Cancellare gli "intellettuali" miopi

Avrete letto le ultime misure del governo Draghi. Abbiamo, tra le altre cose, l’introduzione dei passaporti vaccinali per salire sul tram sotto casa (neanche i complottisti più sfrenati erano arrivati a predire questi scenari).

Stupiti? Non si può esserlo.

A Marzo 2020 era già tutto chiarissimo, ricordate quelli che cercavano i virus nell'asfalto? Quelli che mascheravano i bambini alle elementari facendo i balletti con i gomiti? Quelli che inseguivano il vecchietto che comprava il pane ad un metro dal proprio comune? Quelli che accerchiavano con gli elicotteri un uomo che passeggiava da solo in spiaggia? E i banchi a rotelle? I plexiglass tra un ombrellone e l’altro? Potremmo scriverne di ogni, mostrando una umanità totalmente allo sbando in piena dissonanza cognitiva indotta dal potere. Deliri su deliri accompagnati da slogan come "nulla sarà come prima", "avanti con la nuova normalità".

Era doveroso, perlomeno da parte degli "intellettuali", comprendere immediatamente che quanto stava accadendo aveva fini non dichiarati e non era una mera questione sanitaria. Non ci sono scusanti per non aver denunciato lo scenario globale. Indi per cui, tutti quei pensatori, artisti, insegnanti, filosofi, sociologi, psicologi ed intellettuali di vario genere, e potremo farne una lista molto lunga (alcuni hanno cambiato idea solo successivamente), che non hanno capito SUBITO quanto stava accadendo, hanno perso qualsiasi credibilità.

Bisognerebbe anche liberarsi dei loro testi passati; d’altronde cosa possono insegnare costoro? Questa era la prova del nove. Hanno dimostrato di non saper leggere la realtà, di non conoscere le basi della manipolazione, della propaganda, di come agisce il potere in epoca postmoderna. Non hanno altresì analizzato seriamente i processi che hanno reso possibile tale deriva.

Di fronte ad una situazione nitida sin dal primo giorno, hanno avallato una narrazione demenziale, dimostrandosi incapaci di leggere il reale. E badiamo bene che dentro il calderone ci sono finiti tantissimi personaggi di livello, che si occupano da una vita di certi argomenti. Pensate ad esempio a Chomsky, fine linguista ed esperto di comunicazione, diventato oggi un sostenitore dei lockdown. Pensate al coreano Byung Chul Han, filosofo analista dei nostri tempi, ridotto ad essere un "covidiota" qualsiasi, o allo psicologo nostrano Recalcati ormai in preda a interpretazioni fantasiose ed ipocondriache del reale.

Ma ce ne sono tantissimi altri che ci hanno lasciato basiti per la loro miopia.

Bisognerebbe togliere definitivamente lo status di “intellettuale” a tutti coloro che non hanno saputo leggere correttamente la "pandemia" da una prospettiva ampia, critica e multidisciplinare. I loro testi passati? Evidentemente erano solo fisime, blande intuizioni ed intellettualismo fine a se stesso.

Un Foucault, un Illich o uno Junger non si sarebbero certamente accodati ad una narrazione simile, ne siamo certi.



L'utilità del green pass

No, non è vero che il green pass è un fallimento. In realtà, il lasciapassare verde funziona benissimo. È incredibilmente efficiente nel seminare odio e confusione, nel trasformare diritti in concessioni, nel porre le basi per un sistema di crediti sociali destinato a sconvolgere in maniera irreversibile la tradizione giuridica occidentale. È perfettamente idoneo a ghettizzare, pregiudicare la sopravvivenza, isolare, criminalizzare una parte considerevole di onesti cittadini che si muovono nell'alveo della legalità, rei di non essersi piegati dinnanzi ad un abominio morale e costituzionale. A costringere il popolo a continue iniezioni, pena la sua revoca. No, non è vero che il green pass è uno strumento fallace. De facto, è particolarmente rispondente ai fini per cui è stato posto in essere: minare il principio di legalità, quello dell'habeas corpus e della certezza del diritto, ristrutturare la società attraverso regole comportamentali e rimodulazioni di abitudini, edificare nuovi paradigmi economici mediante la mortificazione della piccola e media impresa, sdoganare e legittimare la pretesa punitiva dello Stato nei confronti del "dissidente", del disobbediente. No, non è vero che il lasciapassare verde non funziona. Purtroppo, ahi noi, è un meccanismo oramai oleato e sorprendentemente efficiente. Utilissimo, nostro malgrado, a chi ha deciso, fin dal primo giorno, che nulla sarebbe stato più come prima. Con buona pace di chi si ostina, imperterrito, ad analizzare lo scellerato provvedimento soltanto da un punto di vista sanitario.

