Qual è il nocciolo dei liberal? L’idea di
emancipazione, di liberazione dai legami, nel progetto di un’umanità liberata.
Un’idea che si coniuga con la deterritorializzazione, il superamento dei
confini, l’universalismo. Liberal è colui che punta sull’emancipazione
dell’individuo dai vincoli sociali, territoriali, familiari, tradizionali. La
cultura liberal è una corda tesa tra individualismo e internazionalismo, nel
progetto di formare un cittadino del mondo. La sua azione politica è
percorsa da un’idea correttiva della realtà: bisogna modificare l’esistente che
non è frutto del destino o dei disegni della provvidenza, ma è pura
casualità, gioco fortuito delle combinazioni, lotteria, ingiustizia da
rimuovere.
(..)
Comunitario è invece chi assegna valore all’identità,
alla provenienza, dunque all’origine; e alle vie che conducono alle radici,
come le tradizioni. Comunitario è chi assegna valore al legame sociale,
religioso, familiare, nazionale, che non vive come vincolo ma come risorsa. Per
il comunitario il legame non è la catena che ci imprigiona e ci limita nella
libertà ma il filo d’Arianna che ci lega ad altri e ci sostiene. Il confine non
è il male ma ciò che garantisce in concreto la sfera del nostro essere e il
nostro agire. Comunitario è chi ritiene che ogni Io abbia un luogo
originario o eletto, che avverte come patria; per lui non è insignificante o
fortuita la sua origine o la sua destinazione, i suoi legami. Quel che il
liberal vede come frutto di una lotteria del caso, il comunitario vive come evento
significativo, se non voluto da un destino o una provvidenza. La realtà non è
dunque una possibilità tra le altre da cui liberarsi, ma è ciò che ci
definisce, ci identifica, ci chiama a un ruolo, a un senso e a un compito.
Il comunitario infine è colui che assegna
importanza al comune sentire, ai riti, le usanze e i costumi di un popolo.
Importanza non sociologica o folcloristica, ma vitale, come modelli di riferimento per orientarsi. Archetipi che comprendono pure una zavorra fatta di pregiudizi, totem e tabù. Ma la convinzione «realista» del comunitario è che ogni individuo si circondi e si nutra di pregiudizi, totem e tabù; la differenza è che lui preferisce quelli consolidati da una tradizione a quelli dominanti nel proprio tempo. Come agenzia di senso preferisce affidarsi all’esperienza sociale ereditata piuttosto che alle fabbriche mediali e intellettuali del consenso e delle opinioni. Se il liberal procede nel futuro rivolto indietro a combattere contro il passato, la natura e l’origine, il comunitario procede nel futuro sentendosi sospinto dalle radici, dal passato. Il legame con la tradizione lo induce a confidare nella continuità, nella trasmissione, che è dunque non solo a parte ante ma anchea parte post. L’avvenire visto non come liberazione dal passato ma come gravidanza e dunque come passaggio aristotelico dalla potenza all’atto. Non creazione ma procreazione. La realtà per il comunitario non va abolita, rimossa, sostituita, nel nome di una pur «ragionevole utopia» (Veca); ma va organizzata, ordinata, messa in forma (Spengler).
Fonte: tratto “Comunitari o Liberal” di
M.Veneziani (Ed.LaTerza)