Nell' Odissea, Ulisse affronta una delle prove più
simboliche del suo viaggio: il passaggio davanti all'isola delle Sirene.
Creature ammalianti che promettevano piacere supremo, ma il loro richiamo
conduceva alla rovina. L'eroe greco, consapevole del pericolo, si fece legare
all'albero della nave mentre i suoi compagni remavano con le orecchie sigillate
dalla cera.
Dopo secoli quel mito risuona potentissimo nel
nostro quotidiano. Ogni giorno, come moderni Ulisse, si naviga in un mare di
tentazioni.
Qualche esempio concreto?
Le sirene digitali, il mondo degli smartphone
promette connessione col mondo ma in realtà isola. Lo vediamo cosa è accaduto
negli anni, strade vuote, ragazzi che escono assieme ma ognuno sta ricurvo sul suo
telefono, coppie e famiglie che quando si ritrovano rifuggono negli schermi e
potremmo continuare a lungo con l'elenco.
Le sirene del consumo compulsivo che mascherano il
vuoto che nessun oggetto potrà mai colmare.
Le sirene dell'ego tentano con la gloria effimera
dei social media, dove tutti si mettono in mostra, dove ogni like diventa una
piccola dose di validazione, ogni commento una conferma della propria
esistenza. L'ego si gonfia mentre si perde connessione con se stessi.
Le sirene della lussuria digitale che operano
nell'ombra della privacy dello schermo. Promettono emozioni intense, evasione
dalla routine, eccitazione senza conseguenze. Attraverso app, piattaforme di
incontri, sussurrano che possiamo avere tutto senza pagare alcun prezzo. In realtà
poi accade che famiglie si disgregano, fiducia accumulata in anni si dissolve
in un istante, e ciò che prometteva piacere lascia solo macerie di dolore e
rimpianto.
Il tutto esattamente come le sirene antiche le quali
promettevano per poi condurre alla distruzione.
La differenza tra noi e Ulisse è che lui conosceva
la natura del pericolo e si era preparato. Molti di noi invece navigano
sguarniti senza corde che tengano saldi. Ci si racconta
che "sono solo curiosità", che "non sta succedendo nulla di
male", che "posso controllare", proprio mentre le correnti
trascinano verso gli scogli.
La saggezza antica insegna che la libertà non è
l'assenza di tentazioni, ma la consapevolezza di esse e la scelta consapevole.
È necessario dunque riconoscere le sirene per ciò che sono: illusioni che
promettono ciò che non possono dare, che offrono piacere momentaneo in cambio
di tesori duraturi come l'integrità, la fedeltà, la fiducia reciproca. Gli
ancoraggi sono la meditazione, la preghiera, la riflessione onesta su ciò che
realmente conta, la coltivazione di relazioni autentiche e la presenza
consapevole. È l'impegno verso questi elementi la corda che tiene saldi
all'albero maestro.