Cui prodest scelus, is fecit.




L’accompagnamento verso il nuovo ordine

Lo scarso funzionamento della vaccinazione di massa, si pensi ai quattro mesi di immunità da difendere con ripetute iniezioni, alle quarantene imposte, alle mascherine, all'inevitabilità del contagio, è funzionale al processo in corso? Può essere utile, suo malgrado, a distruggere e ricostruire un intero ordine sociale?

D’altronde se la vaccinazione funzionasse, ci si dovrebbe fermare e ristabilire il 'vecchio mondo' pre-2020. Il progetto ha invece bisogno di un tempo, che non può 'spegnersi' nel giro di un anno e mezzo. Si può quindi ragionare, sulla necessità - s'intenda: necessità narrativa -, che la vaccinazione non dovesse funzionare, e capire come il vaccino dovesse essere sperimentale, proprio per non permettere un giudizio definitivo sul suo funzionamento, ovvero la sua durata, i suoi effetti, la sua protezione.

La menzogna - il ribaltamento continuo – può essere assolutamente funzionale al processo di 'instradamento', e del resto la scienza - ce lo dicono loro stessi - è dubbio, ricerca, analisi dei dati. La loro forza, è proprio nelle contraddizioni, nei cambiamenti di opinione, che 'seguono' il siero, lo studio - dinamico - dei suoi effetti. Il numero di dosi, segue quindi le tappe del processo in corso. L'immunità magari arriverà alla fine del processo, quando il nuovo ordine mondiale avrà completamente demolito il vecchio mondo e si sarà dato un proprio assetto, stabile e ben riconoscibile. Anche il distanziamento sociale, oggi 'normato' secondo la buona volontà di ciascuno, in realtà si potrà realizzare quando diventerà 'assetto', ovvero quando potrà essere imposto dalle nuove circostanze sociali, ovvero dalla tecnologia da remoto, che frammenterà in tanti 'punti' interconnessi, equidistanti, fissi nello spazio, l'umanità intera.  Le regole del nuovo ordine, potranno essere nella stessa costruzione tecnologica del mondo. Non si dovrà più, né emanarle, né rispettarle. Si dovrà semplicemente vivere la nuova normalità.

L'espediente della 'vaccinazione che non funziona', deve ritenersi quindi strategico, per condurci - attraverso un impianto narrativo costruito fin dall'inizio -, verso il nuovo ordine, attraverso un processo di 'distruzione-costruzione' che verrà scandito, temporalmente, dal numero delle dosi.

Siamo all'interno di un racconto. Nulla di quanto sta accadendo ha senso, se non per i 'loro' progetti. All'uomo viene chiesto solo di seguire la corrente, in un progetto di distruzione-ricostruzione.

La persecuzione del 'non vaccinato' dà quindi ragione al non funzionamento della vaccinazione, è figura necessaria al processo in corso, che ha bisogno, in quanto tale, di non concludersi, di durare il tempo della distruzione-costruzione, affinché gli uomini possano essere accompagnati, mano nella mano, siringa dopo siringa, verso il nuovo ordine.


Dieci anni di Weltanschauung Italia (2011-2021). Silloge di pensiero altro

Sono trascorsi dieci anni dall'inizio di quell'esperienza di pensiero chiamata Weltanschauung Italia. Un laboratorio virtuale che ogni giorno sviluppa riflessioni, indicazioni e proposte in vista dell'esercizio del pensiero critico, o di quello che noi chiamiamo diversamente pensiero altro. Percorsi che alternano meditazione e provocazione, analisi e polemica, cronaca ed ermeneutica, senza la pretesa di esaurire la complessità del reale in schemi o ideologie, ma semmai di far emergere tutta la problematicità di un interrogare genuinamente indipendente.

Abbiamo deciso di celebrare questa decade con un'antologia che raccoglie una scelta di contributi di varia natura, pubblicati negli anni su canali diversi e in occasioni disparate. L'intento è consegnare al lettore non solo una sintesi della visione che Weltanschauung Italia esprime e propone, ma anche restituire la forma in cui l'esercizio del pensiero è coltivato nel nostro laboratorio.

