Opere di Ramana Maharshi

Rahmana Maharshi, grande maestro indiano dell’Advaita Vedanta, fu una figura autentica.

Non esistono pubblicazioni ufficiali, ma questo Opere raccoglie tutte quelle risposte ottenute quando i ricercatori spirituali passavano da lui per interrogarlo ed egli dava risposte, a volte per iscritto, sulla sabbia della grotta dove abitava, altre volte a voce. Alcuni di questi dialoghi venivano poi trascritti dai discepoli e, una volta redatti, sottoposti alla sua approvazione. In tal maniera furono pubblicate le sue opere.

I mutevoli rapporti tra l’Io e il Sé profondo di cui si occupò Maharshi, hanno rappresentato un campo di esperienza che l’Oriente nei secoli ha esplorato a fondo.
Egli giunse all' esperienza plenaria della non dualità, fuori dalle costruzioni mentali, senza passare da studi di alcun genere.
Indicò l'utilità della funzione del pensiero per il mondo manifesto, ma sottolineando sempre come la realtà non potesse essere imprigionata entro i suoi confini.


Per Ramana nell'esperienza mistica vi è solamente il Sè non duale dove non vi sono più distinzioni, difatti egli spiegò a tutti coloro che lo andarono a trovare ai piedi del monte Arunachala, dove visse sino alla sua morte, come acquisire l'intuizione finale del Brahman.

Portare la mente a restare in quiete, calma e concentrata, senza consentirle di vagare nei pensieri. Una volta conseguita una certa esperienza nella concentrazione, l’Auto Osservazione diviene una costante e con essa i pensieri vengono automaticamente distrutti realizzando il Sé – la piena Realtà nella quale scompare anche il concetto di “Io”.


Questa realizzazione dell'esperienza ultima, può soltanto essere interiore, non presuppone pratiche o atteggiamenti specifici, se non come ausilio per calmare la mente ed ottenere la presenza a se stessi.

Nessuna rinuncia, nessun cambiamento spazio-temporale, bensì una lenta metamorfosi di prospettiva, un percorso intenso, lungo e tortuoso che conduce al vero Sè.