Chi ha paura del "sovranismo"?

Al di là degli aspetti meramente politici, il motivo per cui sovranismo e affermazioni identitarie sono avvertiti come sospetti, pericolosi e condannabili da una parte tutt'altro che trascurabile dell'opinione pubblica, è da ricercare in fattori di natura antropologica specifici del nostro tempo. Autonomia, indipendenza ed identità sono infatti conquiste caratterizzanti l'età matura. Nel senso comune ci si considera adulti quando si raggiunge una realistica ed adeguata consapevolezza di se stessi, delle proprie possibilità come dei propri limiti, nonché una visione sufficientemente definita di ciò che si considera desiderabile e di ciò che si vorrebbe realizzare nella vita con i mezzi di cui si dispone. Si è adulti, inoltre, quando si è in grado di badare a se stessi e si diventa indipendenti economicamente; questo presuppone un adeguato senso di responsabilità verso la proprietà, sia essa privata che pubblica. Questi ultimi aspetti costituiscono la condizione di possibilità per poter formare un nucleo familiare proprio, il quale andrà a sommarsi a quello di provenienza; di entrambi si è chiamati da adulti a farsi carico, soprattutto nei confronti dei membri più deboli e indifesi.

Il sovranismo non è altro che l'estensione alla sfera politica di questo modello di maturità. Ogni nazione sovrana ha infatti il sacrosanto diritto a decidere di che ritiene opportuno per sé e di come realizzarlo, nel rispetto delle altre entità sovrane e autonome. Ha il diritto di riconoscersi nella propria storia e di affermare la propria identità e visione del mondo sulla base dell'esperienza maturata. Ha il diritto, inoltre, di tutelare i propri cittadini come ritiene opportuno, sulla base di una scala di valori e di priorità che essa ha maturato, e che verosimilmente condividerà con altre entità analoghe dai trascorsi affini o comuni. Il sovranismo rivendica, in altre parole, il diritto di un paese ad essere considerato adulto dalla comunità internazionale.

Da sempre, il riconoscimento della maturità comporta l'ingresso nella sfera politica e pubblica: l'adulto che decide per sé è chiamato a partecipare anche alle decisioni che riguardano la collettività. Il minore, invece, è considerato un soggetto sotto tutela, a cui bisogna provvedere, le cui decisioni devono essere approvate e vagliate, quando non si riconosce addirittura incapace di decidere e pertanto si è obbligati a prendere decisioni in sua vece. Questo è il motivo per cui, in un sistema che ci vuole sudditi, la maturità e l'età adulta sono invise; è anche il motivo per cui il modello sociale che viene promosso è principalmente quello di un eterno adolescente, irresponsabile e non autosufficiente, la cui costante necessità di cura ed assistenza denuncia la minorità. Questo modello è proposto tanto ai cittadini che alle nazioni: in entrambi i casi una autorità esterna al soggetto politico desidera convincerlo della propria incapacità di bastare a se stesso per espropriarlo del proprio diritto ad autodeterminarsi. Un popolo di eterni adolescenti, che ovviamente non sa quale sia il proprio bene, necessita di qualcuno che decida amorevolmente per lui, così come una comunità internazionale di minori è il supporto ideale del dispotismo di entità sovranazionali che desiderano ridurla alla sudditanza. Questo è il motivo per cui un certo paternalismo tornato di moda, tanto a livello nazionale che internazionale, dovrebbe allarmarci e repellerci particolarmente.