"Dieci anni di Weltanschauung Italia (2011-2021). Silloge di pensiero altro".

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Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato all'iniziativa e hanno dato il loro contributo alla causa comune.
Un sentito grazie a chi lo leggerà.



Dallo stato di emergenza alla nuova normalità

Tra fine dello stato d'emergenza e nuova normalità non ci sarà alcuna differenza. Si tratterà solo di rendere permanente, ovvero senza scadenze, l'emergenza. 

Sarà un trionfo: l'umanità si stringerà attorno alla comunità scientifica, perché avrà sconfitto la 'letalità' del virus, grazie alla vaccinazione. Avremo la garanzia di poter vivere, senza temere. Purché seguiamo la nuova organizzazione sociale, ovvero richiami vaccinali periodici, uso delle mascherine in determinati tempi e luoghi, impiego massiccio della tecnologia da remoto, sostenibilità, cambiamento del modo di vivere. E green pass, ovviamente, che perderà il suo carattere coercitivo - 'emergenziale' -, diventando un documento di sicurezza personale e collettiva, in realtà garantendo - sotto le mentite spoglie della 'nuova normalità' - l'obbligatorietà vaccinale. Perché va da sé, che se il green pass varrà dappertutto, e sarà soggetto a scadenza, potresti trovarti in qualsiasi momento tagliato fuori da tutto. Ma questo non accadrà mai. Proprio in considerazione della nuova normalità raggiunta, che renderà tutto 'naturale' e 'ordinario', parte necessaria dell'ordinamento sociale. D'altronde nessuno oggi rifiuterebbe il rilascio della carta d'identità o del tesserino sanitario per poter accedere ai servizi 'offerti' alla collettività. Se il green pass servirà al cittadino ad attestare lo stato vaccinale, nei luoghi di lavoro e a scuola non sarà più necessario, perché detto status sarà conosciuto e periodicamente verificato. Modifiche al testo unico della sicurezza sul lavoro, definiranno nello specifico le nuove procedure di controllo. 

Dunque che lo stato di emergenza possa cessare domani, o tra due anni, non farà alcuna differenza. Le parti conosciute finora, verranno riorganizzate in un nuovo insieme, che definirà la nuova normalità.

La cosa più divertente, è che verrà detto 'ne siamo usciti', quando invece ci saremo pienamente entrati.



La nuova normalità

Nella nuova normalità siamo tutti malati, anche se sani.

Nella nuova normalità l'interesse collettivo annichilisce il singolo e le sue libertà fondamentali, sotto il prorompente vessillo della salute pubblica, unico bene da tutelare ad ogni costo e con ogni mezzo.

Nella nuova normalità non è contemplato il dissenso, non è consentito il dibattito, non esiste più vissuto ed esperienza, non è lecito porsi domande sullo sconvolgimento circostante, sul profondo mutamento in atto.

Nella nuova normalità si vive distanziati, mascherati, sotto la costante minaccia di chiusure e restrizioni anche se tutta la popolazione fosse "immunizzata", con un quadro normativo cangiante , sempre più stringente ed in perenne evoluzione.

Nella nuova normalità la tua carne, i tuoi nervi, il tuo intelletto, il tuo libero arbitrio vengono compressi e digitalizzati, riducendosi miseramente a QR code, espressione della cessione del tuo corpo alla "scienza" ed allo Stato.

Nella nuova normalità la vita è subordinata ad un lasciapassare totalitario rilasciato attraverso l'inoculazione di farmaci.

D'altronde ce lo avevano detto nel lontano febbraio 2020 che nulla sarebbe stato più come prima. D'altronde se la sono cavata semplicemente con un "andrà tutto bene".



La tolleranza e il rinoceronte di Ionesco

" Sono l'ultimo uomo e lo resterò fino alla fine! Io non mi arrendo, non mi arrendo!" (E. Ionesco)

Tolleranza. Bella parola di cui riempirsi la bocca. Bel concetto per farcire vuoti propositi, rinfrescare vecchi ragionamenti, adornare sillogismi fatui ed oramai privi di propulsione vitale. Ammuffiti, come chi se ne fa portatore. Inconsistenti, come le fondamenta su cui poggia ogni facile cliché.

