Essere complessi ed essere complicati sono due cose molto diverse. La complessità è nella realtà stessa: i sentimenti umani sono complessi, le relazioni sono complesse, il mondo è complesso. Ma questo non significa che dobbiamo renderli incomprensibili quando ne parliamo. Siamo stanchi di pensatori che trasformano intuizioni in labirinti di parole, filosofi che impiegano cento pagine per dire quello che si sarebbe potuto esprimere in dieci righe. La loro non è profondità, è nebbia. Quando qualcuno non riesce a farsi capire, il problema non è che il concetto è troppo elevato, è lui stesso a non avere chiarezza interiore. Chi ha davvero compreso qualcosa, sa anche come trasmetterlo.
Non è questione di semplificare per farsi capire.
Ci sono argomenti che per loro natura resistono alla semplificazione - la
meccanica quantistica, aspetti filosofici, dinamiche psicologiche profonde - e
pretendere di ridurli all'osso significherebbe tradirli. Ma anche di fronte
alla complessità più irriducibile, l'intelligenza sta nel trovare ponti,
analogie, esempi che permettano alle persone di avvicinarsi al cuore del
problema. Essere intelligenti significa essere in grado di attraversare la
complessità e restituirla in forma cristallina, o almeno il più trasparente
possibile.