L'Uomo con Nessun Nome

Clint Eastwood è un artista che ha attraversato oltre sei decenni di carriera mantenendo sempre una visione personale e indipendente, sfidando costantemente le convenzioni di Hollywood e creando un linguaggio cinematografico inconfondibile.

Eastwood inizia la sua carriera come attore negli anni '50, ma è con la trilogia del Dollaro di Sergio Leone che diventa un'icona mondiale. L'Uomo con Nessun Nome non è solo un personaggio, ma l'archetipo di un nuovo tipo di eroe: silenzioso, enigmatico, moralmente ambiguo.

La sua filosofia è chiara fin dall'inizio: mantenere il controllo creativo totale sui propri progetti.  Nel 1967 difatti Eastwood fonda la sua casa di produzione, la Malpaso Productions, una mossa visionaria che gli garantisce libertà creativa assoluta. Questa decisione gli permette di scegliere personalmente i progetti da sviluppare, mantenere il controllo artistico su ogni aspetto della produzione, lavorare con budget contenuti ma efficaci, girare rapidamente senza le pressioni degli studios.

L'universo narrativo di Eastwood è caratterizzato da temi profondi e universali come la redenzione, la violenza e le sue conseguenze, i contraddittori miti americani, l’invecchiamento e la morte.

Il suo linguaggio cinematografico è caratterizzato da minimalismo espressivo, nessuno spazio per virtuosismi gratuiti. La macchina da presa serve la storia, non il contrario. I suoi film respirano con il tempo della vita reale, senza forzature narrative.

Eastwood ha dimostrato che è possibile fare cinema d'autore dentro il sistema hollywoodiano. In un'industria dominata da logiche propagandistiche e commerciali, rappresenta un esempio di come sia possibile mantenere la propria visione artistica senza compromessi. I suoi film non seguono le mode del momento ma attingono a temi universali e senza tempo.

Da sottolineare la sua resistenza alle convenzioni del linguaggio politicamente corretto. Clint ha sempre mantenuto un approccio critico verso i nuovi codici comunicativi imposti dall'industria dell'intrattenimento, i suoi film non seguono i diktat della sensibilità contemporanea sui linguaggi inclusivi o sulle rappresentazioni "corrette" dei personaggi.  

Non aderire ai modelli propagandistici hollywoodiani, per una icona di quel sistema, è una medaglia al valore.

Leggenda vivente.



Surrogati

La scuola, componente strutturale di una società, dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale di inculturazione, acculturazione e, direbbe Talcott Parsons, di integrazione e mantenimento dei modelli latenti.  Eppure, questa labile istituzione, invece di ergersi a baluardo dei repentini e spesso irragionevoli mutamenti sociali spesso indotti da poteri sovrastrutturali che hanno il solo intento di modellare la società secondo i propri fini, si piega passivamente o peggio, di buon grado, alle imposizioni provenienti dall’alto. Al ritmo di incalzanti corsi di formazione finanziati dall’esiziale Pnrr, la scuola apre i boccaporti alla digitalizzazione e così si riempiono le stive di corsi destinati ai docenti per imparare a usare gli algoritmi di IA nella didattica: lezioni, verifiche e slide vengono realizzate usando ChatGPT di OpenAI, Gemini di Google o Llama di Meta.
Caricata di zavorra, la scuola si barcamena nelle torbide e insidiose acque delle aziende del digitale che si infiltrano nelle crepe del sistema scolastico. L’assoggettamento dei docenti è facile: per lo più si tratta di una mandria che a malapena sa usare gli indici per digitare goffamente sulla tastiera, guarda con occhi bovini lo schermo e propina agli adolescenti lezioncine piatte e banali intervallate da film e lavori di gruppo.
Negli anni la scuola ha accettato di tutto: dal progetto CLIL (lezioni su argomenti curricolari in lingua straniera: l’abominio di studiare Platone in inglese), all’educazione alla legalità (carabinieri in divisa che spiegano, portando ad esempio i propri figli, quanto sia illecito drogarsi o bullizzare i compagni di classe), o ancora le lezioncine sulla pericolosità delle fake news (meglio affidarsi ai ‘professionisti dell’informazione’ come Open).
Come una nave stracarica di cianfrusaglie, la scuola affonda trascinando con sé quei pochi docenti e alunni che vorrebbero una scuola diversa, tradizionale e autentica, capace di contrapporsi orgogliosamente ad un mondo esterno marcescente, che si conservi integra, rimanendo se stessa, un fortino dalle mura spesse e impenetrabili, dove la cultura, i libri, le lezioni frontali, socratiche e peripatetiche risuonino fiere nelle sue stanze.
Ma forse il suo destino, frutto di un accumulo di docenti che non supererebbe nemmeno il test di Turing, è proprio quello di trasformarsi in una macchina al servizio di surrogati dell’insegnante: chat bot che assistano emotivamente gli alunni, che si rivolgano a loro con una didattica personalizzata, che li supportino nel loro percorso di obbedienti subalterni. 



AM