Tolleranza. In nome della quale le masse hanno manifestato in ogni piazza, facendosi difensori di qualsivoglia causa alla moda, portata in auge e volgarmente sponsorizzata dai salotti buoni dei retorici parrucconi di palazzo.

Nel 2021 invece, odiano. Predicano repressione. Disprezzano quella che non esitano a definire una sparuta ed incivile minoranza. Vogliono soffocarla, farla tacere.

Negli anni avevano falsamente difeso i lavoratori per poi, oggi, veder morire di fame il loro vicino di casa che non si adeguava ai diktat governativi.

Avevano espresso il loro pubblico sdegno sulle leggi "ad personam" di un famoso leader del centrodestra, per poi tacere dinnanzi allo stupro perpetrato ai danni dei diritti dell'uomo.

Parlavano a vanvera di libertà, ma poi hanno goduto delle repressioni nei confronti di chi legittimamente la invocava.

Avevano bramato l'abolizione dei confini, per poi finire ad avallare un lasciapassare totalitario.

Siamo veramente immersi, nostro malgrado, nel teatro dell'assurdo. Dove il predicatore di ideologie preconfezionate ed a buon mercato subisce la metamorfosi involutiva in perfetto soldato di regime, schiumando di rabbia dinnanzi a chi osa dubitare e dissentire. Dove "Il rinoceronte" di Ionesco distrugge, con la sua innata foga, il pensiero critico sostituendolo, con il conformismo e la cieca adesione alla narrazione dominante, trasformandosi in ciò di cui originariamente provava scandalo.

In un mondo di "rinoceronti", restare umani è la vera sfida, l'arduo compito che siamo chiamati ad assolvere.




La costruzione del '”novax”

In apparenza sembra si stiano esercitando due forme di violenza. Una sui non vaccinati, che consiste nella riduzione all'invisibilità sociale, all'annichilimento psicologico, alla demolizione dei diritti. Un'altra, sui vaccinati, che consiste nella somministrazione ravvicinata, asfissiante, ossessiva, coattiva, di dosi, motivata dall'idea di un'immunità a tempo, precaria e mai costante.

Al nuovo ordine, in realtà, interessa solo la seconda. Solo apparentemente, persegue e demonizza i non vaccinati, ma lo fa unicamente per poter perseguitare i vaccinati. Additando il "novax", tiene in trappola il “provax”. Più esclude il primo, più sottomette il secondo, e lo costringe alle dosi plurime. Al nuovo ordine interessano solo i vaccinati, e usa i non vaccinati per poter accanirsi coi primi. Per costringerli a dosi continue, danneggiarli, ed aprirli alla tecnomedicina.

La costruzione dei "novax" è tanto fittizia quanto essenziale al nuovo ordine, che ha di mira unicamente il vaccinato, ovvero 'colui che deve essere sottoposto a siringaggio permanente'. Il nuovo ordine le sue riserve di odio, non le indirizza, se non mediaticamente, verso i non vaccinati, ma soltanto, e unicamente, verso i siringati, coi costanti richiami negli hub vaccinali, le quarantene, gli effetti avversi, le mascherine, la sorveglianza sanitaria speciale di pubblica sicurezza. Ogni decreto che comprime le libertà dei non vaccinati, è in realtà un decreto che sancisce le nuove misure cautelari dei vaccinati, e le restrizioni dei primi, diventano gli obblighi dei secondi.

Per il nuovo ordine, i non vaccinati sono solo una 'funzione', non esistono se non 'per' dare contenuto all'unico vero obiettivo che sono i corpi dei siringati. L'obbligo delle mascherine, è solo per loro, e non è un caso che ad indossarle all'aperto, siano soltanto loro. Non è un caso che, col 90% di vaccinati, siano ancora obbligatorie in tutti i luoghi chiusi. Al nuovo ordine, dei "novax", non interessa assolutamente nulla. Li usa soltanto per i suoi scopi.

Il corpo intonso, non siringato, non esiste, finché non sarà siringato. Per questo, i "novax" non esistono, non sono più persone, non hanno più diritti. Non già perché qualcun altro li abbia, ma perché non si mettono sotto il giogo del green pass, che serve a punturare all'infinito. Se il non vaccinato è 'cosa', il vaccinato è 'corpo bucato'. Al primo vengono tolti i diritti, al secondo vengono ridati ma soltanto come premio, in cambio della fustigazione fisica, dell'obbedienza alla siringa, del corpo marchiato a QR Code. Come pura ricompensa, al pari dell'animale da circo che compie il numero richiesto prima di tornare in gabbia.

