Complessità e complicazione

Essere complessi ed essere complicati sono due cose molto diverse. La complessità è nella realtà stessa: i sentimenti umani sono complessi, le relazioni sono complesse, il mondo è complesso. Ma questo non significa che dobbiamo renderli incomprensibili quando ne parliamo. Siamo stanchi di pensatori che trasformano intuizioni in labirinti di parole, filosofi che impiegano cento pagine per dire quello che si sarebbe potuto esprimere in dieci righe. La loro non è profondità, è nebbia. Quando qualcuno non riesce a farsi capire, il problema non è che il concetto è troppo elevato, è lui stesso a non avere chiarezza interiore. Chi ha davvero compreso qualcosa, sa anche come trasmetterlo. 

Non è questione di semplificare per farsi capire. Ci sono argomenti che per loro natura resistono alla semplificazione - la meccanica quantistica, aspetti filosofici, dinamiche psicologiche profonde - e pretendere di ridurli all'osso significherebbe tradirli. Ma anche di fronte alla complessità più irriducibile, l'intelligenza sta nel trovare ponti, analogie, esempi che permettano alle persone di avvicinarsi al cuore del problema. Essere intelligenti significa essere in grado di attraversare la complessità e restituirla in forma cristallina, o almeno il più trasparente possibile. 

"Strani"

Per tutti quelli che si sono sempre sentiti gli unici "strani" in una stanza piena di gente "normale". 

C'è una categoria di persone, e siamo sicuri che tanti che seguono questo canale sono così, che si sente invisibile. Sono quelli che in una serata di gruppo restano spesso in silenzio mentre tutti parlano del nulla, che preferiscono una conversazione profonda con un amico piuttosto che cento chiacchiere vuote, che vengono etichettati come "strani" o "asociali" solo perché cercano qualcosa di più autentico. Preferire il silenzio al caos, la qualità alla quantità, la profondità alla superficie, non significa essere "strani" e non ci si deve forzare di diventare qualcun altro per far sentire gli altri più a loro agio. È deleterio per l'anima. Mai adattarsi alla maggioranza, il mondo ha bisogno di chi sa ascoltare davvero, di chi pensa prima di parlare, di chi offre presenza autentica invece di esibizioni vuote. Ha bisogno di chi costruisce ponti invece di accumulare conoscenze superficiali. Mai sentirsi "diversi" o fuori posto. Questa "diversità" è fondamentale, serve a ricordare a tutti che esistono altri modi di essere, più lenti, più veri, più profondi. Essere una testimonianza viva.