Crisi dell'uomo contemporaneo - P.C. de Oliveira

Le molte crisi che scuotono il mondo odierno -- dello Stato, della famiglia, dell'economia, della cultura, ecc. -- costituiscono soltanto molteplici aspetti di un'unica crisi fondamentale, che ha come specifico campo d'azione l'uomo stesso. In altri termini, queste crisi hanno la loro radice nei problemi più profondi dell'anima, e da qui si estendono a tutti gli aspetti della personalità dell'uomo contemporaneo e a tutte le sue attività.

Questa crisi tocca principalmente l'uomo occidentale e cristiano, cioè l'europeo e i suoi discendenti, l'americano e l'australiano. Ed è come tale che più particolarmente la studieremo. Essa colpisce anche gli altri popoli, nella misura in cui il mondo occidentale si estende a essi e in essi ha affondato le sue radici. Presso questi popoli tale crisi si aggrava sommandosi ai problemi propri delle rispettive culture e civiltà e si complica per l'urto tra queste e gli elementi positivi e negativi della cultura e della civiltà occidentali.

Per quanto profondi siano i fattori di diversificazione di questa crisi nei vari paesi del mondo odierno, essa conserva, sempre, cinque caratteri essenziali:

1. È universale

Questa crisi è universale. Oggi non vi è popolo che non ne sia colpito, in misura maggiore o minore.

2. È una

Questa crisi è una. Non si tratta cioè di un insieme di crisi che si sviluppano in modo parallelo e autonomo in ogni paese, legate tra loro da alcune analogie più o meno rilevanti. Quando divampa un incendio in una foresta, non è possibile considerare il fenomeno come se fosse costituito da mille incendi autonomi e paralleli, di mille alberi vicini gli uni agli altri. L'unità del fenomeno "combustione", che si opera su quell'unità viva che è la foresta, e il fatto che la grande forza di espansione delle fiamme derivi da un calore nel quale si fondono e si moltiplicano le innumerevoli fiamme dei diversi alberi, tutto, insomma, contribuisce a far sì che l'incendio della foresta sia un fatto unitario, che ingloba in un'unica realtà i mille incendi parziali, per quanto diverso sia ciascuno di essi nei suoi elementi accidentali. La Cristianità occidentale costituì un tutto unico, che trascendeva i vari paesi cristiani, senza assorbirli. In questa unità viva si è prodotta una crisi che ha finito per colpirla nella sua totalità, per mezzo del calore sommato, anzi fuso, delle sempre più numerose crisi locali che da secoli, ininterrottamente, si vengono intrecciando e aiutando a vicenda. Di conseguenza, la Cristianità come famiglia di Stati ufficialmente cattolici, ha da molto tempo cessato di esistere. Di essa restano come vestigia i popoli occidentali e cristiani. E tutti si trovano nel momento presente in agonia sotto l'azione di questo stesso male.

3. È totale

Considerata in un dato paese, questa crisi si svolge in una zona di problemi così profonda, che perviene e si estende, per l'ordine stesso delle cose, a tutte le potenze dell'anima, a tutti i campi della cultura, insomma, a tutti i domini dell'azione dell'uomo.

4. È dominante

Considerati superficialmente, gli avvenimenti dei nostri giorni sembrano un groviglio caotico e inestricabile, e di fatto da molti punti di vista lo sono. Tuttavia, si possono individuare delle risultanti, profondamente coerenti e vigorose, della congiunzione di tante forze impazzite, purché queste forze siano considerate sotto l'angolazione della grande crisi di cui trattiamo. Infatti, sotto l'impulso di queste forze in delirio, le nazioni occidentali sono gradatamente spinte verso uno stato di cose che si va rivelando uguale in tutte, e diametralmente opposto alla civiltà cristiana. Da ciò si vede che questa crisi è come una regina a cui tutte le forze del caos servono come strumenti efficaci e docili.

5. È un processo

Questa crisi non è un fatto straordinario e isolato. Costituisce, anzi, un processo critico già cinque volte secolare, un lungo sistema di cause ed effetti che, nati in un dato momento e con grande intensità nelle zone più profonde dell'anima e della cultura dell'uomo occidentale, vanno producendo, dal secolo XV ai nostri giorni, successive convulsioni. A questo processo si possono giustamente applicare le parole di Pio XII relative a un sottile e misterioso "nemico" della Chiesa: "Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza la autorità; talvolta l'autorità senza la libertà. È un 'nemico' divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio"


Fonte: tratto da “Rivoluzione e  controrivoluzione”, P.C. De Oliveira (ed. Dell’Albero)