bisogno di alcool e stupefacenti, ossessionato da
visioni di decadenza e dall’ incapacità di vivere.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Trakl è difficilmente etichettabile, collocarlo in
un movimento letterario sarebbe riduttivo, così come risulterebbe arduo il
tentativo di dare alla poesia del poeta austriaco un’interpretazione esaustiva
e definitiva.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">L’opera di Trakl ha una dimensione esistenziale, le
sue liriche erano una esemplare espressione della crisi epocale della cultura
occidentale agli inizi del Novecento. Una crisi che in Trakl non trovava
risposte ma solo domande. Domande che si esplicavano in un linguaggio
inadeguato a tracciare i contorni dell’esistenza e del suo senso.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">L’uomo che scaturisce dalle liriche di Trakl è un
viandante, un essere che cerca di tendere al suo luogo originario. Ormai
perduto e lontano, di lui resta solo un ricordo sbiadito. Uno straniero alla
ricerca di un proprio centro interiore, smarrito da una modernità ormai
incombente.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Lo straniero a volte assume anche le sembianze del
folle, colui che è in grado di allontanarsi dalla realtà quotidiana e di
compenetrare o cercare almeno di interpretare la verità tramite le
manifestazioni della natura. In una continua oscillazione tra visioni di caduta
e resurrezione e immagini di idilliaco accordo tra uomo e natura.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Per Trakl l’uomo contemporaneo, vista
l’impossibilità di superare la crisi di significati e di valori, avrebbe dovuto
assumersi la responsabilità di percorrere l’avventura del nichilismo sino in
fondo, pagandone anche le estreme conseguenze. Trakl difatti si suicidò nel
novembre del 1914.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">La sua poetica vive nella luce incerta del
crepuscolo ma anche dell’aurora, sospesa tra fine ed inizio in un linguaggio
visionario e lacerato.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Al centro troviamo l’uomo solo che si aggira in un
mondo di brutture, di inganni e di disvalori, sempre alla ricerca di una luce
negata.<o:p></o:p></span></p><p>
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">In un mondo dove “Dio è morto” leggere Trakl
significa chiedersi se il tramonto che investe la storia e di conseguenza
l’esistenza individuale, significhi uno spegnersi definitivo o un buio che si
deve attraversare per giungere ad una nuova alba.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG1h1lTxKcxN2Z2KLBmhyphenhyphennPc3WXTtaOlQGcHaTRRCZic8grWf2SPjb-AKeK_rnptzYCivqF8JUgdIm9khl-bhHKmumgKH21Bh2HkAwD5iGWOpUdx_pCpyoiusQnAXEdnv61DMA-kQFeoTeT7m6wZEepc6jUyf0ppLTrP5ZaMCSV0ZJ8CdvOjdq7gddMJUa/s1200/Georg-Trakl-Teaser.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG1h1lTxKcxN2Z2KLBmhyphenhyphennPc3WXTtaOlQGcHaTRRCZic8grWf2SPjb-AKeK_rnptzYCivqF8JUgdIm9khl-bhHKmumgKH21Bh2HkAwD5iGWOpUdx_pCpyoiusQnAXEdnv61DMA-kQFeoTeT7m6wZEepc6jUyf0ppLTrP5ZaMCSV0ZJ8CdvOjdq7gddMJUa/s320/Georg-Trakl-Teaser.webp" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"> </span><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; line-height: 150%;"><span style="font-size: x-small;">OC</span></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-82126567100940862982023-12-19T16:46:00.000+01:002023-12-20T20:48:41.700+01:00Apolidi della Verità - Weltanschauung Italia<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">E' disponibile il nostro nuovo libro
“Apolidi della Verità”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Apolide è colui che, per circostanza o per scelta,
non possiede cittadinanza alcuna. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">L'Apolide della Verità è colui che, nell'aspirazione
all'autenticità, rinuncia alla propria patria ideologica e si mette in cammino.
