Cognitivamente compromessi

Bambini di tre anni in spiaggia, seduti immobili sulla sabbia che invece di essere immersi tra castelli, palette e rastrelli, stanno con gli occhi incollati a uno schermo. 

Famiglie intere al ristorante, immerse in un silenzio innaturale, con sto smartphone acceso, appoggiato ad un bicchiere per tenere incollati i piccoli. 

Scene imbarazzanti.
Genitori incapaci di sostenere il peso della presenza, hanno trovato nel digitale il perfetto sostituto della propria responsabilità. Lo smartphone è il nuovo ciuccio, la nuova tata, il nuovo tutto.

Non servono neppure studi (che ci sono) per capire che questo modus operandi porta a modifiche in aree importanti per le funzioni cognitive di ordine superiore. Una sorta di riscrittura fisica del cervello in formazione. Chi lavora nelle scuole può confermare quanto siano in aumento il calo del livello di attenzione, la minore comprensione e la minore capacità di memoria. 

Abbiamo generazioni cognitivamente compromesse, incapaci di sostenere la fatica della concentrazione, dell'attesa, del silenzio fecondo.

Ogni minuto che un bambino trascorre davanti a uno schermo è un minuto sottratto alla costruzione di sé. È un minuto in meno di gioco libero, di noia creativa, di scoperta del mondo attraverso i sensi. È un minuto rubato alla formazione delle sinapsi.

Questi genitori che preferiscono la pace artificiale del loro bambino, ipnotizzandolo davanti allo schermo piuttosto che affrontare la fatica educativa di proporre alternative, di essere presenti, dovrebbero abdicare al loro ruolo. 

Non riproducetevi, l'umanità ve ne sarà grata.