Osho e il sincretismo sovvertitore

Girando tra alcune delle librerie più fornite delle città d’Italia abbiamo osservato l’organizzazione della sezione “Spiritualità”.
Tutte presentano, chi più chi meno, una sezione dedicata al mondo spirituale e come non notare immediatamente il denominatore comune che le accomuna tutte: i libri di Osho.

Osho, che a quanto pare non ha neppure mai scritto un libro con le sue mani, ha praticamente il monopolio ovunque. “Come essere felici” ,“Ritrova te stesso”, “Mangia in armonia”, “Tromba con consapevolezza”, “Rutta con delicatezza” e così via, questi sono i titoli che indicativamente vengono affibbiati ai libri di questo strano guru.
Ma chi è davvero Osho e come mai gode del predominio in tutte le librerie più importanti?

Innanzitutto è bene sottolineare che su tale Osho Rajneesh in passato si sono già espressi i maestri ortodossi del Vedanta e la condanna ai suoi "insegnamenti" fu unanime.
Ma allora perché il suo simpatico faccione si trova ovunque?
Certo segni dei tempi, la spiritualità degenerata ha preso il sopravvento, ma possibile che nessuno si chieda come mai il sistema si prodighi a divulgare solo costui? Provate ad andare in una qualsiasi libreria di grande distribuzione e osservate come un 40% dei libri presenti della sezione "spiritualità" siano soltanto dedicati a Osho. Chi spinge le grandi distribuzioni ad un'egemonia di un solo autore in un intero settore? Qual è la logica?

Evidentemente non è solo questione di marketing, anche perché è pieno di libri simili che dicono le stesse identiche cose.

Sembra piuttosto una scelta voluta per incanalare in forme di spiritualità rovesciate coloro che si avvicinano per vocazione al trascendente.

Ma torniamo ora alla figura di Osho Rajneesh, che non fu altro che uno dei molteplici rappresentanti della pseudo-iniziazione, della contraffazione, il suo fu uno strambo sincretismo, un collage di piccole verità, prese dalle tradizioni più svariate, inserite in contesti fuorvianti e tra pratiche pericolose.

Nella sua vita ne combinò di ogni sorta, la sua comune nell’Oregon la ricordano ancora tutti per le cronache. Processato con una trentina di capi di accusa, giri di denaro, traffico di droga, plagio, truffe, orge sessuali, prostituzione, suicidi, avvelenamenti e tanto altro. Molteplici testimonianze mostrarono la schiavitù psicologica in cui viveva la gente nella comune, ed a suo tempo gli ospedali della località provarono la presenza di alte incidenze di ferite fisiche tra i suoi seguaci, oltre ad un gran numero di persone che si trasformavano in psicotici. Si potrebbero raccontare degli aneddoti davvero sgradevoli su ciò che accadde, ma non è questo il luogo.

Ovviamente non stupisce che si voglia incanalare la spiritualità nelle sue forme invertite, d’altronde basta guardarsi attorno, dopo di Osho si è andato sempre peggiorando basti pensare al restante 60% dei libri che si trovano nella sezione "spiritualità ed esoterismo” delle librerie. Scrittori recenti emergono sfavillanti dagli scaffali, parliamo di Joe Vitale, Derek Chopra, Gregg Braden, Paolo Fox (??), Eckart Tolle, David Icke, Mauro Biglino, gli autori di The Secret e tante altre accozzaglie grottesche simili.

In particolare l’ultima volta ci è saltato all’occhio un libro in esposizione dell’americano Vitale che in copertina dichiarava “lascia che la tua mente subconscia lavori per te”, ovvero tutto il contrario di ciò che è stato tramandato da millenni di insegnamenti tradizionali.

Quel che pare essere evidente è che Osho e compagnia cantante hanno giocato in domini su cui non avevano alcun controllo portando caos e tragedie sia delle loro vite che in quelle delle persone che li hanno seguiti.

