Noomachìa – Rivolta contro il mondo postmoderno di Alexander Dugin

Negli ultimi anni anche i grandi media si sono interessati ad Alexandr Dugin, ma quanto si conosce davvero delle sue idee?

Per approcciarsi concretamente al pensiero di questo autore sconsigliamo spezzoni televisivi o interviste varie, consigliamo invece la lettura di un suo testo intitolato “Noomachìa – Rivolta contro il mondo postmoderno”.

Un libro essenziale per comprendere su che piano si muovono le analisi di Dugin, che spiega quali sono, dal suo punto di vista, le radici della Postmodernità, senza la cui conoscenza non sarebbe possibile procedere ad una rivolta efficace contro di essa.
Un libro di lungo respiro in cui si tenta, ambiziosamente, di ripercorre la storia ontologica della civiltà europea attraverso lo studio delle differenti civiltà a partire dall’intreccio di tre Logoi: Apollo, Dioniso e Cibele.

“Noomachìa è un progetto fondato su un peculiare approccio filosofico-metafisico: la Noologia.

L’uomo è un essere che si differenzia da ogni altro nel mondo per una sola cosa: il pensiero. Ogni altra qualità è condivisa con gli altri esseri viventi, ma il pensiero costituisce un’esclusiva dell’essere umano, il quale può essere quindi definito come una creatura pensante o essere pensante. Di conseguenza, il pensiero è per definizione umano. Tutti i viventi hanno un corpo e diverse istanze ad esso correlate (tutti proviamo dolore fisico, piacere fisico, e così via), ma nessuna creatura eccetto noi nel mondo vivente dispone di un intelletto ed è in grado di pensare. Il pensiero o Nous, allora, costituisce l’essenza dell’uomo. Tutti gli altri aspetti della vita sono comuni all’uomo quanto alle altre creature ma il pensiero, l’intelletto, è un aspetto unico dell’uomo ed è ciò che ci rende umani. Essere un umano significa essere una creatura pensante. Così, il Nous è la radice più profonda dell’essere umano, dell’umanità. Noi siamo umani perché vi è in noi il Nous.

Quindi indagare sul Nous – Noologia – significa esplorare non un tipo di oggetto alienato ma noi stessi. Riflettere sul Nous significa riflettere su noi stessi, sulla nostra più profonda natura. Non si tratta di qualcosa di astratto, bensì di una sorta di introspezione volta a conoscere le più remote profondità del nostro essere, l’essenza dell’uomo.

Possiamo presentare l’essere umano sotto diversi punti di vista. La Noologia presenta l’uomo dal punto di vista della sua essenza. Si tratta in definitiva dello studio del pensiero propriamente detto.

La Noologia costituisce anche la base filosofica del multipolarismo poiché l’idea sottostante la Noologia è che non esiste un solo tipo di intelletto comune a tutta l’umanità, un solo pensiero universale, ma ve ne sono diversi. Quando cerchiamo di studiare accuratamente il Nous, l’intelletto, il pensiero, scopriamo quanto il processo del pensiero dipenda dalla cultura. Se ci si muove nel contesto di una determinata cultura, si pensa in un modo. Se si appartiene ad un’altra cultura, ad un altro gruppo etnico, ad un’altra religione, ad un’altra generazione, si pensa in un modo completamente differente, pur essendo sempre un essere umano (serbo, russo, francese, inglese, cinese, africano, e così via). L’appartenenza a differenti culture, differenti spazi e differenti epoche, fa sì che si pensi in modo diverso.

Così, se vogliamo studiare il nous dobbiamo tener conto di queste differenze. Senza prendere in considerazione queste ultime, non potremo mai giungere all’essenza del Nous.

L’essenza della Noologia è il riconoscimento della pluralità delle culture. Pluralità significa che non vi è solo un percorso di sviluppo universale e normativo del pensiero. Vi sono differenti manifestazioni del Nous, così diverse e così particolari che occorre studiare attentamente ciascun caso specifico – serbo, russo, tedesco, francese, ecc. – non per creare una gerarchia tra casi più o meno sviluppati ma per arrivare ad una comprensione profonda di come ciascuno pensa nei differenti contesti, comprensione volta al raggiungimento di una conoscenza totale del Nous.”


“Nella Postmodernità, la ragione umana è sostituita dall’intelligenza artificiale, le normali relazioni umane dalla rete, e quel che nel paradigma della Modernità era denominato «realtà» lascia il posto alla virtualità, la quale tuttavia non è solo il riflesso della realtà. Certo, essa segna la traslazione dal reale al digitale, ma il processo non si esaurisce qui. Successivamente, ciò che è stato trasposto nella virtualità viene elaborato, migliorato, perfezionato, quindi emulato nella realtà. Di conseguenza, il virtuale acquisisce un’esistenza autonoma, a cui la realtà è subordinata. Si pensi alla stampante 3D, attraverso cui il virtuale si riversa nel reale, viene «stampato», oppure alla moneta dematerializzata (carte di credito, ecc.), bit digitali trasferibili istantaneamente in tutto il mondo che predeterminano la produzione reale, o ancora alla propria personalità virtuale sui social network e alle relazioni tra profili diversi, da cui la vita «offline» dipende e di cui essa stessa diventa un’emulazione.”