Tolkien, liberi di “riveder le stelle”

"Mi chiedo (se sopravviveremo a questa guerra) se resterà una piccola nicchia, anche scomoda, per gli antiquati reazionari come me.

I grandi assorbono i piccoli e tutto il mondo diventa più piatto e noioso. Tutto diventerà una piccola, maledetta periferia provinciale.
Quando avranno introdotto il sistema sanitario americano, la morale, il femminismo e la produzione di massa all'est, nel Medio Oriente, nel lontano Oriente, nell'Urss, nella pampa, nel Gran Chaco, nel bacino danubiano, nell'Africa equatoriale, nelle terre più lontane dove ancora esistono gli stregoni, nel Gondhwanaland, a Lhasa e nei villaggi del profondo Berkshire, come saremo tutti felici.
Ad ogni modo, questa dovrebbe essere la fine dei grandi viaggi. Non ci saranno più posti dove andare. E così la gente (penso) andrà più veloce. Il colonnello Knox dice che un ottavo della popolazione mondiale parla inglese e che l'inglese è la lingua più diffusa.
Se è vero, che vergogna, dico io. Che la maledizione di Babele possa colpire le loro lingue in maniera che possano solo dire "baa baa". Tanto è lo stesso.
Penso che mi rifiuterò di parlare se non in antico merciano ma scherzi a parte: trovo questo cosmopolitismo americano davvero terrificante"

Tolkien è sempre stato ritenuto un autore “minore” dai “sinistri”, quelli occupati solamente a discutere di immigrazione, scontri di piazza e lotte salariali. Fu pesantemente osteggiato dagli anni settanta fino a quasi tutti gli anni novanta del secolo scorso, dalla famosa intellighenzia di sinistra, quel potere culturale che creava (e crea) un conformismo critico fomentando pregiudizi ideologici.

D’altronde era un autore che si occupava di fantasy, un genere minore per costoro, rivolto prevalentemente a soggetti che preferiscono rifugiarsi in castelli di fantasia dal momento che sono incapaci di affrontare il mondo e la vita.

Poi improvvisamente ecco la riabilitazione, ma  solo come bravo autore di "storielle".

La realtà è che Tolkien è stato una mente ALTA, che aveva capito molto bene la direzione in cui stava andando il mondo, ovvero verso un ammasso di popoli senza identità. Masse informi sarebbero avanzate come una specie di blob senz'anima e storia. Popoli sradicati sarebbero stati sacrificati sull'altare del consumismo capitalistico e sulla pira della voglia apolide e promiscua del comunismo internazionalista.


Tolkien ha dato rappresentazione di quel mondo della Tradizione descritto da Guenon, Evola, Coomaraswamy, Eliade e Schuon.
Un mondo dove la Natura, il Mito, i Valori, il Coraggio, la Fedeltà, l’Amore, il Sacrificio si sostituivano alla storia e all’ideologia del tempo presente. Egli introdusse la dimensione magica e arcana nello scorrere profano del nostro quotidiano.
Una dimensione che non era un mero bisogno di esotismo o di rivoluzioni improbabili, ma la riscoperta di un "altrove" che era fuori non solo dal tempo occidentale capitalistico ma anche da quello apparentemente antitetico della sinistra materialista.

Tolkien ha ridato linfa ai racconti del passato collocandosi in un tempo altro, in una dimensione parallela, ripescando e riproponendo vecchie epopee presenti nel nostro substrato come il ciclo del Graal, re Artù, il Kalevala finnico e persino pescando nel cammino iniziatico della Divina Commedia.
Il sacro si incontrava col santo, il mito con la storia.

E se a distanza di tempo, l’opera tolkeniana, al contrario dei miti della sinistra o dei miti in genere moderni, che si sono estinti o morti di auto combustione, continua a fare proseliti, ad affascinare e a conquistare, il motivo è molto semplice.
Continua perché il senso del Mito abita in ognuno di noi, nelle nostre anime.
Alcuni possono sopprimerlo ma non possono cancellarlo.
Perché alcuni, e non solo alcuni, si sono resi conto che “abitare” in una sola “dimensione” non è una condizione naturale.
Si sente il bisogno, o magari solo la percezione, di altro. Di un mondo reale e non artificioso, Un mondo non dominato dalla tecnica, dall’utile e dall’economia. Un mondo dove innalzare la trascendenza da opporre ad un presente sconfortante. Una ricerca della metafisica dove regna la fisica e lo scientismo. Un bisogno forse elementare ma vitale.
Per confrontarci con l’insondabile, con l’immaginazione ed il sogno. Per essere liberi di “riveder le stelle”.


OC