La dichiarazione di morte al non vaccinato, è dichiarazione di morte al suo corpo intatto ed inviolato. Ma tale dichiarazione 'agisce', cioè coglie il suo fine - la 'morte' - solo nei confronti dei vaccinati, perché l'annientamento 'sociale' dei primi, è meramente funzionale alla persecuzione fisica dei secondi.

Non c'è discriminazione, ingiustizia, privazione di diritti. C'è soltanto fame tecnologica e cannibalismo sanitario, siamo al di fuori dei tradizionali schemi giuridici persona-libertà-coscienza. Per stringere nella morsa i corpi, per far procedere tutti, nella stessa direzione, bisogna volgere lo sguardo sugli altri, far finta che l' odio vada verso di loro, che è da loro che bisogna proteggersi e salvarsi.




La privazione della dignità

Dignità: "Condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso".

Privazione dell'amor proprio, mortificazione dell'essere umano, totale annientamento della volontà e dell'autodeterminazione: questi sono oggi i sintomi più gravi, più diffusi.

Il fenomeno a cui ci troviamo ad assistere è proprio questo. Una “malattia” che travalica i confini medico sanitari e divora tutto. Un'emergenza che investe ogni aspetto dell'esistenza umana, uccidendo senza pietà lavoro, affetti, rapporti umani. Padri senza possibilità di sfamare i propri figli, giovani a cui è negata la gioventù, bambini dall'infanzia mutilata intrappolati nella "sicurezza" imposta dal sistema.

Il potere oggi vuole azzerare di fatto la "dignità", creando una massa informe e senza volto livellata inevitabilmente verso il basso, rannicchiata, priva di fiducia in sé stessa, passiva dinanzi all'impetuoso scorrere dell'esistenza. Sta qui il vero contagio, il nemico invisibile da combattere.

La vera lotta oggi è quella per riconquistare il rispetto perduto, per noi stessi, per i nostri figli, per amor di verità e di vita. Un uomo privato della sua dignità non è più un uomo.