Ciò che viene fatto passare da costoro come "risveglio spirituale" non è nient'altro che una regressione mascherata dietro finti valori universali. Il loro tiro a bersaglio contro le religioni ufficiali è poi indicativo della loro funzione dissolutoria nel mondo moderno.

In tal proposito R.Coomaraswamy afferma:

“(…) Alterazione che si può ottenere con l’uso di droghe, musica, tecniche di respirazione, yoga, sport, ballo, ripetendo mantra senza significato e con altre forme di autoipnosi. Un'altra confusione di termini, o meglio, legittimi termini mistici usati con un nuovo senso. Naturalmente la ripetizione di un mantra e la vita spirituale possono creare un cambiamento di stato di coscienza - come può farlo la musica come il Canto Gregoriano che riempie gli occhi di lacrime e scioglie i cuori più duri. Il ballo, la musica, lo Yoga, e la ripetizione di giaculatorie sono usate da tutte le Religioni Tradizionali. Ma quello che i cultori della New Age non capiscono è che chi accede ad un cambiamento di consapevolezza dentro una valida cultura religiosa, lo fa con la protezione che quella religione offre loro. I sacramenti di iniziazione e le chiamate sacramentali (…) e soprattutto la guida spirituale ed una solida conoscenza della dottrina, proteggono l'individuo tanto da sé stesso, come dalla possibile invasione di angeli caduti o demoni, come sono normalmente chiamati. Quelli della New Age che danno redine sciolta a tali tecniche senza tali protezioni e senza una vita di preghiera possono fare solamente largo a quello che è infernale mediante un processo di "controllo mentale." Con tali ingannevoli maniere essi propagano le loro eresie false e distruttive. Il pensiero evolutivo è onnipresente durante tutte questi caratteristiche (…) negli insegnamenti new age troviamo riassunti e portati alla loro conclusione logica tutti gli errori del mondo moderno e l'esatta antitesi di quello che tutte le grandi Religioni insegnano.”

Il rovesciamento della spiritualità ormai è in una fase ultra-avanzata, e questo continuo incitamento dell’ abusare di influenze subconscie è sempre più dannoso poichè non c'è una controparte in senso opposto, ovvero quel che deriva dal sovra-mondo. Il superiore, nelle vere tradizioni, erano in grado di annetterlo al nostro pensiero e alle nostre azioni, in questo modo si manifestavano grandi civiltà, oggi invece ad andare a pescare solo "laggiù" i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

In questo spaesamento, la tendenza illusoria diviene così quella di esplorare cambiamenti di ipotetici stati di consapevolezza e soddisfare i più bassi desideri della natura inferiore per comprendere meglio se stessi.

Tutto ciò che osserviamo di questi tempi non ha dunque nulla a che vedere con la spiritualità, trattasi semplicemente di egoismo applicato per tentare di ottenere favori personali attraverso processi psichici e pratiche estorte dalle tradizioni più svariate.


Intervista Siegfried




I Siegfried sono una band di Sassuolo nata nel 2010 per iniziativa di Giovanni “Leo” Leonardi.
La loro proposta musicale è autoriale, vicina al post-punk  ma difficilmente catalogabile.
Dopo il buon disco di debutto, il recente "CementoAcciaio" ha confermato le enormi potenzialità di una delle band emergenti più interessanti in circolazione.
Abbiamo ritenuto doveroso dare spazio su Weltanschauung Italia a questa nuova realtà, direttamente attraverso le parole del fondatore Giovanni Leonardi.

Ciao Giovanni e benvenuto. Anche se ascoltando l’ultimo “CementoAcciaio”  ci è sembrato di trovarci di fronte ad una band dalla carriera ventennale, l’entità Siegfried è nata da pochi anni e siete solo al vostro secondo disco. Presentaci in breve la genesi del progetto  e i suoi attuali componenti.

