Negli ultimi anni si è consolidato un fenomeno
particolare nell'ambiente di una certa controinformazione: la percezione di
Donald Trump come figura messianica che combatte segretamente i "poteri
forti" attraverso strategie complesse che solo i
"risvegliati" riuscirebbero a decifrare.
Ogni azione di Trump viene reinterpretata come parte
di una strategia superiore.
I sostenitori di questa teoria partono dalla conclusione (Trump è buono e combatte il male) e reinterpretano ogni evidenza per farla coincidere con questa premessa. Non importa cosa faccia concretamente Trump, quali effettivi poteri decisionali abbia - tutto viene riletto attraverso questa lente interpretativa. Qualsiasi cosa accade finisce inghiottito all'interno della visione dell'ottantenne con il cappellino rosso impegnato a "trollare" tutti e combattere il "Deep State". Sono convinti, nulla può scalfire la loro fede cieca nella narrativa di Trump che battaglia contro i poteri forti mentre finge di fare il contrario. Se domattina si gratta una palpebra loro ci vedono un messaggio di minaccia a qualche loggia massonica.
La verità è che chi aderisce a queste teorie si sente parte di una
élite cognitiva che "vede oltre le apparenze". Questa sensazione di
superiorità intellettuale rinforza l'adesione al sistema di credenze, creando
un circolo vizioso.
E' un fenomeno che mostra chiaramente il bisogno di
senso di quest’epoca, l'idea che esista un piano segreto ma benevolo offre
rassicurazione e ordine. Il sentirsi parte di una battaglia cosmica tra bene e
male dà significato e importanza alla propria esistenza.
Sono circuiti tossici in cui si distorce la percezione della realtà politica, si impediscono analisi critiche approfondite, si alimentano polarizzazioni e si sottraggono energie costruttive.
Il fenomeno Trump-salvatore rappresenta un caso di studio perfetto di come funzionano i bias cognitivi di tanta controinformazione.
La disponibilità infinita di contenuti sul web può essere preziosa per chi è sinceramente in ricerca, ma deleteria per tutti coloro che finiscono per costruire narrazioni completamente autoreferenziali, dove ogni elemento che contraddice la teoria viene scartato o reinterpretato.
Inutile smontare queste narrative, ci si scontra con
vere e proprie sette di fanatici. piuttosto c’è da comprendere i bisogni
profondi che esse soddisfano e provare a proporre alternative di visione per dare senso
alla complessità del mondo contemporaneo.