Italia 2055: un racconto

Italia, 2055. Un timido sole fa capolino tra le nubi sparse di una mattina d'inverno, penetrando debolmente tra le tende e le tapparelle semichiuse delle finestre, illuminando a malapena il freddo monolocale statale che ti è stato assegnato. Sono le 7. Il calore delle coperte, il silenzio, la città ancora in dormiveglia, consentono alle tue membra stanche di riposare ancora un po'. Apri a malapena gli occhi, ancora intorpiditi dal sonno. Sembri uscito da un lungo letargo, eppure sono passate appena sei ore da quando ti sei coricato. Di solito non sogni, eppure stavolta è accaduto. Ricordi ogni dettaglio: la spiaggia sulla quale correvi a piedi nudi, una ragazza che ti invitava ad andare con lei, verso il mare, l'acqua cristallina, il cielo terso, la brezza che sfiorava il tuo viso, finalmente libero di respirare aria pura e rigenerante, scevro da ogni mascherina. Ti scuoti. Il suono della sveglia frantuma l'idillio. Il contatto dei tuoi piedi col pavimento gelato ti riconnette alla realtà. Ti lavi. L'acqua è ancora fredda, per quella calda dovrai aspettare il turno serale. Ti vesti velocemente, anche se oggi non devi lavorare. Dovrai sostenere il colloquio per riacquisire il credito necessario per varcare i confini regionali. Non vedi tua madre da un mese. Non puoi fallire, ti manca terribilmente. La leggerezza del monopattino ti è costata cara. Decidi di prendere la metro. La fila di individui col volto coperto è interminabile. I controllori scansionano tutti i chip sottocutanei dei passeggeri. Per salire a bordo devi aver completato il ciclo di vaccinazioni imposto dal ministero della salute. È il tuo turno. Il tizio si avvicina e ti scansiona. È tutto ok, l'abbonamento è stato riconosciuto, sei in regola. La tua temperatura corporea è di 36.8, poco al di sotto la soglia consentita per viaggiare. Tiri un sospiro di sollievo. Puoi salire. La marea mascherata è ammassata. Sguardi bassi, occhi puntati sullo smartphone. Lo spazio vitale è limitatissimo. Ti manca il respiro, vorresti urlare. Fortunatamente, manca poco alla tua fermata. Scendi di fretta senza fiato, sgomitando tra la folla. Sali col cuore in gola le scale che conducono verso l'uscita. L'ufficio per la "riabilitazione sociale e recupero crediti pass" è situato la terzo piano di un mega edificio di periferia, proprio accanto alla struttura adibita alla vaccinazione semestrale di massa. Dai un'occhiata veloce alla coda per l'iniezione. Il rumore meccanico del braccio robotico adibito all'inoculazione ancora sibila, dall'ultima volta, nelle tue orecchie. Dopo i controlli, entri in una piccola stanza adibita all'esame. Attendi il tuo turno, siete in tre. Tu, fortunatamente, sei il primo. L'esaminatore è un uomo di mezza età, dagli occhi piccoli, minuto, vestito di nero, dallo sguardo tagliente ed il naso aquilino mal celato dalla mascherina. Avvicini il polso allo scanner. La tua situazione completa, finanziaria, giudiziaria, lavorativa appare sullo schermo del burocrate. Ti sembra quasi di scorgere numeri e codici riflessi tra le sue pupille, che si muovono veloci e scattose, illuminate dalla luce squarciante del terminale. " Tasse: ok. Nessuna contravvenzione. Nessun ritardo nei pagamenti. Affitto: ok. Ciclo vaccinale: completo. Nessuna denuncia per opinioni avverse al governo. Fedina penale pulita. Nessuna multa nell'ultimo mese. Nessun ritardo al lavoro. Lei è riabilitato, può essere riammesso in società. Il suo lasciapassare è di nuovo funzionante al 100%. Può andare." Sei sollevato, non vedi l'ora di avvisare tua madre. Dopo un mese, anche se con le limitazioni imposte dalle ferree norme anticontagio, potrai rivederla. Le vostre mani si stamperanno sul vetro divisorio, le vostre anime si toccheranno, anche se i vostri corpi non si sfioreranno. Esci ansioso dall'edificio, estraendo con gioia il tuo dispositivo telefonico dalla tasca della giacca. La chiami.

" Mamma, domenica potrò venire a trovarti finalmente! Sono riabilitato, è tutto risolto" Una lacrima le scende sul volto, incanalandosi veloce tra le rughe delle guance segnate dall'età e dal tempo. Le riaffiorano i ricordi di gioventù....l'ultimo Natale libero, il maledetto virus, suo padre che si opponeva, manifestando con vigore, al regime del terrore che si stava instaurando. Pensa a te, che hai conosciuto solo questo sistema, questo mondo, questa vita. Al fatto che la situazione attuale è solo il frutto della miopia e dell'inerzia del passato. A quest'universo di paura e distanze che la circonda. " Mamma ci sei?" " Si ci sono". La sua voce è rotta dal pianto, che a stento riesce a trattenere. Le sue mani, tremanti, a malapena riescono a tenere lo smartphone che quasi oscilla tra le sue dita magre. " Non vedo l'ora di rivederti amore mio...domenica sarà una splendida giornata."



Nichilismo generazionale

Se si pensa ai modelli di gioventù militante che negli ultimi anni il mainstream ci ha proposto - a base di dreadlocks e impermeabili gialli, con variazioni nostrane sott'olio – ci si rende conto della grande parodia che essi rappresentano. Esibiti come ribelli e romantici paladini dell'anti-sistema, altro non erano (e non sono) che una tautologia del lecito, una banale ripetizione del discorso condiviso  con piglio irriverente. In pratica, null'altro che la fiera ammissione della piena adesione agli imperativi dell'epoca, siano essi l'immigrazionismo spinto o l'inclusività ad ogni costo, l'ecologismo green o il globalismo oltranzista. Ribellarsi alla ribellione pare essere, in sintesi, l'unico adagio di queste generazioni adagiate.