Vi ringrazio per il complimento, questo ci rende ancor più fiduciosi per il futuro, perché siamo sicuri di essere solo all’inizio di un percorso e di avere grandi margini di miglioramento e crescita stilistica. Siegfried nasce circa tre anni fa, con l’intento iniziale di esser un progetto musicale dalle forti influenze neo-folk… all’inizio doveva addirittura essere un duo voce-chitarra-percussioni. Da quell’idea neo-folk di chitarre acustiche e percussioni è scaturita una miscela di folk elettrico,post punk e cantautorato che è un po’ il nostro marchio di fabbrica... anche se sinceramente non abbiamo idea di come si potrebbe evolvere il nostro stile in futuro.
Oggi Siegfried è progetto multidisciplinare che da grandissima importanza alle parole, come alla musica e che ha anche una forte componente visuale. Il passare del tempo, la consapevolezza di ciò che ci accade introno e anche l’incontro con alcune persone molto importanti ha spalancato cassetti che aspettavano di essere aperti. Insomma, quello che era nato come un progetto musicale quasi personale, è diventato parte di una visione artistica più ampia che non può esimersi dal prendere in considerazione la contemporaneità e prendere una propria posizione ben precisa.
Ad oggi la band è formata da me Giovanni Leo Leonardi (voce, chitarre e vintage synth), Fabrizio Forghieri (chitarre elettriche), Luigi Napodano (basso), Lucia Vicenzi (tastiere e synth) e Yari Ugolini (batterie e percussioni).
Inoltre collaboriamo sin dal primo giorno con Simone Poletti (aka: Dinamo Innesco Rivoluzione) che oltre ad essere un amico di vecchia data, partecipa alla stesura di una parte dei testi e traduce in immagini le parole e i suoni.

Nell’esordio del 2011, i vostri intenti si palesavano già in maniera nitida in pezzi come “Il canto del ribelle” e  “(Io sono) Anomalia”. In quest’ultima cantavi “La superficie è lucida e tu di bell’aspetto ma io intravedo i vermi che ti fremono nel petto”. Possiamo prendere questa frase come simbolo dello slancio iniziale dell’attivismo artistico di Siegfried?

Potete prendere questa frase come definizione credo piuttosto precisa di ciò che ci circonda e della società come la conosciamo oggi. Non vi annoierò con banalità sulla società dell’immagine e tutti i suoi derivati, ma è evidente come ci troviamo in un nuovo medioevo morale ed etico nel quale il degrado e la disintegrazione della cultura come intesa in senso classico ha portato a una totalitarismo del brutto e del mediocre che ormai non si nasconde nemmeno più. Mi spiego: non stiamo andando verso la definitiva decadenza, ci siamo già da tempo, qui non si tratta più di salvare qualcosa, ma di terminare, vigilare molto attentamente su chi si sta muovendo belle fogne della crisi e del degrado, costruendo un nuovo impero, o consolidando quello vecchio se preferisci, sulle macerie di un modello economico e sociale che non esiste più. Questo è l’Impero Romano d’Oriente ai suoi ultimi giorni, povertà e disperazione si mescolano a un’opulenza sfacciata. Questa è l’orchestra del Titanic che è scappata lasciando un disco a suonare e la gente applaude invece di correre alle scialuppe.
Vigilare dicevo, vigilare ed iniziare a ricostruire un immaginario che possa permettere, a noi tutti, di ricominciare a sognare un futuro ideale possibile.
In questo scenario chi ha, o crede di avere, qualcosa da dire e un cervello in grado di funzionare e produrre idee, parole o semplice bellezza, con il suo comportamento automaticamente si schiera. Siamo stati tutti complici e collaborazionisti del sistema. Ogni volta che ci alziamo da letto e ci lamentiamo invece di fare, ogni volta che rilasciamo un’intervista invece di bruciare una barricata, stiamo collaborando alla dittatura del degrado.
Per questo credo che quella frase sia il simbolo di ciò che ci circonda, tante belle copertine ripiene di vermi, e il motivo per il quale abbiamo deciso di prendere posizione, di opporre ciò che sappiamo fare, nel nostro piccolo.
Come diciamo anche all’interno del disco, a questo mondo di fango e ciabatte opponiamo il ferro, il fuoco e l’amore, il cemento e l’acciaio. È la nostra bellezza, il nostro modo di riproporre valori etici, estetici ed epici che crediamo necessari a produrre anche solo l’idea di nuovo e migliore.

