Lo smartphone oggi non è semplicemente un oggetto, è
una vera e propria protesi cognitiva integrale, un'appendice del nostro sistema
nervoso centrale. Estende simultaneamente molteplici dimensioni dell'umano: la
memoria (contatti, foto, archivi digitali), la comunicazione (messaggistica,
social media, videochiamate), la percezione (fotocamera, GPS, sensori
ambientali), il pensiero stesso (ricerche istantanee, intelligenza artificiale,
calcoli complessi).
Lo aveva predetto bene McLuhan negli anni sessanta.
Il punto è che quando estendiamo una parte di noi
stessi attraverso la tecnologia, quella stessa parte si atrofizza, è
matematico.
Qualche esempio base. Perché dovremmo ricordare
percorsi, indirizzi, mappe mentali quando Google Maps guida istante per istante?
L'orientamento, e la memoria spaziale divengono inutili.
La memoria. Una generazione fa, era normale
conoscere decine di numeri. Oggi, c'è chi se perde lo smartphone, non sa
nemmeno chiamare i propri figli. La rubrica digitale ha reso superflua la memorizzazione,
trasformando i numeri in dati esterni a noi.
Altro esempio, l'ortografia e la grammatica. Il
correttore automatico interviene prima ancora che si completino le parole. Non
ci si accorge nemmeno più degli errori, perché il telefono li previene. La
competenza linguistica si esternalizza, e con essa la consapevolezza della
lingua stessa.
E potremmo continuare a lungo l'elenco, con atrofizzazioni sempre più pervasive grazie alle azioni della AI.Lo smartphone plasma le nostre modalità percettive e cognitive.
Ci troviamo in una sorta di ibridazione tra uomo e
tecnologia sempre più stretta. Lo smartphone rappresenta al momento il culmine
di questo processo: non un semplice strumento esterno, ma una sorta di organo
aggiuntivo, un prolungamento del sistema nervoso. Ci sono studi che mostrano
che il cervello tratta lo smartphone proprio come un'estensione del sé.
Non stiamo estendendo l'umano, lo stiamo
sostituendo. A noi pare evidente che stiamo creando una nuova specie,
dipendenti da protesi senza le quali non si riesce più a funzionare.
Sarebbe necessario ogni tanto fermarsi e comprendere
come le varie tecnologie ci trasformano in modo da poter scegliere
consapevolmente quali estensioni casomai accettare e quali amputazioni si è
disposti a subire.