Eppure, nel nostro immaginario permane l'idea che la giovinezza sia l'età di un'irrequietezza indomita, di un'insaziabile sete di vita, di una generosa disponibilità a possibilità estreme. L'epoca in cui si suole osare come in nessun'altra, per incoscienza forse, o ingenuità, o perché non ancora condizionati dalla mediocrità dilagante. Un'età di assoluti, e pertanto di ideali; un'epoca di sogni e utopie. Un'età che, la storia insegna, può essere capitalizzata in vista del cambiamento, della rivoluzione, della svolta - mai del conservatorismo, semmai della reazione - perché la stella del nuovo, qualsiasi nuovo, la guida e la informa. Dov'è finita questa gioventù? In quale autorappresentazione si è spenta?

Se, come scrive Nietzsche, il nichilismo è lo svalutarsi di tutti i valori, crediamo non sia azzardato affermare di trovarci di fronte a una forma di nichilismo generazionale che non ha precedenti. A differenza di alcuni movimenti giovanili del secolo scorso, descritti come nichilisti, ma che in realtà affermavano il nulla per rivendicare l'essere, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso. Un nichilismo senza rancore, senza pathos, a carattere non episodico ma diffuso, inconsapevole e non meditato, che non chiede redenzione o riscatto, ma solo un divano su cui consumarsi. Se il sale perde il suo sapore, anche le lacrime non sono che acqua.



Prima vennero...ma io...

Prima vennero... ma io...

Prima vennero a cercare chi dubitava sulla veridicità delle narrative delle guerre mondiali, ma io non dissi niente perché credevo alla versione dei "liberatori".

Poi vennero a cercare chi criticava Israele e le sue politiche, ma io non dissi niente perché non era un problema mio e magari ero pure moderatamente sionista.

Poi vennero a cercare chi era "neofascista", ma io non dissi niente perché ero "comunista" o liberale o "demo-cristiano".

Poi vennero a cercare chi era "comunista", ma io non dissi niente perché ero "fascista" o liberale o "demo-cristiano".

Poi vennero a cercare chi dubitava di ogni versione ufficiale degli eventi, ma io non dissi niente perché credevo alla versione mediatica.

Poi vennero a cercare chi criticava le politiche economiche dell’ Unione Europea, ma io non dissi niente perché ero un convinto europeista ed ero indifferente alle sorti di chi cadeva sotto la scure dell' "austerity".

Poi vennero a cercare chi criticava il liberismo economico e il liberalismo culturale, ma io non dissi niente perché ero convinto che la nostra fosse la migliore delle società esistenti, pur con i suoi difetti. Io credevo nell'evoluzione, soprattutto quella sociale, e credevo che rispetto al Medioevo, ma anche al '900, fossimo nettamente migliori e migliorati; io confondevo l'evoluzione tecnologica con l'evoluzione umana.

Poi vennero a cercare chi criticava le politiche anti-russe o anti-iraniane, ma io non dissi niente perché non mi interesso di politica estera e tanto meno delle guerre americane/occidentali e comunque noi siamo i buoni perché abbiamo la democrazia liberale.

Poi vennero a cercare chi criticava la guerra di liberazione del '45 e la conseguente occupazione del territorio italiano con la NATO e le numerose basi americane sul territorio nazionale, ma io non dissi niente perché credevo alla protezione americana e comunque di politica mi interesso poco.

Poi vennero a cercare sia chi criticava la reale esistenza del pericolo di un terrorismo islamico, sia chi sosteneva che fosse un fenomeno artificiale per scopi politici di alcuni centri di potere , che il problema fosse molto più complesso e che andava ricercato nella politica imperialista, mondialista e globalista di alcuni governi o centri di potere occidentali, ma io non dissi niente perché alla fine se tutti mettevano un "pray for" su facebook mica volevo sentirmi fuori dal coro e se tutti lo facevano, la ragione sta lì: è una questioni di numeri, mi han sempre insegnato che la maggioranza in democrazia ha ragione.

Poi vennero a cercare chi criticava il controllo e lo spiare digitale sui cittadini o la raccolta dei dati dei cittadini da parte delle multinazionali, ma io non dissi niente perché lo reputavo un sacrificio accettabile per avere la tecnologia e tutto sommato pensavo che fosse da retrogradi opporsi all'invadenza della tecnologia.

Poi vennero a cercare chi non voleva una immigrazione selvaggia e chi sosteneva che non fosse un fenomeno spontaneo, chi affermava che il problema fosse molto più complesso e che andava ricercato nella politica imperialista, mondialista e globalista di alcuni governi o centri di potere occidentali, ma io non dissi niente perché sono per i "porti aperti" e odio i limiti culturali di ogni tipo, pensavo fossimo tutti uguali e interscambiabili.

