Il mondo nuovo di Aldous Huxley

Cosa accadrebbe se il mondo fosse governato da una spietata élite guidata da una idea di utilitarismo portata all'esasperazione? In che dimensione ci proietterebbe la rinuncia aprioristica ai sentimenti, alle passioni, allo sviluppo naturale ed incondizionato della vita? Una risposta, più che mai esaustiva, la troviamo nella distopia di Aldous Huxley, "Il mondo nuovo". Scritto nel 1932, il romanzo, ambientato nell'anno 632 dell'era Ford (corrispondente al 2045 secondo il nostro calendario), narra di un lontano futuro in cui la società è organizzata secondo rigidi schemi produttivi, improntata su uno sviluppo industriale fine a sé stesso atto a garantire stabilità ed una illusoria prospettiva di ordine ed artificiosa felicità. Gli esseri umani, generati in provetta e conseguentemente suddivisi in caste, sono creati ad hoc per svolgere compiti ex ante assegnati, senza possibilità di scelta: gli alfa, tarati su un livello superiore di intelligenza, destinati a posizioni apicali ed ad alte cariche; gli intermedi beta, gamma e delta ed infine gli epsilon, progettati per la bassa manovalanza, dotati di scarse qualità intellettive, vera e propria carne da macello per le catene di montaggio, indottrinati come automi per svolgere un lavoro ripetitivo e meccanico che caratterizzerà la loro intera esistenza. In questo mondo non esiste guerra, o malattie e la morte sopraggiunge quando non si è più produttivi, in strutture dove si somministra la "soma", droga di stato utilizzata per surrogare felicità ed emozioni, in dosi letali. Personaggi principe del testo sono il creato in provetta Bernardo Marx ed il Selvaggio, nato naturalmente in una riserva dove si applicano, a fini scientifici, ancora le regole del vecchio mondo. Quest'ultimo, portato da Marx nella "civiltà", non riesce ad integrarsi. Si innamora, corrisposto, di una giovane donna, ma le differenze abissali tra i due condurranno i protagonisti verso un drammatico finale. 

Visionaria, potente, evocativa, terrificante ed al contempo affascinante, l'opera di Huxley trascina il lettore su una vera e propria macchina del tempo, mostrandogli, con dovizia di particolari ed attraverso prospettive solo in apparenza improbabili e futuristiche, in che crudi  scenari potremmo trovarci se cediamo alle lusinghe del capitalismo più sfrenato ed a logiche produttive di profitto esasperate, nemiche del benessere psicofisico e del corretto sviluppo umano, atte soltanto al mero controllo ed al bieco indottrinamento delle masse, composte da esseri oramai storditi, influenzabili ,"non viventi", a cui sono recise ab origine libera scelta e spirito critico. Un testo unico, attuale, vigoroso, a tratti profetico, che apre una vera e propria breccia di luce nella coscienza di chi si inoltra nelle sue straordinarie pagine. Un vero e proprio monito, che travolge l'anima, che smuove le papille gustative esistenziali, che lancia un appello disperato contro la riduzione dell'essere umano in mero tassello di un ingranaggio, disposto a sacrificare la propria natura in nome di un'effimera felicità e di falsi miti di evoluzione e progresso.

“Uno Stato totalitario davvero efficiente sarebbe quello in cui l'onnipotente potere esecutivo dei capi politici e il loro corpo manageriale controllano una popolazione di schiavi che non devono essere costretti ad esserlo con la forza perché amano la loro schiavitù.”