E’ complesso e poco produttivo definirvi o catalogarvi in generi o stili, tuttavia si sente nel vostro sound la forte influenza di band come Joy Division, CCCP e Diaframma. In “CementoAcciaio” siete riusciti a congiungere la grinta di queste band con una profondità e riflessività molto vicina ai testi di una attuale grande band come gli Ianva...

Siamo sinceramente onorati degli accostamenti. Joy Division e Diaframma fanno sicuramente parte della nostra formazione musicale, come d’altra parte CCCP e CSI. C’è poi da aggiungere che Giovanni Lindo Ferretti è forse da considerare, ad oggi, il più grande poeta vivente della musica Italiana, oltre che un pensatore tutt’altro che banale.
Il suo modo di affrontare oggi l’esistenza è un modo di pochissime parole e contatti ridottissimi con le moltitudini, un mondo di montagne bellissime e quasi abbandonate, di cavalli ombrosi capaci di gesti incredibili, di gente brusca e rapporti forse più veri. Un mondo di una poesia antica dura e scabra. Beh devo ammettere che quel mondo riveste un’attrattiva notevole anche per noi.
Essendo cresciuti con questi riferimenti, ai quali aggiungerei una formazione punk comune a diversi membri della band, ha ovviamente influenzato il nostro suono, anche se stiamo cercando, come ti dicevo, un suono “nostro”, è chiaro che il DNA sia quello. Se percepisci questa grinta su disco, credo che rimarreste positivamente colpiti dalla nostra dimensione live, che è ancora più energica e istintiva.
Per quanto riguarda IANVA, si tratta di uno dei gruppi che ascoltiamo di più e i testi di Renato Mercy Carpaneto sono per me e Simone una continua fonte di meraviglia e ispirazione. Quindi sono stati da subito un punto di riferimento e ci dicevamo fra noi “Quanto sarebbe bello se un giorno…” Beh, oggi ci troviamo a collaborare e ad avere un pezzo (la intro “Fronte Occidentale”) ad aprire il nostro disco. Quindi pensa quale può essere la nostra soddisfazione e il nostro orgoglio.
Oggi Renato è un amico e i suoi consigli durante la realizzazione di CementoAcciaio sono stati fondamentali.

Sin dal vostro disco d’esordio emerge la vostra consapevolezza e lucidità nel vivere in tempi di decadenza. Il viaggio Mc Carthyano e la ballata dedicata a Mishima si ritrovano legate da tale tematica dove un “mondo defunto dove Il sole ormai livido e spento”, e le riflessioni dell’autore giapponese, ”tornate ad essere veri uomini”, collimano. Credi sia difficile di questi tempi, per chi coglie le incongruità moderne,  non cadere nel nichilismo e nell’anarchia artistica fine a se stessa?

