Maghi

Il pensiero non è mero spettatore della realtà, ma un suo architetto silenzioso. Osserviamo.

Gli ermetisti lo chiamavano "Mentis vis creativa" – la forza creatrice della mente. I mistici orientali parlavano dell'illusione che diventa concreta attraverso la focalizzazione cosciente. La fisica quantistica, con il principio dell'osservatore che influenza l'osservato, conferma intuizioni millenarie. 

Tutte queste visioni, separate da secoli e continenti, convergono verso un dato: la realtà è malleabile, e la mente ne è lo strumento primario di modellazione.

Non stiamo ovviamente parlando del banale "pensiero positivo" della spiritualità commerciale New Age, né di facili promesse di manifestazione istantanea. Parliamo di qualcosa di più profondo e, per questo, più pericoloso – qualcosa che possiamo osservare nella trama sottile della nostra realtà quotidiana.

Quando fissiamo con intensità un'idea, un evento, una persona, creiamo una forma-pensiero che inizia a vivere di vita propria, nutrendosi della nostra energia psichica finché non trova il modo di manifestarsi nel mondo tangibile. È un processo lento, impercettibile, che opera attraverso meccanismi psicologici profondi: l'attenzione selettiva, la conferma cognitiva, l'attivazione reticolare che ci fa notare ciò che risuona con i nostri pensieri dominanti.

Ciò che chiamiamo "coincidenze" sono solo i primi vagiti di realtà che abbiamo inconsapevolmente partorito nelle camere segrete del nostro pensiero. Sincronicità che Jung definiva come "coincidenze significative" – eventi che non hanno connessione causale evidente eppure portano un messaggio, una direzione, una conferma di schemi interiori.

Bisogna essere consapevoli di essere potenziali maghi, pericolosi apprendisti stregoni della propria esistenza. 

Ogni pensiero è un seme gettato nel fertile buio dell'ignoto. 


L'Arte oltre l'Artista

Specialmente negli ultimi anni di coercizioni e lasciapassare, ci sono stati momenti di rottura quando si è scoperto che artisti apprezzati stavano sostenendo idee ripugnanti o compiendo azioni contraddittorie rispetto a quanto espresso nella propria arte. Gli esempi che potremmo fare sono davvero tanti, ma questo è un discorso generale, non rivolto ad un periodo specifico. Si può ancora apprezzare quell'artista che ci aveva esaltato e commosso? La questione non è meramente estetica, ma tocca il cuore stesso di cosa significhi creare e fruire arte.

Quando un pittore dipinge, quando un musicista compone, quando un poeta scrive, stanno forse semplicemente trasferendo sulla tela o sulla carta le loro convinzioni personali? O accade qualcosa di più misterioso e complesso? Come se fossero "attraversati" da qualcos'altro? L'ispirazione opera secondo logiche diverse da quelle della razionalità quotidiana. È come se l'artista diventasse un medium attraverso cui qualcosa di più grande si manifesta - che sia l'inconscio collettivo, l'essenza umana universale, o semplicemente la capacità della mente di attingere a verità che trascendono le limitazioni della personalità cosciente. L'arte parla di qualcosa che va oltre le limitazioni personali, attingendo a quella dimensione dell'esperienza umana che è universale e atemporale. Il problema nasce quando confondiamo l'artista con la persona. L'artista non è l'individuo biografico con le sue opinioni e le sue debolezze, ma è quel canale attraverso cui si manifesta una visione che può essere molto più ampia e profonda delle sue convinzioni personali. Questo non significa ignorare tutto ciò che si compie sul piano personale, ma riconoscere che l'arte opera su un piano diverso e la sua capacità di rivelare verità profonde sull'esistenza umana può emergere anche dalle contraddizioni e dalle imperfezioni di chi la crea. Non passa giorno che non sentiamo frasi del tipo "quello lì ha sostenuto quella coercizione, quell'altro non si è schierato contro quella situazione geopolitica, l'altro ha idee pessime e mi sta antipatico" ecc.

Riusciamo semplicemente a cogliere quella scintilla di verità universale che l'opera d'arte può contenere, indipendentemente dalle limitazioni di chi l'ha creata? Perché se non riusciamo a fare questo, probabilmente è meglio non ascoltare, né guardare le opere di nessuno. Se ci aspettassimo che le idee di un artista coincidessero con le nostre, probabilmente gli artisti ‘degni’ si conterebbero sulle dita di una mano.