Chi era Emil Cioran?
Spesso quando menziono
questo scrittore sono molti quelli che subito storcono il naso, considerando il
rumeno un semplice filosofo depresso e nichilista.
Errato, classica
osservazione di chi ha capito poco della "filosofia" frammentaria di
Emil Cioran.
Ciò che ha rappresentato
questo grandissimo scrittore non può certamente ridursi alla figura dell'uomo
sfortunato che disprezzava la vita in tutte le sue forme.
Ritengo Cioran un
personaggio che fu follemente innamorato della vita.
Spesso Cioran affermava di
vivere contro l'evidenza e sottolineava come "la lucidità completa è il
nulla..."
Ma cosa intendeva
esattamente con questo nulla?
Concretamente la stessa
identica assenza di cui parlano i mistici, con la differenza che lui raggiunto
questo tipo di consapevolezza si fece venire emicranie lancinanti che si
trascinò dietro per tutta la vita.
Non si può non notare (e
non solamente in Cioran, ma in molteplici scrittori occidentali) come il
concetto di “vuoto" sia percepito spesso in maniera totalmente differente
tra Occidente ed Oriente.
Leggendo attentamente i
Quaderni personali del rumeno, ho notato come lo stesso Cioran si rese conto di
ciò nel momento in cui si accostò alla dottrina dello Śūnyatā.
Egli notò che anzichè una
sensazione di mancanza come lui aveva sempre percepito, essi trovavano un senso
di pienezza attraverso l'assenza.
Consideravano la vacuità
uno strumento di salvezza, una via, una guarigione che toglieva qualsiasi
proprietà all'essere.
Ciò che sin da
giovanissimo (nella scrittura di Al Culmine Della Disperazione era
poco più che vent'enne) fu per lui causa di vertigine e negatività lancinante,
fu invece dall'altra parte del pianeta una sorta di avvio alla liberazione.
Egli dedicò l'intera
esistenza alla frantumazione dell'Io e lo fece attraverso l'atto dello
scrivere, provò a liberarsi di ogni vincolo, a distaccarsi definitivamente da
tutto per trionfare sul mondo e la tematica della trascendenza attraversò per
intero tutte le sue opere.
Tra estenuanti privazioni,
tra miseria e Dio alla ricerca dell'insondabile dissolutezza umana, egli
raggiunse a modo suo un' estasi al margine degli atti, senza riuscire però mai
a liberarsi completamente dell'ego, rendendosi conto allo stesso tempo che egli
da occidentale, tale forma di pensiero estremista, tale estasi vuota e senza
contenuto, l'aveva chiamata erroneamente nichilismo.
Snobbato da tutti gli
ambienti accademici (per fortuna), Cioran fu uno dei più grandi svisceratori
occidentali dell'io umano.
"Non siamo realmente
noi stessi, se non quando, mettendoci di fronte a noi stessi, non coincidiamo
con niente, neppure con la nostra singolarità".