Tabaccherie postmoderne

Quando entriamo nelle tabaccherie rimaniamo sempre perplessi. Quelle che un tempo erano semplici punti vendita di giornali e sigarette si sono trasformate in qualcosa che assomiglia a dei micro-casinò di quartiere. Entrare oggi in una tabaccheria significa essere accolti da un tripudio di stimoli sensoriali calibrati: luci led che lampeggiano incessantemente, suoni elettronici che promettono fortune immediate, schermi che mostrano estrazioni in tempo reale. L'architettura stessa dello spazio è stata ripensata secondo una logica che Michel Foucault avrebbe riconosciuto come disciplinare: ogni elemento è posizionato strategicamente per catturare l'attenzione e indurre comportamenti specifici. Il gratta e vinci, esposto come caramelle colorate alla cassa, normalizza l'idea che la fortuna sia democraticamente accessibile, bastano pochi euro. Le slot machine, un tempo confinate nei casinò, hanno colonizzato questi spazi quotidiani trasformandoli in avamposti della ludopatia legalizzata. Ambienti dunque, progettati per alimentare meccanismi neurobiologici e psicologici noti. Spazi che intercettano e monetizzano fragilità economiche ed emotive, spesso nelle periferie e nei quartieri popolari dove la diseguaglianza sociale è più acuta.

La tabaccheria è oggi un crocevia dove si incontrano diverse forme di dipendenza - nicotina, gioco, consumo compulsivo - con il patrocinio dello Stato che attraverso i monopoli ricava ingenti profitti da queste attività che alimentano dipendenze. Essa è lo specchio di una società che ha trasformato ogni fragilità umana in una nicchia commerciale da sfruttare.