Senza una cittadinanza ideologica, per rinuncia o necessità, egli si incammina
deciso in direzione del Sole, attraversando metropoli d'idee consunte e in
rovina, tra cadaveri di finti maestri, presso vestigia di ciò che è stato ed è
naturale non torni.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Poche cose reca con sé, solo l'essenziale. Egli,
infatti, può essere definito anche come l'uomo residuale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">L'espressione indica colui che è portatore di ciò
che rimane dell'essere umano in senso proprio, dopo che l'epoca dell'umano ha
ceduto il passo a quella dell'inumano. Egli è il custode di ciò che nell'uomo
non può essere ulteriormente ridotto, il non negoziabile, quanto non può essere
oggetto di compromesso, pena la perdita dell'umanità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">Buona lettura a chi vorrà leggerci.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><a href="https://amzn.eu/d/7lLH8ld">LINK ACQUISTO</a></p><p class="MsoNormal"><a href="https://www.libridelbardo.com/filosofia/1983-apolidi-della-verita.html">LINK ACQUISTO 2</a><br></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;">WI<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibpvqtTMwJz3NIo23BFsbnaAIo-buCtEc-Zy_XCKEx0b50Vt1FyFA3ggwWBnN-Zo7Z81E2dXawCVtUYxEDpaTvL6zuYoVc6OKkImF6T44UWMGSkDFc412l7d-ZjXynaj16QLjKV4yHn9Jwa-kI8BD3rsk_wT3pJ_EIC3NV3qn5bH0C6Aj04qJ46tfqPyxo/s1630/405404765_736295791720581_2070016608300934537_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1630" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibpvqtTMwJz3NIo23BFsbnaAIo-buCtEc-Zy_XCKEx0b50Vt1FyFA3ggwWBnN-Zo7Z81E2dXawCVtUYxEDpaTvL6zuYoVc6OKkImF6T44UWMGSkDFc412l7d-ZjXynaj16QLjKV4yHn9Jwa-kI8BD3rsk_wT3pJ_EIC3NV3qn5bH0C6Aj04qJ46tfqPyxo/s320/405404765_736295791720581_2070016608300934537_n.jpg" width="212"></a></div><br><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14pt; line-height: 150%;"><br></span><p></p><br><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6592824172042736925.post-34504330905337357722023-12-15T07:03:00.002+01:002023-12-15T07:03:29.463+01:00Come nasce il senso religioso? - G. Rensi<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">Vuoi sapere quale e l'indizio che il senso veramente
religioso abbia cominciato a prendere radice in te? Quando tutte le cose in
cui, dacché hai aperto gli occhi, si svolse e fu intrecciata la tua vita, ad
esempio le forme d'abitazione, case, stanze, appartamenti, natura e
distribuzione dei mobili; i mezzi di locomozione, ferrovie, automobili, tram;
la foggia dei vestiti e le particolarità dell'abbigliamento; le istituzioni
politiche e i rapporti e le concessioni sociali di qualunque genere che
constati esistenti sulla terra; la forma dei concetti nella mente umana, il
modo con cui questa li concatena, cioè la natura del pensiero nostro, il
sistema con cui sulla terra si pensa; la maniera di comunicazione degli uomini
fra loro con la parola parlata o scritta; persino la costruzione, il
funzionamento e i bisogni del tuo stesso corpo: persino il sorgere e il
tramontare del sole – quando tutte queste cose familiari a te, tue proprie,
connaturate con te e con la tua mentalità, cose che sono ovviamente cosi come
sono, che è naturale siano cosi; quando, improvvisamente, tutte queste cose ti
susciteranno un senso di stupita curiosità, come se fossero gli usi e i costumi
d'un remoto villaggio dell'Estremo Oriente o dell'Africa centrale dove ora per
la prima volta ti accade di passare; quando percependo quelle cose a te
familiari sin dall'infanzia ti sentirai interiormente spuntare l'esclamazione:<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Cambria Math",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: "Cambria Math";">≪</span><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">ma
che cose singolari! ma che stranezze! che curiose consuetudini dominano qui! in
quali particolarissime abitudini e modi di vita e d'essere questa regione
dell'universo si è intricata!</span><span style="font-family: "Cambria Math",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: "Cambria Math";">≫</span></i><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">;
– quando, ancora, scuole, esami, concorsi, impieghi, professioni, carriere ti
faranno pensare: </span></p><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Cambria Math",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: "Cambria Math";">≪</span><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">ma
in quali strani stampi viene racchiuso lo spirito qui!</span><span style="font-family: "Cambria Math",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-family: "Cambria Math";">≫</span></i><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;">; – quando ti sentirai
sorgere questi pensieri, avrai in ciò un indizio che il senso religioso
comincia a vigoreggiarti dentro. Da questi pensieri ti scaturisce l'oscuro ed
enigmatico sentore che ciò che in te fu per cinquanta o settant'anni spettatore
di tutte quelle cose, a te sinora cosi familiari, cosi tue, non è di
questo paese sublunare, paese che tu attraversi come un forestiero, come se
attraversassi curiosamente un villaggio orientale o africano; ma e di un altro
paese, d'un'altra patria. Quale? Questo ti è assolutamente oscuro, perchè,
tanto è l'interesse che hai preso agli usi e costumi del paese sublunare in cui
ti è avvenuto di passare e soggiornare per cinquanta o ottant'anni, tanto di
quegli usi e costumi ti sei impregnato, che quale sia il tuo paese te lo sei
dimenticato e non ti è restata che l'incerta e nubilosa impressione che esso
non è questo.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Bookman Old Style", serif; line-height: 150%;"><span style="font-size: x-small;">Tratto da "Lettere spirituali" di G.Rensi</span></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd8YWsNAV7tTItkYqXm4jOdrpCOLvq4yDoas-XxnkuhsfoodVlCPQcNkys_626PmPz7VmkT-p0rC7QUrxZS47xYnAbYYQzWCHg_b-LNMtkh3_h0XVEuG5byO6JJAizSVu3tqo5gt1cMh9Q1gVkGB-Xi7KTa2AmA6R0oLSt_qH_QqDcvrDt1Bn1vGJIndzU/s690/preghiera-large-0-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="690" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd8YWsNAV7tTItkYqXm4jOdrpCOLvq4yDoas-XxnkuhsfoodVlCPQcNkys_626PmPz7VmkT-p0rC7QUrxZS47xYnAbYYQzWCHg_b-LNMtkh3_h0XVEuG5byO6JJAizSVu3tqo5gt1cMh9Q1gVkGB-Xi7KTa2AmA6R0oLSt_qH_QqDcvrDt1Bn1vGJIndzU/s320/preghiera-large-0-1.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "Bookman Old Style",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 150%;"><br /></span><p></p>WIhttp://www.blogger.com/profile/12109615688225091199noreply@blogger.com