Poi vennero a cercare chi si opponeva al vittimismo neo-femminista, all' "ideologia gender" nelle scuole e chi si opponeva alla narrativa che il sesso fisico non esiste perché è un "costrutto sociale", ma io non dissi niente perché davvero pensavo che fosse giusto riscrivere tutti i parametri della società, a partire dal concetto di famiglia.

Poi vennero a cercare chi criticava l'obbligo vaccinale, ma io non dissi niente perché credevo ai dati e alle imposizioni delle istituzioni.

Poi vennero a cercare chi criticava i dati e la veridicità delle "pandemie" che si sono succedute nel corso degli ultimi anni e soprattutto le modalità di contrasto, ma io non dissi niente perché mi fidavo della "scienza" e del circo mediatico.

Alla fine vennero a rinchiudermi in casa senza nessun diritto, ma ormai non era rimasto nessuno a difendermi e a dar sfogo alla mia frustrazione, disappunto, sorpresa e stupore.

Ma tutto sommato ancora non credo che ci sia un problema, spero che "tutto andrà bene", mi han lavato così tanto il cervello che non riesco a credere a niente se non che alla mia piccola insignificante vita personale e a volte neanche a quella, la posso sacrificare se "il sistema" mi dice che c'è un'emergenza nazionale. Io mi fido!

Alla fine, e non senza qualche ragione, se anche fosse rimasto qualcuno, forse mi farebbe una bella pernacchia. Lui alla "solitudine" e all' "isolamento", se non altro intellettuale e mentale, ci era abituato da tempo. Per voi invece sarà un tracollo psichico, emotivo, materiale ed emozionale. Il vostro mondo di convinzioni cadrà come un castello di carta, ma chi fino ad oggi aveva abituato il cervello, la psiche e la mente a non farsi ingannare dalla stampa, dai governi sedicenti democratici, dalle istituzioni sovranazionali e dalla narrativa ufficiale, non si stupirà degli avvenimenti. Chi negli anni si era premunito di coltivare la spirito non si farà trovare impreparato. Arrabbiato sì, ma non impreparato.

Nel corso degli ultimi decenni si è sviluppata, come se ci fosse una regia ben coordinata, una progressiva divisione di popoli e di comunità creando finte contrapposizioni o esasperando le divisioni naturali esistenti: han messo destra contro sinistra, fascisti contro antifascisti e/o comunisti, uomini contro donne, omosessuali contro eterosessuali, hanno spaccato le famiglie in ogni modo, han messo una generazione contro l'altra, genitori contro figli, scuola contro famiglia, alunni contro professori, han messo vegani contro carnivori, poveri contro ricchi e ricchi contro classe media, operai contro datori di lavoro, governi contro i datori di lavoro e operai, han messo l'idraulico o il piccolo artigiano evasore come responsabile di ogni male economico, han messo una religione contro l'altra, esasperando l'integrazione e l'immigrazione forzata han messo una razza contro l'altra, con l'UE hanno messo un popolo europeo contro l'altro, han messo animalisti contro cacciatori, ecologisti contro tutto e tutti, ma meno che contro i responsabili veri e propri. 

Ma io ovviamente non volevo vedere questa regia coordinata, davo del complottista (e a volte del razzista o dell'omofobo o del nazista o del maschilista) a chi provava a dirmi che non andava tutto bene, a chi provava a dirmi che dei piani di "complotto" esistono e son sempre esistiti, a chi provava a dirmi che sono i piccoli gruppi elitari ben organizzati che scrivono la lavagna delle masse, a chi provava a dirmi che i governi occidentali degli ultimi 70 anni han sempre fatto politiche di ogni tipo contro i propri popoli e che quando dicono che fanno qualcosa per te vuol dire che c'è dietro un inganno, a chi provava a dirmi che la democrazia moderna è uno specchio per allodole; ma io credevo alla casualità degli eventi, non ero in grado di correlare le cose in un quadro organico, per me era tutto disgiunto e separato, disgiunto così come alla fine mi voleva il sistema e così come il sistema voleva le società e le comunità; per me ogni cambio sociale e culturale imposto dal sistema o ogni "problema nuovo" sottoposto al paese era davvero spontaneo e volto a un miglioramento. Per me davvero si viveva in democrazia.