La tentazione sarebbe proprio quella di chiudersi in una torre d’avorio (un po’ come ha fatto Ferretti se vogliamo) ed osservare sprezzanti le moltitudini che si agitano sconnesse e putrescenti.
Vien voglia di mandare tutto affanculo, scusa il termine, e dedicarsi a ciò che ci piace senza curarci troppo del destino dell’umanità.
Ma non lo abbiamo ancora fatto, anzi, da quella posizione di “artisti distaccati” siamo ritornati con le ginocchia ben affondate nel fango, a costo di sentirci dare degli idealisti o dei “capipopolo”… Forse perché non ce lo possiamo permettere, nessuno di noi ha le risorse economiche per scappare sui monti in un eremo dorato e fregarsene. Ma mi fa piacere credere che sia, anche perché non ci piace arrenderci.
E allora forse è giunto il momento di uscire dal piccolo mondo di seghe mentali e “progetti concettuali” dell’artistoide medio, fallito quanto inutile, e affondare le ginocchia nel fango e le mani nella malta, per provare a vedere se c’è ancora qualcuno da tirare a riva ad ingrossare le fila.

Complimenti per la cura con cui avete realizzato “CementoAcciaio”, sotto tutti i punti di vista. Vi è una grande maturazione rispetto al vostro lavoro d’esordio. Tante collaborazioni importanti, come quelle di Mercy di Ianva. Dinamo Innesco Rivoluzione e Parisini dei Disciplinatha. Presentaci il concept di questo notevole lavoro che pare stia riscontrando feedback positivi ovunque.

CementoAcciaio sta ricevendo ottime critiche, questo ci fa ovviamente piacere e non siamo così spocchiosi da fregarcene delle recensioni, onestamente però lasciano il tempo che trovano. Mi spiego: facciamo musica per un pubblico e quindi ci fa piacere che venga ben recensita dalle riviste di settore e capita da alcuni personaggi davvero di grande spessore, ma la più grande soddisfazione è, oggi come oggi, avere un pubblico affezionato che compra il disco, gode dell’oggetto fisico oltre che del contenuto musicale (che rimane centrale), ci riordina copie da regalare agli amici e condivide ciò che facciamo.  Questo, lo ripetiamo sempre, ci riempie davvero di orgoglio.

Detto questo, CementoAcciaio sicuramente è stato un passo avanti rispetto al primo lavoro, anche solo perché ha impegnato un anno di vita ed energie della band e ha goduto di una registrazione e di una produzione qualitativamente migliore.
Il progetto è stato pensato non come un concept album, ma sicuramente come un’entità multidisciplinare che ha come elemento centrale la musica e i testi ma che si muove anche nel campo dell’immagine e del video. In questo senso, con Dinamo Innesco Rivoluzione abbiamo deciso di realizzare un oggetto che rappresentasse al meglio il contenuto.
Secondo noi il disco suona bene, con una bella varietà di suoni e atmosfere, e forse per questo motivo tutti fanno fatica a catalogarne il genere. I testi sono fra i migliori che abbiamo scritto, il suono ci piace… insomma, eravamo soddisfatti e volevamo che l’immagine fosse un ulteriore elemento espressivo. Per questo è stato pensato un digipack di grande formato (18x18cm) che ci ha permesso di inserire un grande booklet di 24 pagine che si può consultare molto più facilmente del solito libretto da CD, rendendo I testi più fruibili e piacevoli da leggere. L’immagine poi è stata creata da chi ha delineato con me le linee guida ideali, liriche e poetiche del disco, quindi “trovare la quadra” è stato più semplice e crediamo che ogni elemento parli la stessa lingua. In questo siamo confortati dalle opinioni di chi ha ascoltato e visto il disco e che ha trovato le immagini utili ad interpretare il contenuto.
Infine, come dicevo prima il concept che sta dietro CementoAcciaio è per noi molto chiaro.
Sentiamo la necessità di ricreare un pantheon ideale di personaggi, atteggiamenti pensieri  e linee estetiche che possa costituire la base per ricostruire l’epica, l’etica e l’estetica che sono state estirpate dall’attuale Europa. Per questo sentiamo il bisogno della concretezza dell’acciaio, della pietra, del cemento, dell’ardore del fuoco e della forza del ferro. Non si può ricostruire un’identità Europea con l’App di uno smartphone, è necessario recuperare gli elementi primari e fondanti di ciò che ci ha generato.
In questo senso, le collaborazioni sul disco di Mercy e Dario Parisini dai Disciplinatha hanno un’importanza particolare, perché non si tratta solo musicisti e grandi artisti, si tratta principalmente di persone con le quali ci siamo “riconosciuti” al volo, condividendo una visione del mondo e delle cose ugualmente drammatica e allo stesso tempo ugualmente tenace e tutt’altro che arrendevole.

