"Non è da tutti catturare la vita, non disprezzare chi non ce la fa"- così cantava Branduardi in suo famoso brano.
Alcuni nascono con una naturale capacità di
afferrare l'essenza delle cose, di trovare senso nel caos quotidiano, di
trasformare il dolore in saggezza. Altri invece si dibattono
nell'incomprensione, intrappolati in meccanismi mentali che rendono ogni giorno
una fatica. La differenza non sta solo nella volontà, ma anche in qualcosa di
più profondo e misterioso.
Quando si giudica chi "non ce la fa", si
dimentica di stare osservando dall'esterno una battaglia interiore di cui non si
conoscono le regole. Il fallimento apparente può nascondere lotte titaniche
contro demoni invisibili. La mediocrità evidente può essere il risultato di una
resa dopo battaglie che non si è mai dovuto combattere.
Il disprezzo per chi non riesce a "catturare la
vita" rivela l’incapacità di riconoscere la complessità dell'esistenza
altrui. È l'arroganza di chi, avendo ricevuto gli strumenti giusti al momento
giusto, si convince di esserne l'unico artefice.
Ciascuno nasce in un territorio psichico diverso.
Alcuni si ritrovano in pianure fertili dove ogni seme germoglia facilmente.
Altri in terre aride dove ogni piccola crescita richiede sforzi enormi. Chi
nasce nella pianura non ha meriti particolari, così come chi nasce nel deserto
non ha colpe.
La "cattura della vita" non è una gara a
chi arriva primo, ma un processo unico e irripetibile per ciascuno. Alcuni ci
arrivano presto e con apparente facilità. Altri impiegano decenni. Altri ancora
non ci arrivano mai.
Non disprezzare chi non ce la fa significa
riconoscere che l'esistenza è un enigma che non tutti riescono a decifrare. Significa accettare che il fallimento
esistenziale non è sempre una questione di carattere, ma spesso di circostanze,
di strumenti, di misteriose alchimie interiori, di destini incomprensibili alle
logiche umane.
L’atto di "cattura della vita" consiste nello
smettere di misurare il valore umano sulla capacità di riuscita, e iniziare a
riconoscere la dignità intrinseca di ogni tentativo, anche di quelli
apparentemente falliti.
Chi ha davvero "catturato la vita" è colui
che comprende che la vita non si cattura, ma si accoglie. E nell'accoglienza
trova spazio anche per chi non riesce ad accogliere, per chi si perde, per chi
si arrende. Perché anche il loro smarrimento fa parte del grande disegno
dell'esistenza.