Il film Cosmopolis di David Cronenberg del 2012 è passato sotto traccia ed é stato considerato un film minore nell'ampia filmografia del regista canadese. In realtà questo film ha un messaggio potente e la limousine che si vede nella locandina non è altro che la rappresentazione della tomba del capitalismo.
Il romanzo di Don DeLillo viene trasformato da Cronenberg in un viaggio claustrofobico attraverso il cuore marcio del capitalismo finanziario. La limousine bianca del protagonista Eric Packer è una capsula isolata dalla realtà, un microcosmo dove il denaro si moltiplica attraverso algoritmi incomprensibili mentre fuori il mondo brucia. Cronenberg mostra un sistema in cui l'economia si è completamente staccata dalla vita reale, in cui Packer scommette miliardi sullo yen mentre manifestanti antiglobalizzazione vengono repressi per le strade di New York.
Un capitalismo
ormai autodistruttivo in cui il protagonista non riesce più a connettersi con
nulla di concreto. È intrappolato in un universo di transazioni virtuali,
previsioni algoritmiche, prostate digitalmente esaminate. Il sistema
finanziario contemporaneo ha perso ogni contatto con i bisogni umani reali. Non
produce nulla, non crea valore, si limita a speculare su se stesso in una
spirale autoreferenziale. E quando crolla – perché crollerà inevitabilmente –
trascinerà con sé anche chi credeva di controllarlo. Un film profetico che, a
distanza di anni, suona ancora più attuale.