Il pezzo “Cemento e Acciaio” esordisce con la frase “Rifiuto la dialettica, pseudo democratica. La linea politica, la via diplomatica”. Vi è una sorta di invocazione ad una rivolta di tipo individuale e attitudinale? Considerando anche la citazione che avete scelto per la chiusura del booklet, ovvero Tolstoj e le verità incomprese dalle masse.

Oggi pare che nessuno abbia voglia di esporsi, ci si nasconde fra le fila cercando di non farsi notare se non dal talent scout di un reality, nessuno sgomita per mettersi in testa ed affrontare la carica a petto scoperto. Il D’Annunzio che invita Pittaluga: “Generale, faccia tirare qui” non solo non esiste più, ma in decenni di sussidiari demenziali è stato trasformato in una macchietta folcloristica.
Eppure il singolo è ben più difficile da controllare della massa.
La massa esprime un’idea comune e per questo annacquata e mediata, ed è per sua natura più facile da controllare e da influenzare… All’interno della folla di una manifestazione oceanica nessuno prende l’iniziativa di cambiare direzione, tutti seguono il flusso, ed è più facile per il pastore guidare il gregge nella direzione desiderata. Molto più arduo è invece costringere la scheggia impazzita, il singolo che ha compreso e corre nella direzione opposta a rientrare nei ranghi.

Per questo la rivolta è una scelta individuale, la storia degli ultimi 40 anni ha dimostrato che in Italia non si può fare la rivoluzione, se non forse ricostruendo individualmente uno spirito perduto, del quale siamo comunque eredi.
Per questo non hanno alcun senso le bandiere, che servono solo ad ombreggiare chi non vuole scoprirsi, per questo non hanno più senso slogan e colori che, nel migliore dei casi, son vecchi di 40 anni.

Una curiosità, com’è nata “Un gentile”, la straordinaria parabola del buon selvaggio Giorgio?

Il testo si ispira alla figura realmente vissuta di un eremita degli appennini modenesi.
Quando me ne parlarono ne rimasi affascinato tanto da rivedere in lui la figura Jungeriana del “buon selvaggio” che scelse la “via del bosco”.
Sono sempre stato attratto dalla figura del Ribelle, credo che rappresenti la purezza del diamante che si incunea negli ingranaggi del sistema, qualunque sia la sua ispirazione o inclinazione politica.

Il cantautorato italiano è certamente un’altra  fonte da cui traete ispirazione. Chi sono i cantautori nostrani che più vi hanno segnato?

Io e Simone ci prendiamo carico della stesura dei testi, e anche se abbiamo stili diversi di scrittura sembra che questa formula funzioni, tant’è che ci capita spesso che confondano testi miei per opera sua e viceversa…forse perché i nostri riferimenti non sono molto dissimili.
De André, Ferretti, Branduardi, Battiato fra gli italiani ma molto spesso l’ispirazione è più letteraria che musicale. A livello di ascolti, io mi muovo liberamente spaziando dai chansonnier francesi ai Throbbing Gristle…e nella composizione di CementoAcciaio mi sono imposto di non ascoltare alcuni dei miei gruppi preferiti, come Joy Division, Din6, CCCP.
È stata durissima!

Tra i brani più incisivi e “ribelli” troviamo  il “Il potere dei segni” (complimenti anche per il video)  e “Ribolle il Sangue” .  L’attuale democrazia, che di fatto è una palese oligarchia, è da voi trattata alla stregua di un qualsiasi totalitarismo ammorbante.  Con un addormentamento delle masse che ha raggiunto oramai livelli di bassezza inenarrabili, quali mezzi credi possano ancora essere efficaci, anche solo per ottenere qualche spiraglio di risveglio socio-culturale?

