La politica diritto e dovere – G.Gentile

In tutte le età, in tutte le condizioni, in tutte le forme di vita spirituale che si possano distinguere, la politica é una immanente attività dello spirito umano. E chi sinceramente e sapendo il significato delle proprie parole si proponesse di restar fuori d’ogni politica, dovrebbe rinunziare a vivere. Farne perciò é un diritto. Farne quanto più sia necessario al compimento della propria esistenza. Poiché questo é il diritto di ogni uomo: esistere, come egli soltanto può, non conservando il proprio essere naturale, ma conquistandosi di continuo quell’essere che egli può divenire solo se vuole: liberamente.
Ma diritto ad esistere nella libertà egli ha soltanto in quanto questo é il suo dovere; perché il mio diritto è quello che gli altri hanno il dovere di rispettare. E questa reciprocità di diritto e dovere se importa la socialità dell'uomo, e il rapporto dell’ ipse con l’alter, conviene sempre aver presente che tale socialità, sostanzialmente, e la trascendentale socialità che l’individuo ha seco stesso.
Giova chiarire questo punto. Il mio diritto all’esistenza è il dovere dell’altro a farmi esistere. Dire che il figlio ha diritto ad essere educato, e lo stesso che dire che il padre deve educarlo. Ma questo dovere donde nasce? Esso nasce dal rapporto tra l'uno e l’altro, pel quale a mano a mano che il rapporto si attua, l’altro cessa di essere un altro e si immedesima con l'uno. Il quale, in virtù del rapporto, non può ricevere se non quel che dà. Ha così quel diritto che è il suo dovere. Il dovere che ogni uomo ha di esistere come uomo, pensando, volendo e insomma attuandosi come autocoscienza, é il suo stesso diritto a questa esistenza, in quanto l`altro che deve riconoscere tal suo diritto é in lui: é lui stesso; anche se questo altro assume sembianza di persona materialmente diversa, o del complesso di tutte le altre persone, con cui uno è in relazione. Chi ha diritto é sempre colui che abbiamo il dovere di far esistere.
Perciò la politica si presenterà bensì come un diritto che a nessuno può esser negato, ma perché vivere politicamente è un dovere a cui nessuno può sottrarsi. I diritti vanno certo riconosciuti; ma il primo a doverli riconoscere è il soggetto stesso dei diritti di cui si parla. Gli altri li potranno riconoscere soltanto se egli avrà dato il buon esempio. Che é ciò che sfugge all'infingardaggine abituale della comune coscienza morale: pronta ad affermare i propri diritti, ignara che si tratta per l’appunto dei suoi doveri. E perciò veramente la vita é, come Mazzini profondamente senti, né piacere né diritto, ma dovere.

Fonte: tratto da “Genesi e struttura della società”, G.Gentile (Ed. Le Lettere)