“Una cosa sola vorrei
dire ai teologi: essi custodiscono l’unica verità che supera in profondità la
verità della scienza su cui si regge l’era atomica. Essi custodiscono una
conoscenza della natura dell’uomo che ha radici più profonde della razionalità
dell’età moderna.”
Parole del fisico Carl Friedrich von
Weizsäcker che oggi più che mai dovrebbero risuonare forti, nei
tempi in cui i teologi e le religioni stanno pian piano arrendendosi timorosi
al cospetto dell’ascesa delle scienze moderne. Di fronte a questa prospettiva
di resa, per l’ennesima volta va sottolineata una differenza sostanziale,
ovvero quella tra scienza e scientismo.
Spesso negli ambienti religiosi e
neospiritualisti o si è riverenti verso la conoscenza scientifica o la si
rifiuta in toto in quanto “materialista”. Entrambe le posizioni sono
chiaramente errate, poiché non riconoscere alla scienza la sua legittimità
limitata alla dimensione fisica è inaccettabile, così come è poco intelligente
relegare in un ambito limitato tutta la conoscenza. Per dirla in parole povere,
la scienza è un bene, lo scientismo un male.
Lo scientismo è una sorta di filosofia
totalitaria e autosufficiente che riduce tutta la realtà all’ambito fisico.
Oggi le scienze quantitative della natura sono divenute le uniche scienze
valide e accettabili, tutte le altre conoscenze sono state relegate a livello
di sentimentalismo e superstizione. In questo modo è stata deviata la mentalità
degli uomini e li si è spinti verso lo studio di fenomeni fine a se stessi
allontanandoli dalla sostanza che vi soggiace. E’ stato preso di mira solo il
mentale, la ratio, la cui funzione principale era l’analisi e il discernimento,
esso è stato travolto e confuso sotto una valanga di dati e informazioni.
Questo riduzionismo deleterio ha
creato nelle persone una visione del mondo in cui la
Metafisica non ha più alcuna valenza. Anzi quando si utilizza il
termine Metafisica ci si riferisce spesso soltanto ad un’
esistenza fisico-materiale basata su congetture individuali che cambiano giorno
dopo giorno. I molteplici livelli della realtà vengono ridotti a
singoli ambiti psicofisici, devastando così ogni rapporto tra i gradi di
conoscenza e la corrispondenza tra i vari livelli di realtà.
E’ alla Metafisica che spetta la
comprensione dell’universo, nonostante la sua funzione sia stata ridotta, già
dai tempi di Aristotele, ad una sorta di filosofia razionalistica. Solo lei può
distinguere l’assoluto dal relativo e può scindere i diversi livelli di realtà,
gli scienziati Schrodeinger o Oppheneimer ne sanno qualcosa.
Per l’uomo tradizionale tutti i
fenomeni universali detenevano un significato, erano simboli di un più alto
grado della realtà che il dominio cosmico velava e rivelava. Oggi i simboli di
natura sono divenuti fatti, entità a sè totalmente separate da altri ordini di
realtà.
Viviamo in tempi in cui si è data per
scontata la natura desacralizzata, si è data per certa l’inverosimile storia
dell’evoluzione scimmiesca dell’uomo e il big bang iniziatore.
L’idea di Dio è divenuta un'idea
patologica, una nevrosi, della quale ci dobbiamo sbarazzare per recuperare il
nostro equilibrio psichico.
Lo scientismo così concepito ha
portato al declino della visione sacra del cosmo producendo disastri di ogni
tipo. A partire dalle crisi ambientali che si profilano all’orizzonte,
all’inquinamento che si espande nell’aria che respiriamo, nel terreno che nutre
le piante che a loro volta nutrono noi, negli oceani il cui stato di salute è
fondamentale per la nostra sopravvivenza e nell’atmosfera che influisce poi sul
riscaldamento del pianeta.
Se la forza motrice che muoverà la
scienza deriverà sempre e solo da esigenze pratiche in balia di concezioni
disanimate sarà sempre più dura per il nostro futuro.