Come dicevamo, la situazione ha ben poco di recuperabile. Non son rimaste che le rovine da conservare.
Però, al contempo, ci capita sempre più spesso di incontrare persone, sempre singoli guarda caso, con le quali troviamo un immediata sintonia.
Ci capita sempre più spesso di riconoscerci a vicenda e, come l’olio nell’acqua, i simili tendono ad attrarsi.
Forse non tanto stranamente quasi tutti questi “simili” sono artisti. Musicisti certo, ma anche pittori, scrittori, scultori... Non dico che la speranza sia negli intellettuali, che Dio ci scampi dai salotti culturali e dalle inutili seghe dei pensatori, ma forse è possibile, tramite l’arte e la musica, dare forza a quelle braci che covano sotto la cenere.
L’altra sera, al concerto di uno dei gruppi più quotati della scena Indie Italiana (Per non far nomi, Il Teatro degli Orrori), il cantante Pierpaolo Capovilla ha fatto una sparata su Gaza e Israele di una banalità raggelante, e Dario Parisini, di fianco a me, si è girato e mi ha detto “Vedi, noi e gli altri gruppi dell’epoca, quando abbiamo iniziato a suonare eravamo anti-sistema, oggi i gruppi sono filo-governativi...”
E così è anche per gli artisti visuali e gli scrittori “alternativi” di oggi...

Ecco, basterebbe che si ricreasse una generazione di artisti realmente alternativi al potere costituito, per avere lo spiraglio che cerchiamo, ma piano piano sta accadendo...

Vi siete già confrontati con la dimensione live? Avete in progetto degli eventi dal vivo per l’imminente futuro?

Abbiamo una discreta esperienza live, compresa l’ultima bella presentazione di Cemento Acciaio per un pubblico di amici selezionati, anche se non è così semplice suonare in giro per un gruppo che non sia uniformato al mondo dell’ARCI e del Partito, almeno in Emilia Romagna. Non è una questione d’essere schierati dall’altra parte, basta non essere palesemente schierati a sinistra per essere boicottati.

Allo stesso modo, pare che per suonare in Italia, in certi ambienti, si debba essere per forza “amici di” o meglio “sudditi di” o affiliati ad una delle cricche dei capoluoghi... Non ci interessa, non siamo sudditi di nessuno e non ce ne frega un cazzo di far parte di una “scena” ridicola e autoreferenziale nella quale tutti sono contemporaneamente musicisti, produttori, discografici, giornalisti, Dj, blogger e promoter di se stessi...

Comunque c’è in ballo un possibile concerto di beneficenza a Modena verso fine giugno, ma per il momento non c’è nulla di definito e un paio di date per le quali si stanno sbattendo amici in diverse zone d’Italia.

Siamo sicuri che in futuro si parlerà ancora di Siegfried, certamente una delle realtà italiane attualmente più interessanti da seguire. In bocca al lupo per i vostri progetti e grazie per la cordiale chiacchierata. A te l’ultima parola.

Beh, credo che si riparlerà di nuovo di noi molto presto, perché stiamo già lavorando a nuovi pezzi che saranno inseriti in un EP in uscita fra l’autunno e l’inverno prossimi. Inoltre ci sono in ballo una serie di progetti interessanti che coinvolgono quella sfera multidisciplinare di cui parlavamo all’inizio... Insomma, un po’ di novità interessanti in arrivo. Nel frattempo, chi vuole seguirci può farlo tramite la nostra pagina Facebook, nella quale troverete tutti gli aggiornamenti su novità e concerti.
Concludo ringraziandovi per lo spazio che ci avete concesso e per le domande davvero stimolanti!