La caduta degli ideali universali – G.K.Chesterton


Oggi, nella nostra epoca, la filosofia o la religione, ovvero la nostra teoria sulle cose ultime, è stata estromessa, più o meno simultaneamente, da due campi che era solita occupare. Gli ideali universali dominavano la letteratura, prima di venire estromessi al grido di «l'arte per l'arte».
Gli ideali universali dominavano la politica, prima di venire estromessi al grido di «efficienza», che potremmo approssimativamente tradurre con «la politica per la politica». Negli ultimi vent'anni, gli ideali dell'ordine e della libertà sono andati via via scomparendo dai nostri libri, così come le ambizioni dell'intelletto e dell'eloquenza sono andate scomparendo dai nostri parlamenti. La letteratura è volutamente diventata meno politica; la politica è volutamente diventata meno letteraria. Le teorie universali sulla relazione tra le cose sono state quindi escluse da entrambe e possiamo così domandarci: «Che cosa abbiamo guadagnato o perduto da questa esclusione? La letteratura o la politica sono forse migliorate per essersi sbarazzate del moralista e del filosofo?».
Quando tutto ciò che riguarda un popolo diventa temporaneamente debole e inefficace, si comincia a parlare di efficienza. Allo stesso modo, quando il corpo di un uomo è un rottame, egli comincia per la prima volta a parlare di salute. Gli organismi vitali non parlano dei loro processi, ma delle loro aspirazioni. Non può esservi miglior prova dell'efficienza fisica di un uomo del suo discorrere allegramente di un viaggio alla fine del mondo.
E non può esservi miglior prova dell'efficienza pratica di una nazione del suo discorrere continuamente di un viaggio alla fine del mondo, un viaggio verso il Giorno del Giudizio e la Nuova Gerusalemme. Non può esservi sintomo più evidente di una vigorosa salute fisica della tendenza a inseguire nobili e folli ideali; è nella prima esuberanza dell'infanzia che vogliamo la luna. Nessun uomo valoroso vissuto in epoche valorose avrebbe compreso il significato dell'espressione «ambire all'efficienza». Ildebrando avrebbe affermato di ambire non all'efficienza ma alla Chiesa cattolica. Danton avrebbe affermato di ambire non all'efficienza ma alla libertà, all'uguaglianza e alla fratellanza.

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L'epoca delle grandi teorie era l'epoca dei grandi risultati.

Né nel mondo della politica né in quello della letteratura, dunque, il rifiuto delle teorie universali si è rivelato un successo. Probabilmente perché molti ideali folli e ingannevoli hanno talora disorientato il genere umano.

Fonte: tratto da "Eretici" di G.K.Chesterton (ed.Lindau)