Gli "ismi" e i dialoghi inquinati

Qualsiasi argomento, quando finisce sulla bocca di tutti, termina per essere neutralizzato. Innanzitutto si accumulano disinformazione e opinioni contraddittorie; nella mente dell'osservatore mediamente disinteressato (ossia la maggior parte della popolazione, su qualsiasi argomento che non sia di puro uso e consumo) si crea un'impressione di indecidibilità, per cui verità e menzogna, buon senso e assurdità, finiscono per equivalersi. L'attenzione e la sim-patia si spostano dall'argomento alla fazione che lo sostiene; chi non è fazioso, assesta la propria sensibilità sul livello più banale e condiviso, ostentando la noia e l'insofferenza di chi ha sprecato il proprio tempo ascoltando opinioni inutili. Più pernicioso è il fenomeno per cui la questione entra nell'immaginario collettivo e finisce nello scantinato delle questioni familiari e inutili perché già risolte o irrisolvibili, su cui è opportuno ironizzare e passare oltre. Infine, su quel residuo che precipita dal setaccio, passa la pseudo-intellighenzia con il rastrello degli "ismi" (negazionismo/revisionismo/complottismo/reazionarismo, e via dicendo) a fare piazza pulita usando come leva la stigma sociale e morale.

Alla fine del processo, della questione iniziale non rimane nulla. In fin della fiera vince chi desidera che le questioni non siano discusse ma dimenticate, tutt'al più accantonate. Perde chi desidera un quanto di verità, per quanto misero. Viene truffato chi crede, a buon mercato, di avere un opinione ("libera", "indipendente", "valida"). Il nostro "pensiero", la nostra "opinione", non sono altro che carta da macero.

E aggiungiamo una riflessione. I processi dell'opinione pubblica e la sua manipolazione sono noti a chi fa dell'informazione e della comunicazione un'arma. La cosa più sensata è quella di condividere la meditazione su questioni cruciali in circuiti ridotti, in cui l'interesse sia genuino, siano condivisi il lessico e le categorie argomentative, e l'intenzione sia autenticamente critica, nel senso proprio (francofortese?) del termine. Fare fronte nella comunanza d'intenti, arricchendosi nella diversità di prospettive e orizzonti, purché sia feconda. Fuori di tale modalità, tutto si diluisce e si inquina. Infine scompare nell'insignificanza.